Vespri per inizio pellegrinaggio “Ad sedem Petri”

“Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù. In lui ogni costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi insieme con gli altri venite edificati per diventare dimora di Dio per mezzo dello Spirito”. (Ef 2, 19-22)

Sono contento di accompagnarvi in questa Peregrinatio ed anche di iniziarla in un luogo di straordinaria bellezza e significato. Qui tutti siamo aiutati ad alzare lo sguardo per cercare il cielo e ci accorgiamo di come la stanza del mondo non ha luce se non viene dall’alto. Solo questa può dare senso e bellezza a quella che altrimenti diventa una scatola nera senza uscita. Quel cerchio che delimita il cielo e ci aiuta a vederlo, per noi cristiani ha il volto di Cristo, il cielo che viene sulla terra e la terra che può salire al cielo. La nostra condizione è proprio quella di essere in un mondo pieno di culti e dobbiamo misurarci con questi. Cristo, luce del mondo e della nostra vita, via, verità e vita non si stanca di farsi Lui ospite e pellegrino perché anche noi diventiamo concittadini dei santi e della sua famiglia. La Peregrinatio vi porta ai piedi di Pietro.

“Ai piedi” è un’espressione importante che può apparire, certamente, inusuale. Poi sappiamo, come ricordò Papa Benedetto, che chi si mette ai piedi di Gesù non si inchina davanti ai potenti di questo mondo. Mettersi ai piedi è l’atteggiamento dell’ascolto, dell’abbandono fiducioso ad un padre per trovare la sua conferma, per essere aiutati e corretti, per sentire la gioia di essere suoi e di appartenere a questa Madre che Gesù ci affida e alle quale siamo affidati. È una sola madre e ci genera e rigenera tutti nell’amore. Maria, la sorella di Marta, si pose ai piedi di Gesù. Non significa, ovviamente, che rifiutava di “fare”, come se volesse estraniarsi dal mondo, distaccarsi dai problemi, tanto da meritarsi il ruvido richiamo della sorella che le ricorda i tanti affanni che bisogna affrontare, e anche di averla lasciata sola. In realtà è Marta che lascia sola Maria, che sceglie la parte migliore, quella che rende migliori tutte le parti e che ci aiuta a capire quello che conta. Ci domandiamo questa sera quali sono gli affanni che ognuno di noi deve lasciare, le preoccupazioni che ci agitano, che appaiono tutte fondamentali, a volte imprescindibili tanto da rivendicare come un diritto che Gesù stia dalla nostra parte. Sono affanni che però impediscono a Marta di ascoltare Gesù e di stare con la sorella che non sa capire. Ecco un grande senso della Peregrinatio ai piedi di Pietro: ritrovare, attraverso il successore dell’apostolo che presiede nella comunione, la centralità di Cristo e quindi del legame con i fratelli. Maria, che lei rimproverava, le ha permesso di capire qual è la parte migliore!

La casa di Pietro accoglie la famiglia di Dio sulla quale siamo edificati ed ha i tratti concreti dei nostri fratelli, da amare e dai quali farsi amare. Nella nostra famiglia per essere fratelli si è anzitutto figli e la paternità è esercitata da colui ai quali Gesù ha affidato le chiavi per legare e per sciogliere. Come in famiglia, non siamo estranei ma figli. Come figli non trattiamo mai la famiglia con asprezza o con estraneità perché è la nostra casa e sappiamo quanto è sempre minacciata dal nemico. È una casa che chiede a tutti di amarla e rispettarla sempre, perché in essa possiamo sperimentare l’amore materno che ci genera tutti nell’amore.

La comunione, quella che Pietro presiede, è il legame santo che ci unisce. È dono dello Spirito: non ci omologa, anzi, dà valore e senso alle differenze che, però, senza di essa diventano distanza o estraneità. La comunione è sempre circolare, ci coinvolge, ma perché sia così deve essere anche verticale. Pietro ci aiuta a ritrovare e a sentire nostra la comunione. Offenderla è bestemmiare lo Spirito Santo. Tutti guadagniamo dalla comunione. Essere concittadini dei santi e della famiglia è la nostra vocazione ed anche una responsabilità perché dobbiamo ornare con la nostra santità la Chiesa, sempre per grazia e solo per grazia, perché non siamo niente senza di Lui e noi, servi inutili, tutto riceviamo. Anche Marta ritrova la comunione, diversa da come la pensava lei – sbrigare gli affanni – e lei stessa scopre la diversità della sorella e allo stesso tempo il legame che le unisce: Cristo. È Lui che ci rende non più dei pellegrini e degli ospiti, ma dei concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio.

Alla casa di Pietro siamo edificati sul fondamento degli apostoli, dell’apostolo sulla cui roccia Gesù costruisce la sua Chiesa. Amiamo questa famiglia, in un mondo pieno di divisioni, di insane polarizzazioni, segnato dall’individualismo che rende isole e che tanti spazi chiude a Dio. L’amore unisce sempre. Il male divide sempre. E per questo non accettiamo mai alcuna logica divisiva e amiamo questa famiglia dove siamo pienamente accolti. Abbiamo solo una pietra maestra e angolare: Gesù Cristo e chi nel suo nome ce la rende concreta e presente. Lasciamoci edificare dal successore degli apostoli, perché la luce di Cristo raggiunga tanti attraverso ognuno di noi.

Roma, Santa Maria della Rotonda (Pantheon)
28/10/2022
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