IN DIOCESI

Sei nuovi diaconi permanenti

In Cattedrale l'ordinazione di sei nuovi diaconi permanenti

 

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Bologna –  Il 4 febbraio 2024 in Cattedrale, sono stati ordinati dall’arcivescovo Matteo Zuppi sei nuovi diaconi che si andranno ad aggiungere ai tantissimi altri che in quarant’anni sono diventati diaconi permanenti a servizio della Chiesa di Bologna. Abbiamo raccolto le loro riflessioni alla vigilia di questo importante evento della loro vita.

«Il percorso verso l’ordinazione è stato tutto “di comunità” – afferma Marco Benassi – ed è iniziato fin da bambino, con la mia famiglia, arricchito dagli amici, dal lavoro e dall’impegno associativo (Cefa e Mcl), dalle persone che il Signore ha messo sulla mia strada, e naturalmente da mia moglie e le mie figlie». «Quando il cardinale ci ha chiesto la disponibilità – prosegue – mi sono fidato e ho iniziato questo cammino di discernimento. È emersa la consapevolezza dell’inadeguatezza, l’inquietudine interiore davanti al Mistero, ma anche la sovrabbondanza della Grazia, manifestatasi attraverso la mia famiglia, la mia comunità parrocchiale e i fratelli con cui ho condiviso questi anni. Oggi, con riconoscenza per il tanto ricevuto sono a dire “Eccomi”. Cosa sarà non so, lo vivrò in quelle dimensioni che sempre mi hanno accompagnato: famiglia, parrocchia, fratelli. E spero, con quello spirito di umiltà che solo nell’affidarsi al Signore trova senso».

Il percorso di vita, di studi, di fede di questi ultimi 3 anni, mi hanno fatto comprendere una cosa che vivo quotidianamente – afferma Davide Bovinelli -: la gioia è nel percorso, non solo nel punto di arrivo. Il diaconato non è un fatto privato, ma comunitario, che coinvolge tutta la comunità a cui si è chiamati a servire». «Mi sono domandato tante volte: che cos’è la fede? – prosegue -. Sono partito da una semplice constatazione: le parole fede e fiducia hanno la stessa radice, ho provato a rispondere mille volte e alla fine ho capito che la risposta non è mai uguale, cambia col passare del tempo, come l’amore; si è evolve, è dinamico, come tra due innamorati, fra me e il Signore. Un Dio trascendente non immanente, un Dio che si nasconde, ma che se lo cerchi lo trovi, ti sorride, ti parla e ti custodisce».

«Come tanti altri cristiani, dopo avere ricevuto il Sacramento del matrimonio 35 anni fa, mi sono perso; non vedevo più nel Signore la Luce per illuminare il mio cammino – ricorda Enrico Corbetta -.Poi mi sono riavvicinato, sia portando a catechismo i figli, sia grazie all’accoglienza fraterna della comunità di Riale, in cui tuttora vivo. Tra impegni parrocchiali crescenti, ritiri ed incontri ho vissuto sempre più intensamente la mia fede fino al 2018, quando ho iniziato il corso per l’accolitato e poi per il diaconato. Grazie alla Provvidenza e alla Misericordia divina posso realmente testimoniare che il Signore è venuto per salvare i peccatori, al punto da farne suoi ministri, come me».

Giorgio Mazzanti ricorda che «nel 2020 il parroco mi disse che mi avrebbe fatto un regalo per il pensionamento, ma non pensavo certo all’iscrizione al corso da Diacono! Ora concluso il cammino io e mia moglie Lucia diciamo: Grazie! Studiare Testi Sacri e la storia della Chiesa, ci hanno aiutato ad amarla senza fermarci sulla soglia. Crescita personale, di coppia e di famiglia provata dalla nascita della nipotina, all’inizio segnata da serie difficoltà. Un cammino di Grazia, accompagnato dalla preghiera di anziani e ammalati a cui portavo l’Eucaristia e dalla Comunità di Pieve di Budrio (in cui sono nato e cresciuto) che con gesti di amore e servizio ha dato testimonianza più di tanti proclami. Un grazie a Don Carlo: lo scherzo da prete è diventato un dono di Grazia!

«Sono consapevole della mia inadeguatezza ed indegnità per questo compito – sottolinea Giuseppe Taddia – ma confido nel fatto che il Signore non sceglie i più forti, ma i più deboli, in modo che possano avere campo libero la sua Grazia e la sua potente bontà».

«Dalla nascita vivo nella parrocchia di San Silverio di Chiesa Nuova – dice Lucio Venturi – e lì si è svolta la mia formazione cristiana. A San Silverio nel 1988, a 32 anni, sono stato istituito accolito. La proposta del parroco di intraprendere la formazione al diaconato è arrivata 4 anni fa, coinvolgendo mia moglie e tutta la famiglia. Lo stupore iniziale, lungo il percorso, si è arricchito di un bellissimo senso di lieta fraternità e di gratitudine per i fratelli impegnati nello stesso cammino. La vita in parrocchia, l’appartenenza alla Famiglia delle Case della Carità e l’affetto degli amici sono stati segni concreti della vicinanza del Signore, che hanno motivato il nostro sì, nonostante la nostra piccolezza e indegnità».

 

 

 

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