50° anniversario della morte del cardinale Giovanni Battista Nasalli Rocca – arcivescovo di Bologna dal 1922 al 1952

Bologna, Santuario di San Luca

Esattamente cinquant’anni fa, nella tarda mattinata di giovedì 13 marzo 1952, il cardinal Nasalli Rocca concludeva a quasi ottant’anni di età un luminoso pellegrinaggio terreno e si avviava all’incontro svelato col suo Signore, che nella fede egli aveva generosamente servito a ogni stagione dell’esistenza.

Giovanni Battista Nasalli Rocca di Corneliano: come si vede, era entrato nella vicenda umana con un nome altisonante e solenne. Ma l’aveva portato con semplicità inalterata e disarmante candore: la semplicità e il candore di chi riesce con naturalezza a mantenersi in quell’infanzia interiore che, secondo la parola di Gesù, rende un uomo – che pur vive nelle complicazioni, negli infingimenti, nelle astuzie del mondo – singolarmente caro a Dio, del tutto idoneo e pronto a entrare senza fatica nel Regno dei cieli (cfr. Mt 18,3-4).

In quell’ora suprema, c’era accanto a lui – tra i familiari e i collaboratori più stretti – a raccogliere l’ultimo sguardo e l’ultimo sospiro (e, nei disegni del Padre, possiamo ben dire a raccogliere anche la sua eredità episcopale) l’arcivescovo di Ravenna, Giacomo Lercaro, che poco prima gli aveva amministrato l’Olio degli Infermi e impartita l’ultima confortatrice benedizione.

* * *

Giungeva a compimento, in quel 13 marzo, il diuturno ammirevole lavoro dell’eterno Artefice: a partire dal fonte battesimale lo Spirito Creatore era andato costruendo in lui, stagione dopo stagione, una forte e limpida personalità cristiana e sacerdotale, su un itinerario splendente di luce e fiorito di religiosa dedizione che non aveva mai patito disorientamenti, eclissi di consapevolezza o attenuazione di propositi.

E giungeva a compimento altresì un episcopato bolognese che, coi suoi più che trent’anni, è stato tra i più lunghi e i più segnati di eventi, di decisioni, di opere.

* * *

Era arrivato da noi temprato e arricchito non solo da una seria e salda formazione e da un’accurata preparazione culturale, ma anche da molteplici intense esperienze pastorali, tra le quali spiccano lo zelante ministero episcopale nella Chiesa di Gubbio e il diretto servizio alla Sede Apostolica in diverse mansioni.

Fu arcivescovo di Bologna per tre decenni ripetutamente scossi da radicali mutamenti sociali e politici, anzi via via travagliati da insipienze e da violenze di vario segno e di opposta derivazione; per non parlare della tremenda prova della guerra – coi suoi lutti, con le sue catastrofi, con le sue alterne disumanità – inflitta alle nostre popolazioni.

Il cardinal Nasalli Rocca affrontò tutti i tempi difficili e tragici con la serenità della sua buona coscienza, col suo animo aperto e buono verso tutti, con la sua incrollabile fiducia nell’azione provvidente di Dio nella storia, con l’inesauribile energia di una carità concreta e operosa.

Quei suoi trent’anni – sia nei giorni turbati sia nei periodi più ordinati e tranquilli – sono stati da lui così impreziositi di insegnamenti, di esempi, di pratiche realizzazioni, che ogni esauriente richiamo anche solo per cenni riesce proprio impossibile nell’ambito breve di un’omelìa. Ma di alcuni fondamentali retaggi, che ci sono stati felicemente lasciati da questo indimenticabile Pastore, non è possibile tacere in questa rievocazione giubilare.

* * *

Questo umile e grande arcivescovo nel suo testamento spirituale elenca e ci affida – perché li abbiamo a custodire sempre e a onorare – quelli che egli presenta come i suoi “tre grandi amori”: alla santa Eucaristia, alla Madonna, alla Chiesa (nella quale gli sono particolarmente cari i sacerdoti).

E sono proprio questi “tre grandi amori” che lo hanno ispirato e sorretto nelle decisioni forti e originali che più hanno inciso e continuano a incidere nella nostra realtà diocesana, e ne determinano ancora la vitalità.

La prima è la sua ferma risoluzione di istituire – proseguendo e ampliando la felice intuizione delle Decennali eucaristiche cittadine, introdotte alla fine del “500 dal cardinal Gabriele Paleotti – i “Congressi Eucaristici Diocesani”, che a scadenze certe e prefissate (nei così detti “anni 7”) chiamano a raccolta il popolo petroniano perché, ripartendo dalla contemplazione del dono sacramentale del “Corpo dato” e del “Sangue versato”, a ogni decade risvegli la sua fede, rianimi la sua speranza, ravvivi la sua carità, riordini e aggiorni le sue strutture operative. La stessa buona riuscita, universalmente riconosciuta, del Congresso Nazionale nel 1997 ha trovato in questa nostra ormai radicata consuetudine la sua premessa e il suo fondamento.

La seconda decisione è l’audacia di coinvolgere la Madonna di San Luca – da lui sempre gratificata di un tenerissimo affetto, fino a voler attendere vicino a lei con la sua spoglia mortale il giorno radioso della risurrezione – nell’azione di evangelizzazione e di riscossa della vita cristiana, inviandola pellegrina in ogni angolo del territorio bolognese. Abbiamo anche noi recentemente verificato con grande consolazione l’eccezionale efficacia apostolica di questa iniziativa; e abbiamo una volta di più benedetto la memoria e la genialità pastorale del cardinal Nasalli Rocca.

La terza è la coraggiosa acquisizione della collina di Villa Revedin e la costruzione su di essa di una grandiosa e bella casa di formazione dei futuri presbiteri, dove vive tutta la speranza nel futuro della nostra Chiesa: “in spem Ecclesiae”, come ha fatto iscrivere sulla fronte di quell’imponente complesso. In realtà, quello spazio e quell’edificio – approntati con tanta preveggenza e a prezzo di tanti sacrifici – rappresentano oggi per la nostra diocesi non solo la sede a tutti carissima del seminario diocesano e del seminario regionale, ma anche l’unica concreta possibilità di ospitare adeguatamente molte delle nostre attività e delle nostre manifestazioni.

Del resto, la sollecitudine paterna e l’affettuosa attenzione del cardinal Nasalli Rocca nei confronti dei suoi seminaristi e dei suoi sacerdoti è la più dolce e la più viva memoria di quell’arcivescovo che, venendo a Bologna, ho subito riscontrato in quanti hanno avuto la fortuna di sperimentarle personalmente; una schiera che purtroppo diciotto anni fa era più numerosa.

* * *

Ma tutti, tutti noi, siamo oggi qui a esprimere un’immensa gratitudine nei confronti di questo uomo di Dio; e a pregare per lui, per il suo riposo eterno e per la sua gioia perfetta. E’ il traguardo che è stato promesso a quanti si affidano al Signore Gesù e fanno della loro vita una fattiva obbedienza alla volontà del Padre: è la mèta che ci riunirà – noi lo desideriamo e lo speriamo – con tutti coloro che “ci hanno preceduto nel segno della fede e dormono il sonno della pace”. La bella lettura evangelica di questo giorno quaresimale ce ne ha dato ancora una volta certezza: “Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma passa dalla morte alla vita” (cfr. Gv 5,24).

13/03/2002
condividi su