L’incontro, dal titolo «Educatore e maestro di pace», si svolgerà nell’Oratorio dei Teatini
Un sacerdote dalla personalità poliedrica, la cui intera vita è stata dedicata all’educazione, religiosa e non, e alla pace: in sintesi, all’educazione alla pace, superando ogni barriera. È questo il ritratto di monsignor Giovanni Catti (1924-2014) emerso dal convegno «Giovanni Catti educatore e maestro di pace» che si è tenuto nel bellissimo Oratorio dei Teatini della Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano il 24 giugno, giorno nel quale don Catti avrebbe compiuto 101 anni e avrebbe anche festeggia- to come ogni anno il proprio onomastico, essendo la festa di san Giovanni Battista.
«Proprio la liturgia di questa festa ci indica la caratteristica principale di don Giovanni – afferma monsignor Stefano Ottani, parroco ai Santi Bartolomeo e Gaetano, che ha organizzato il convegno e celebrato la Messa finale -. Infatti la Prima Lettura, parlando del Servo del Signore, afferma: “È troppo poco che tu sia mio servo per ricondurre le tribù di Giacobbe e radunare Israele”. Ed è proprio in questo riferimento alla necessità di superare tutti i confini che si può capire la larghezza di vedute, di prospettive, che ha caratterizzato la testimonianza di monsignor Catti: egli davvero è “andato oltre” ogni chiusura per vivere ai margini; ma come lui ricordava, dai margini si può vedere chi sta oltre, lo si può conoscere e incontrare». «Don Gianni è stato un grande amico, una persona molto importante nella mia vita – ricorda Giuseppina Spletini, già docente di Psicologia all’Unibo -. Era uno straordinario narratore, un personaggio con la meraviglia dentro: sapeva meravigliare perché lui stesso era meravigliato dalla bellezza del creato e degli esseri umani, dalla gentilezza che si nasconde in ogni luogo, anche nel più impervio».
Mino Savadori ha creato assieme a monsignor Catti e ad altri l’«Università dei burattini» e la «Festa dei grandi burattinai», entrambe al castello di Sorrivoli, sulle colline del Cesenate. «Per don Gianni i burattini appresentavano qualcosa di estremamente importante – dice -, diceva sempre che «i burattini sono una cosa seria”: e lo sono veramente, perché prefigurano un tipo di teatro in cui si va verso il superamento della separazione tra lavoro materiale e lavoro intellettuale».
«È stato un maestro, un educatore, un uomo di pace – dice Elena Malaguti, docente di Pedagogia speciale all’Unibo – che collaborava con l’Università e con tanti docenti: era un rappresentante di quel “filo” che legava tanti, da Mario Lodi fino a Barbiana, quindi a don Milani. Proponeva un’educazione attiva, cooperativa, viveva con i bambini e con le bambine e trasmetteva la capacità di dialogare con tutti e con ciascuno, con grande gentilezza e con grande cultura e profondità». Fra i presenti Francesco Guerrini, il disegnatore che illustrò il libro «Borgofavola» scritto da monsignor Catti con tante fiabe per le diverse occasioni. E poi Sandra Deoriti, ex in- segnante e storica, che ha mostrato alcuni minuti di una lunga intervista che fece a don Catti nel 2014, poco prima della sua scomparsa, in occasione del conferimento della «Turrita d’argento» da parte del Comune di Bologna. «Rende bene il modo di esprimersi di don Gianni sempre molto puntuale, pacato, ma “aguzzo” – dice Sandra Deoriti -. E poi la sua frequentazione di ambienti anche esterni alla Chiesa, il suo essere insieme completamente prete ma non clericale. E alcune delle sue passioni, tra cui soprattutto quella educativa».
Chiara Unguendoli