Il Cardinale scrive a preti e diaconi

La sinodalità è già in cammino

«Nicodemo aveva tanti motivi di sconforto eppure trova una forza inaspettata»

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BOLOGNA – Una lettera paterna, ma non paternalista, quella che il Cardinale Zuppi ha indirizzato al clero diocesano all’inizio dell’anno pastorale.

La data di invio, che coincide con la memoria di San Gregorio Magno, pone sullo sfondo le grandi persuasioni espresse nella sua “Regola pastorale”, come un servizio di annuncio del Vangelo che deve essere offerto con la parola e con la vita, la capacità di parlare con tutti e con ciascuno, entrando nella vita e nelle attese delle persone e delle comunità, ma anche la cura per la vita spirituale del pastore stesso, chiamato ogni giorno a verificare la sua vita e il suo ministero nella preghiera e nella direzione spirituale. 

Da questo punto di vista, l’Arcivescovo sente nella prossima beatificazione di don Fornasini un grande incoraggiamento. Don Giovanni non si impone per la sua dottrina o per la raffinatezza delle sue interpretazioni: «in fondo, è stato solo un prete buono, fino alla fine, che si è pensato con la sua gente, che non ha avuto paura perché il suo amore per il Signore era più della paura». 

Come ricorda la “Società degli illusi”, fondata da Don Giovanni con i suoi compagni di seminario, la scelta della fraternità sacerdotale è una necessità per il servizio alla comunione. L’Arcivescovo esorta a non far mancare la partecipazione, a non sottrarsi per orgoglio o disillusione o forse nella presunzione di possedere l’unica visione giusta. «Mi chiedo, scrive il Cardinale, se non abbiamo perso ancora troppo tempo in contrapposizioni inutili, interpretando in modo “politico”, umiliando di fatto il comandamento dell’amore che ci è proposto». I pastori devono camminare con le loro comunità, non piegandole ad una visione propria, ma camminando insieme con loro portando il proprio carisma. 

Entrando su alcuni temi emergenti della vita pastorale, l’Arcivescovo rievoca l’icona biblica di Nicodemo, che sarà sullo sfondo del prossimo anno pastorale, con l’attenzione privilegiata agli adulti, la necessità di parlare con tutti e di creare opportunità: è l’immagine dell’uomo che si sente vecchio e scopre in Cristo l’opportunità di una rinascita.

Anzitutto il tema della sinodalità, che non è un calendario di eventi o un organigramma di strutture ma è la Chiesa stessa che cammina nel tempo con tutta la ricchezza dei suoi doni. Da questo punto di vista, l’Arcivescovo riconosce che «il cammino di questi anni è già stato in realtà sinodale, forse con poche strutture definite ma certamente con molta circolazione di doni», da qui l’incoraggiamento «a non fare mancare la personale e decisiva presenza, sempre mettendoci con semplicità accanto ai fratelli e in maniera costruttiva, dialettica ma non inutilmente polemica». È la linea scelta anche dalla CEI: «I Vescovi italiani hanno preferito per iniziare non cercare strutture, programmi, grandi testi di studio, quanto piuttosto raccogliere il tanto che già abbiamo vissuto in questi anni, avvicinare tutti e nell’ascolto riattivare relazioni indispensabili per la comunicazione del Vangelo».

L’Arcivescovo esorta a sostenere l’impegno dei Seminari. Don Marco Bonfiglioli, rettore dell’Arcivescovile sarà responsabile della pastorale vocazionale, mentre l’abbazia di Santa Cecilia alla Croara, affidata a don Ruggero Nuvoli, sarà deputata al percorso di discernimento, denominato “la via di Emmaus”. Da quest’anno il percorso dei seminaristi di propedeutica sarà unificato a livello regionale a Faenza.

Altro tema di rilievo è quello del diaconato e dei ministeri. Sui ministeri istituiti, che il papa ha esteso anche alle donne, si camminerà in sintonia con i percorsi che saranno elaborati dalla CEI. Ma si parla anche dell’individuazione e della formazione permanente di altri ministeri, presenti di fatto nella nostra comunità come come i presidenti di zona o i responsabili degli ambiti.

Tema spinoso per la vita concreta di sacerdoti e comunità è quello della gestione amministrativa, sulla quale lo sforzo deve essere quello di un progressivo alleggerimento: sul versante delle scuole cattoliche, l’Arcivescovo segnala la disponibilità del Ritiro San Pellegrino che può suggerire e implementare soluzioni adeguate.

Sulla gestione degli enti ecclesiastici, oltre alla implementazione della informatizzazione, si intende percorrere la strada delle “Parrocchie collegiate” che comporta l’unificazione degli enti e delle amministrazioni, lasciando però intatta la fisionomia ecclesiale e pastorale delle singole comunità, tutte importanti, come ha sempre ricordato il Cardinale.

Proseguiranno poi le Visite pastorali, «occasioni di conoscenza, ma anche di crescita della collaborazione»: le visite fanno emergere l’esigenza «di uno spazio di confronto diretto con il presbiterio e con il comitato di ogni zona, per comprendere i frutti già realizzati, ma anche verificare i problemi e cercare le possibili soluzioni».

«Non dobbiamo avere le risposte per tutto – conclude il Cardinale – e non dobbiamo nemmeno pensare che tutto sia da rifare. Nicodemo aveva tanti motivi di sconforto eppure ritrova una forza inaspettata. Sappiamo che quello che è vecchio nel Signore rinasce, perché suo. Per questo ho tanta fiducia».

Scarica la Lettera del Cardinale Zuppi a presbiteri e diaconi

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