L'omelia di mons. Francesco Cavina per la beata Maria Rosa di Gesù

“Nascosta per essere bene comune”

La Messa il 1 dicembre 2022 al Santuario della Vita

Bologna, Santuario di Santa Maria della vita, 1 dicembre 2022

            Siamo riuniti insieme per celebrare la memoria liturgica della beata Maria Rosa Pellesi. Si tratta di una religiosa che la Chiesa propone ai fedeli come modello di vita cristiana. Nasce spontanea la domanda: ma cosa ha fatto di veramente speciale questa donna? In che cosa è consistita la sua santità? Le motivazioni che hanno portato la Chiesa a proclamarla beata, si possono rinchiudere in due semplici, ma significative parole: ha amato. Ha amato innanzitutto la sua Famiglia religiosa e la sua vocazione, da lei accolta e vissuta come “una grande grazia”, ossia un grande dono, con il quale ha saputo fare della sua vita “un perenne canto di amore e di riconoscenza a Dio” (Bologna, aprile 1951).

            Ha amato il Signore Gesù al quale si è donata senza riserve. La sua vita senza Cristo e Cristo crocifisso è impossibile da capire. Come l’apostolo ella poteva testimoniare:io porto le stimmate di Gesù nel mio corpo” (Gal 6, 17). Il suo amore a Gesù non si è espresso in gesti e azioni eclatanti – impossibilitata del resto a compierli – ma nel ripetuto e quotidiano “sì” alla sua condizione di vita. Questo “Amen”, a volte faticoso, che l’ha accompagnata per tutta la vita, ha generato un autentico miracolo! Ha permesso a Cristo, dalla Cattedra della Sua Croce, di attirarla  al suo Divin Cuore dove è stata educata all’amore. Dal Cuore di Cristo, che brucia d’amore per il Padre e i fratelli, ha appreso che la sofferenza, quando viene abbracciata per amore, non è mai follia e non-senso, ma via preferenziale per il cielo, strumento di salvezza per i fratelli e, incredibilmente, sorgente di gioia. Scrive: La mia salute non è certamente florida ma in compenso il mio cuore canta e sono felice, felice, felice”. (Bologna 23 aprile 1955). La vita, quando si vive con Gesù (“Gesù è tutto”) non può mai dirsi inutile neppure quando si patiscono terribili sofferenze e il corpo è coperto di orribili piaghe, perchè con Lui nulla va perduto.

            Sr Maria Rosa, poiché ha portato la sua croce insieme a Cristo, ha vissuto la sua vita nella luce della luce della Risurrezione, fonte di inesauribile speranza. Al riguardo, vorrei, brevemente, soffermarmi su una intuizione della Beata, che mi ha profondamente colpito. Scrive: “Quale felicità sapere che c’è Dio, che un giorno ci prenderà con Sé, che ameremo e ci sentiremo amati per sempre. Tutte queste realtà rendono bella, dolce, serena, felice la mia vita”(Bologna, 30 agosto 1956). Per sr Rosa il solo sapere che Dio c’è è motivo di gioia perchè libera l’uomo dalla solitudine. Per inciso, anche in Pascal e nel Papa emerito Benedetto XVI troviamo la medesima intuizione, che poi hanno sviluppato in una approfondita riflessione. Tuttavia, la gioia che nasce dal riconoscere l’esistenza di Dio non è piena. La vera felicità, precisa la nostra beata, risiede nel sapere che l’uomo non è stato tratto dal nulla per ritornare nulla”, ma è tratto dal nulla per vivere. Suor Maria Rosa, vivendo dell’intimità di Cristo ha appreso che la vita, anche quella apparentemente inutile come nel caso di persone gravemente ammalate, è un atto damore che trova la sua origine e il suo compimento in Dio. Ha riconosciuto che c’è un bene assoluto che attende tutti, indistintamente, e questo bene si chiama vita eterna. Un giorno, infatti, il Signore “ci prenderà con sè e allora “ameremo e ci sentiremo amati per sempre”. La certezza della vita eterna le dona una visione positiva della vita che ai profani appare assurda, ma in chi crede fa emergere l’assoluta originalità dell’esperienza cristiana che Suor Maria Rosa esprime con queste parole: Sono tanto felice che mi domando molte volte che cosa sarà leternità se lesilio è già così bello con Gesù nel cuore”.    (Bologna, 24 giugno 1956).

