50° di fondazione dell’associazione ex alunni del collegio San Luigi

Cappella Collegio San Luigi di Bologna

Sono lieto di salutare con viva cordialità l’Associazione degli ex-alunni del San Luigi nel suo 50° di vita, di felicitarmi per l’attività fin qui svolta, di auspicarle per il prossimo millennio un avvenire ricco di grazia e di vitalità.

Ricordare è atto prezioso dello spirito. In particolare, ricordare quanto si è ricevuto e si è dato nel tempo della giovinezza accresce la consapevolezza di quello che si è, precisa e rafforza la nozione della nostra identità, favorisce il fiorire nell’animo della riconoscenza che è tra i più nobili sentimenti umani.

Gli anni della formazione sono nella storia di una persona i più decisivi. E’ giusto e bello allora ripensarli e riviverli con i loro slanci e le loro fatiche, con l’emozione delle prime grandi speranze e delle prime inevitabili difficoltà; soprattutto è giusto e bello ripensare e rivivere tutto il patrimonio di conoscenze e di convinzioni che anno dopo anno è venuto ad arricchirci di dentro. Ed è un recupero della memoria che fatalmente e felicemente coinvolge il riemergere nella coscienza di quanti ci sono stati vicini in quei giorni e a diverso titolo hanno contribuito alla nostra maturazione: superiori, insegnanti, condiscepoli, amici.

La vostra Associazione con i suoi programmi e le sue proposte saprà certamente aiutarvi efficacemente in questa esperienza naturale e umanissima, che non dovrà mai scomparire dall’orizzonte della vostra esistenza.

Nella vita familiare, nella professione, nella presenza sociale fate sempre onore alla vostra scuola. Sarà per i vostri educatori il grazie più apprezzato e più sostanziale.

Con le vostre opere e l’intero vostro comportamento sforzatevi di dare una testimonianza persuasiva al valore della scuola non statale e alle sue benemerenze nei confronti di tutta la collettività.

Sappiamo tutti che quello della scuola non statale è un tema in questo tempo oggetto di accesi dibattiti. Chissà che anche l’Italia – oggi agli ultimi posti in Europa nel dare concreta attuazione al principio della libertà scolastica – non possa presto mettersi al pari delle nazioni più civili e più progredite? E’ il nostro auspicio e la nostra preghiera al Signore.

Il prossimo 31 dicembre ricorrerà il settantesimo anniversario dell’enciclica Divini illius Magistri di Pio XI, un papa che con la lucidità delle sue visioni, con la concretezza della sua azione ecclesiale, con il coraggio eccezionale nel tener testa a ogni prepotenza e a ogni indebito autoritarismo, ha davvero illuminato il secolo tormentato che sta per finire.

In questa occasione – che non dovrebbe essere lasciata nel silenzio – mi piace richiamare solo alcuni pensieri di quel documento, dedicato al problema della educazione della gioventù.

Il papa afferma con chiarezza – avendo di fronte a sé, si badi bene, lo statalismo a quell’epoca imperante e vociante – che il compito pedagogico spetta primariamente alla “famiglia, istituita immediatamente da Dio al fine suo proprio, che è la procreazione ed educazione della prole, la quale perciò ha priorità di natura, e quindi una priorità di diritti, rispetto alla società civile”.

Essa “ha dunque immediatamente dal Creatore la missione e quindi il diritto di educare la prole: diritto inalienabile, perché inseparabilmente congiunto con lo stesso obbligo; diritto anteriore a qualsiasi diritto della società civile e dello stato, e quindi inviolabile da parte di ogni potestà terrena”.

“Pertanto, è ingiusto ed illecito ogni monopolio educativo o scolastico che costringa fisicamente o moralmente le famiglie a frequentare lo scuole dello stato contro gli obblighi della coscienza cristiana o anche contro le loro legittime preferenze”.

Ci sia consentito sperare che questi elementari concetti trovino oggi, in un’Italia che vuol essere non solo nominalmente democratica, migliore accoglienza di quella avuta settant’anni fa da parte di uno stato totalitario e oppressivo.

28/11/1999
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