Si trova in città in questi giorni d’estate Don Olexander Bilskyy, parroco ai Santi Maccabei di Beryslav: la città si trova a 5 km dal fronte guerra e dai territori occupati, sulla riva destra del grande fiume Dniper.
Don Olexander è amico da anni della parrocchia gracocattolica ucraina di Bologna, perché è sempre venuto in estate per sostituire il parroco nel periodo delle ferie estive e per fare un poco di vacanza anche lui con la sua famiglia.
Padre Olexander ha potuto anche salutare il Cardinale Zuppi al quale ha lasciato alcuni frammenti delle bombe che sono esplosi a pochi passi dalla Chiesa da lui costruita con l’aiuto degli Ucraini Bolognesi.
«La situazione – dice ai microfoni di 12PORTE – attuale è molto difficile. Il 95 % della città è distrutta e dei 15mila abitanti che vivevano qui, ne sono rimasti quasi mille a cui mancano i beni essenziali. Non hanno acqua, gas, connessione telefonica. Ogni giorno i russi attaccano con i droni, per questo loro non possono uscire durante la giornata, quando c’è luce: ed è una situazione comune a tutti i villaggi del territorio.
Noi siamo molto contenti di essere parte della grande famiglia della Chiesa cattolica. In prima linea negli aiuti, sono sempre stati disponibiil per noi i Cavalieri di Colombo, una organizzazione cattolica nata negli Stati Uniti, che ci inviano beni di prima necessità. Accanto a loro c’è anche una Fondazione promossa dal nostro patriarca Sviatoslav, che cerca fondi per acquistare soprattutto generi alimentari e scatolame e che inviamo a quelli che hanno bisogno.
Nella regione di Bereslav abbiamo creato due punti di distribuzione a 15km dalla città, in un punto relativamente sicuro, perché accedere direttamente alla città è attualmente molto pericoloso. Quelli che sono rimasti lì sono soprattutto persone con ridotta capacità di movimento, anziani, anche disabili e altre persone che non avevano altra possibilità.
A circa 150 km da Beryslav abbiamo individuato nella città di Kryvyy Rih una ex scuola materna non più in funzione, dove abbiamo aperto un centro per i bambini: infatti vedevamo spesso i bambini accompagnare i loro genitori nei luoghi dove avviene la distribuzione dei beni essenziali.
Di fatto i bambini delle zone di guerra trascorrono tutte le loro giornate in isolamento, non hanno la possibilità di socializzare. Non hanno scuola né vita comunitaria. Da qui è nata l’idea di creare una specie di campus che abbiamo chiamato “l’alveare delle api” dove i bambini trovano degli amici con i quali condividere il loro tempo, giocando, studiando e tenendosi attivi.
È molto importante il supporto psicologico che cerchiamo di offrire loro, tramite l’aiuto di psicologi professionisti, anche volontari: i bambini sono molto traumatizzati per quello che sta accadendo e di cui sono testimoni oculari. I primi disegni che facevano erano terribili. Usavano solo il nero per dipingere. Una vera tragedia per loro.
Abbiamo aperto anche un secondo centro, più vicino a Beryslav e lo abbiamo chiamato “la casa della felicità”. Lo abbiamo chiamato così perché i bambini stessi ci dicevano che la felicità per loro era vivere come prima della guerra.
Fino ad oggi siamo stati molto supportati da Caritas Ucraina e dalla rete di Caritas Internationalis per aprire questa casa e per sostenerla.
Al momento accogliamo circa 150 bambini che sono con noi durante la giornata in questi due campi. Qui operano numerosi volontari. Come avviene in tutte le famiglie, anche qui i bambini partecipano alla gestione, con dei piccoli lavori di cucina e di pulizia.
È una vera e propria forma di riabilitazione, per tornare a fare una vita il più possibile normale. Hanno la possibilità di studiare, dipingere. Sono cose che li aiutano tantissimo, per aprirsi e per chiudere almeno per qualche tempo il pensiero cupo della guerra.
Abbiamo tanti amici che ci sono vicini. La Parrocchia di San Michele degli Ucraini di Bologna, insieme a padre Mykhaylo, è come la sorella maggiore della comunità di Beryslav.
È da molti anni che abbiamo questo legame, iniziato molto prima della guerra. Gli Ucraini bolognesi ci hanno aiutato a costruire la Chiesa che quasi per miracolo è ancora intatta, nonostante che le bombe siano cadute a pochissimi metri e lì mantenevamo un centro di aiuto per la popolazione, che era già molto povera anche senza la guerra.
Quando la situazione è precipitata con la guerra, gli Ucraini bolognesi ci hanno comprato uno scooter che si è rivelato molto prezioso, per organizzare la distribuzione dei pasti che preparavamo nella cucina parrocchiale, per le persone anziane e disabili che non potevano raggiungere la mensa. Poi è arrivato il momento terribile della occupazione della città.
Adesso la città è stata liberata, ma il fronte è troppo vicino e insicuro e non abbiamo la possibilità di entrarvi.
Per Natale, i bambini di Beryslav hanno scritto una lettera speciale a San Nicola, il vostro babbo natale, esprimendo i loro desideri per la festa.
Gli Ucraini bolognesi hanno letto queste lettere e hanno aiutato San Nicola a raccogliere tutto quello che i bambini sognavano.
Sono stato molto felice quando ho visto i bambini piangere di gioia per questi regali: era come un sogno per loro e tramite questi regali hanno anche toccato con mano che dietro questa guerra c’è un mondo di amici che cerca di esprimere il loro amore per loro.