            Il suo totale amore a Cristo, ha assunto la caratteristica di un tenero amore per i fratelli. Lei, consolata da Cristo, ha saputo infondere nel cuore delle persone una grande serenità interiore. Per tutti è stata una madre tenerissima e una sorella premurosa, strumento della grazia divina. Soprattutto un ponte fra linfinita misericordia di Dio e la sconcertante miseria umana. Dimentica di se stessa ha alleviato le sofferenze morali, spirituali e anche fisiche di tante persone. A tutti ha testimoniato la bellezza e l’importanza della vita. Dono da condividere, difendere e amare. Dono mai inutile.

            Ma ora chiediamoci: cosa insegna a noi la vita della beata Maria Rosa? Innanzitutto ci insegna l’obbedienza. Suor Maria Rosa è stata obbediente alla realtà della sua vita. L’ha accettata e l’ha percorsa in comunione con Cristo e questa amicizia con Lui l’ha salvata dal vivere ripagata su se stessa e dal chiedersi ossessivamente per quale ragione la sua strada fosse così faticosa, in certi tratti anche così ingiusta. Si è messa nelle mani amorose del Signore e a Lui ha rimesso la sua causa, come dice il salmista. E il Signore non delude mai! Infatti, l’ha portata a percorrere vie inaspettate ed inesplorate. Lei ammalata, sofferente, rinchiusa in un sanatorio, con la mobilità ridotta al minimo si ritrova con il cuore pieno di gioia e di pace. Scrive: Ogni giorno e tante volte al giorno, ripeto il mio Fiat Voluntas tua Domine” e Lui mi riempie il cuore di pace e di gioia”. Afferma che la gioia nasce quando si fa allegramente la Volontà” di Dio.” E poiché la sua vita parla, non teme di testimoniare:Il meglio è sempre, sempre, sempre, la giustissima, amabilissima, dolcissima adorabilissima Volontà di Dio”. (Bologna, 28 dicembre 1957).

            Poi la beata Rosa ci insegna l’importanza dell’Eucarestia. Crede alla presenza reale di Gesù nel sacramento: Niente può ripagare la grazia, la gioia e lonore di avere ricevuto il Corpo e il Sangue di Gesù.  Questo è tutto.   (Bologna, 10 ottobre 1967). Poche parole per ricordare a tutti noi che ciò che veramente conta è l’amore di Cristo. La nostra vita, il nostro darci da fare, i nostri impegni…tutto è esteriorità se il nostro cuore non è ricco dell’amore di Cristo che ci viene partecipato dall’Eucarstia.

            Suor Maria Rosa ci richiama – nellattuale contesto di efficientismo diffuso e di visibilità ostentata – che si può anche rimanere tutta la vita in un sanatorio, praticamente non uscendone quasi mai, ma non per questo la vita è inutile. Infatti, ciò che la rende bella e piena di senso non è il ruolo che uno ricopre e neppure le azioni eclatanti che compie, ma l’incontro con il Signore. La nostra Beata fisicamente è vissuta ai margini della Chiesa e del mondo e tuttavia – come santa Teresa di Lisieux – anche lei con la sua offerta, la sua preghiera, la sua parola, il suo amore ha dilatato la sua anima e la sua missione fino ai confini della terra. Sento sempre meglio che la mia missione è quella di starmene qui, sempre più nascosta, nascosta in Cristo, perché Egli si serva di me come strumento di bene comune”. La vita della beata costituisce per noi uno stimolo per rinnovarci e tornare al cuore della fede, ossia a Cristo. Ad attaccarci a Lui, come ha fatto sr Rosa, affinché l’annuncio del suo Nome sia vero e attraente. Il cristianesimo tornerà ad essere significativo non perchè “potente”, ma perchè porta Cristo nella vita delle persone, rendendola più buona e vera. In definitiva la beata Maria Rosa Pellesi ci insegna che nel mondo  incide chi ama Gesù.

                                                                                                                                                               + Francesco Cavina, vescovo emerito di Carpi

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