Il pellegrinaggio dello scorso giugno in Terra Santa ha visto i partecipanti incontrare le comunità cristiane di Betlemme.In particolare, i giovani si sono confrontati con i loro coetanei e hanno potuto conoscere le restrizioni in cui vivono, la precarietà del presente e la preoccupazione grande per il futuro. Una realtà complessa, dove anche le piccole libertà quotidiane come il potersi muovere per studio, problemi sanitari o visite ad amici sono estremamente difficili al di fuori del territorio palestinese circondato da alte mura e con check point di ingresso e uscita.Suor Anna Salwa, religiosa palestinese, figlia di Sant’Anna a capo della Pastorale giovanile di Betlemme ha favorito l’incontro tra i giovani. Un segno di speranza a Betlemme.
Sono i colori delle divise e dei fazzoletti Scout, che nella difficile realtà circondata da alti muri, portano nel paese del presepio un po’ di fiducia. Attività che da altre parti sarebbero di normale pastorale qui hanno un significato ancora più profondo, nelle ristrettezze de la società palestinese.
Sono 270 gli scout di Betlemme tra i 6 e 26 anni, ma ci sono anche alcuni più adulti che continuano a sostenere l’associazione. «Tra le varie attività – spiega Jackman scout della Terra santa – una delle più importanti è la Messa di Natale, e in particolare la processione dal Patriarcato della Vigilia, a cui invitiamo tutti gli anni una trentina di gruppi Scout da tutta la Terra Santa». Collaborano poi con altre associazioni di volontariato nell’assistenza agli anziani e con il comune per la pulizia delle strade. Stiamo organizzando due campi scuola per luglio e probabilmente un gruppo riuscirà a partire per l’Italia.