A vent'anni dalla morte

Ricordando don Paolo Serra Zanetti

Due giorni di convegno sulla figura del sacerdote e docente universitario

Questo contenuto non è disponibile per via delle tue sui cookie

Vent’anni fa moriva a Bologna don Paolo Serra Zanetti. Il suo ricordo, ancora vivo in quanti lo hanno conosciuto, ha ispirato gli organizzatori di un convegno di due giorni. Università e Chiesa, le due anime di don Paolino, si sono unite per riaffermare i punti importanti della sua vita: la conoscenza della Parola e il servizio ai poveri. Valori che animano l’attività dell’associazione che mantiene vivo il suo ricordo.

Le giornate, patrocinate dal Comune di Bologna e dall’Arcidiocesi, con la collaborazione della Biblioteca dell’Università di Bologna, la Biblioteca dell’Archiginnasio e l’Associazione di volontariato intitolata a don Paolo (per tutti «don Paolino»), sono state organizzate da un comitato scientifico composto da: Daniela Branca, Giuseppina, Brunetti, Antonio Cacciari, Camillo Neri, Lorenzo Perrone, Bruna Pieri, Daniele Tripaldi e Andrea Villani.

Monsignor Stefano Ottani, vicario generale per la Sinodalità, ha ricordato che «don Paolino era conosciuto con questo nome perché si è fatto piccolo e servo di tutti, anche dei suoi studenti, ma soprattutto dei tanti poveri che ha aiutato, rispettandoli e riconoscendoli nella loro dignità. Una figura che ha ancora molto da dire alla Chiesa di Bologna».

Laura Vicinelli, presidente dell’associazione Don Paolo Serra Zanetti, ha dichiarato: «Vogliamo aiutare le persone che vivono in situazioni di disagio e continuare a tener viva la memoria di don Paolo, curando i volumi con i suoi scritti e testimonianze su di lui. Offriamo aiuto quotidianamente a tante persone partecipando alle spese per prodotti alimentari, al pagamento delle bollette, degli affitti e al raggiungimento di obiettivi professionalizzanti. Abbiamo anche in gestione tre appartamenti, due dei quali derivano dall’eredità di don Paolo, dove ospitiamo persone in difficoltà per periodi di tempo limitati».

A commemorare la figura professionale di don Paolo anche Lorenzo Perrone, docente di Letteratura cristiana antica al Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Alma Mater dal 2004 al 2015. «Riassumerne brevemente la sua attività di insegnante, studioso e ricercatore è davvero difficile – afferma -. Ha seguito i suoi studenti come pochi sono in grado di fare, tant’è che era assediato da una nutrita quantità di tesi. Per me è stato di ispirazione per un approccio allo studio legato a un’esperienza personale di ricerca spirituale». Daniele Tripaldi, suo collega, arrivato a Bologna pochi anni dopo la morte di don Paolo, riporta: «Non ho avuto modo di conoscerlo di persona, ma ho fatto esperienza della sua traccia lasciata in ambiente universitario e della forza della sua presenza in città. Queste giornate servono proprio per far vedere la doppia anima della sua personalità».

Il ricordo anche di Ivano Dionigi, latinista ed ex rettore dell’Università: «Lui curava la parola, capiva che la parola era un abisso, la parola era la persona, ma non solo lui si prendeva cura della parola come studioso, sia nei testi, omelie, conversazioni pubbliche o private, nel confessionale, ma per lui la parola curava le persone. La parola di Paolino andava diritta al cuore e in questo lui non distingueva tra dotti e ignoranti, ricchi o poveri, barboni o altolocati».

condividi su