assemblea diocesana annuale dell’azione cattolica bolognese

Bologna, Seminario Arcivesciovile

Ciò che più mi piace dell’Azione Cattolica è il suo nome.

1. “Azione”: non discussione, non dibattiti accalorati, non analisi puntigliose, non indagini sulla situazione, non percorsi teoretici, ma “azione”. E non perché anche queste cose non possano e talvolta non debbano avere attenzione e spazio nell’associazione. Ma esse non costituiscono ciò che le è proprio e caratteristico; e quando ci sono, vanno in ogni caso pensate in ordine e in preparazione all’agire. Un agire che dovrà riguardare specificamente i campi della comunicazione della verità rivelata, del culto e della preghiera, della carità e della solidarietà, dell’animazione evangelica delle realtà temporali.

“Cattolica”: in un tempo dove l’aggettivo “cattolico” è usato sempre più raramente e sente la concorrenza non solo dell’aggettivo “cristiano” o “ecclesiale”, ma anche di quelli più generici e blandi come “religioso”, “interreligioso”, “ecumenico”, eccetera, questa qualifica superstite mi sembra preziosa. Evoca, mi pare e mi lusingo, la gioia e la fierezza dell’appartenenza alla Chiesa che Gesù ha fondato sulla missione degli apostoli e sul primato di Pietro. Che è la condizione indispensabile per mantenersi nella saldezza e nella vivacità della fede.

“Azione Cattolica” è una denominazione che, tra l’altro, esprime felicemente in sintesi l’ideale e il programma di Giovanni Acquaderni: il fondatore e il modello al quale, soprattutto noi bolognesi, non dobbiamo mai stancarci di guardare e di riferirci.

2. “Cattolico”: con questo aggettivo l’Azione Cattolica esprime la sua relazione intrinseca con la Chiesa e segnatamente con la sua universalità. Essa deve perciò conservare viva la coscienza di essere una forma e un momento della missionarietà senza confini, che è l’ansia tipica della Sposa di Cristo. Non deve perciò mai chiudersi in se stessa né ripiegarsi sulle abitudini e sulle convenzioni acquisite, ma deve tentare di rinnovarsi instancabilmente in modo da rendere sempre più efficace la sua propulsione evangelizzatrice; vale a dire, il suo compito statutario di annunciatrice del Signore Gesù, unico Salvatore, e dell’intero disegno di salvezza; come anche (con la passione e l’energia che sono proprie di chi ama) il compito, anch’esso intrinseco e pertinente, di far conoscere a un mondo ignaro e spesso ostile la bellezza, il messaggio di verità, il valore salvifico della Chiesa.

In secondo luogo, la sua “cattolicità” le ispirerà un senso di intensa e sincera comunione – e auspicabilmente anche di collaborazione – con tutte le altre e diverse realtà che a giusto titolo e con perfetta ortodossia vivono e operano nell’ambito variegato della ecclesialità.

La sollecitudine, anzi la passione per la comunione ecclesiale – da non compromettere, da difendere, da accrescere – le consiglierà poi di non compiere scelte, come associazione, e di non assumere posizioni, come associazione, che potessero essere ritenute di parte, in un campo (come quello politico) nel quale le diverse opzioni dei singoli cattolici sono dai pastori responsabili giudicate possibili e legittime.

3. L’Azione Cattolica non dovrà concepire e vivere la sua cattolicità astrattamente e in modo generico, ma sempre inverandola nella sua quasi consostanzialità con la Chiesa diocesana. Ciò che la identifica e la distingue entro le numerose aggregazioni – che la fantasia dello Spirito Santo va continuamente suscitando tra i credenti – è appunto la sua relazione intrinseca con la Chiesa particolare. Questa è, per così dire, la sua specialità: se la disattendesse, si snaturerebbe.

Ma la Chiesa particolare non può mai essere disgiunta dalla persona concreta del vescovo, dal suo magistero, dalle sue direttive, dalle sue scelte pastorali.

Questa, a ben guardare è la prima “azione” – la più semplice, la più essenziale, la più ineludibile – che l’Azione Cattolica è chiamata a compiere: accogliere senza riserve la guida episcopale del popolo di Dio, cercare di capirla e di condividerla, tradurla attivamente all’interno del vissuto diocesano e parrocchiale.

I pensieri del vescovo sono i suoi pensieri, le preoccupazioni del vescovo sono anche le sue, le speranze del vescovo le sue speranze. L’Azione Cattolica sente perciò come rivolti a sé gli attacchi e le offese che fossero rivolti al vescovo; si considera punta e ferita essa stessa, se per caso il vescovo dovesse patire da qualche parte delle incomprensioni.

Da questa generosa e affettuosa vicinanza il vescovo è consolato e rinvigorito, e sperimenta quanto è bello e appagante il mistero di comunione che rianima e arricchisce la Chiesa di Cristo. Capisce così quanto è grande la sua fortuna di successore degli apostoli e di capo della “nazione santa”; e ne ringrazia il Signore che ha voluto conferirgli questo arduo ed entusiasmante ministero.

E ringrazia anche la sua Azione Cattolica, alla quale, in occasione di questa assemblea generale, formula l’affettuoso augurio di ogni bene.

Infine, poiché in questa assemblea si rinnovano le cariche direttive, un grazie particolare va a quanti hanno fin qui esercitato la responsabilità di guidare l’associazione, di animarla, di coordinarne il lavoro, e in primo luogo alla presidente, la dottoressa Patrizia Farinelli Ferri; e un particolare cordialissimo augurio a quanti in quella responsabilità saranno chiamati a subentrare.

24/02/2002
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