prima veglia d’avvento in preparazione alla XV giornata mondiale della gioventù

Bologna, Cattedrale

Con questo incontro – un incontro col vescovo in questa casa di Dio che è il centro e il cuore della vita ecclesiale bolognese – voi vi ponete in cammino. Stasera voi partite: partite per una singolare avventura dello spirito, radunati insieme e mossi dalla parola di Giovanni Paolo II, che oltre a essere il Successore di Pietro è anche un impressionante esempio di come si possa spendere con eroica generosità per Cristo e per i fratelli l’unica vita che abbiamo.

È un cammino che, passando per il nostro tradizionale appuntamento della vigilia delle Palme, vi porterà fino alla “Giornata Mondiale della Gioventù dell’Anno 2000, nel cuore del Grande Giubileo”.

Ma attenzione: nella verità delle cose, oltre le vicende cronologiche che sono effimere e si concludono rapidamente, la mèta ultima di questa vostra avventura non è Roma: è il Regno di Dio, che è il nostro comune destino; non è la moltitudine di coetanei, dalle varie provenienze e dalle varie lingue, ai quali avrete la gioia di unirvi: è l’eterna festa di nozze del Figlio del Re, cui siamo tutti invitati; non è il papa: è il Signore Gesù, “il più bello tra i figli dell’uomo” (cf Sal 45,3), l’unico Salvatore del mondo, il solo che può dare senso e scopo agli anni (speriamo molti) che la provvidenza del Padre vorrà regalarvi.

Il vostro è dunque un pellegrinaggio sostanziale verso Cristo. E si avvia, come vedete, nella prima sera di Avvento, che è più di ogni altro il “tempo di Maria”, la maestra dell’attesa e della speranza. È perciò giusto che, mettendovi in questo viaggio, ricerchiate la compagnia, l’aiuto, l’ispirazione della Madre di Gesù. Se il Duemila è soprattutto la memoria e la celebrazione dell’evento che ha reso nostro fratello e nostro redentore colui che è l’Unigenito del Padre, allora è bello e doveroso che il nostro ricordo riconoscente e la nostra festa partano proprio da lei, dalla “Figlia di Sion” che con la sua maternità verginale ce lo ha donato.

Tutto in effetti è cominciato dal suo “fiat”: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38).

“Eccomi”, dice Maria al Dio d’Israele, che la chiamava a entrare con la libera adesione del suo cuore in un altissimo e stupefacente progetto. “Eccomi”, vale a dire: “Io sono tua”; ed è il linguaggio prezioso dell’amore. La Vergine non si lascia incantare dalla cultura oggi dominante – che poi è la mentalità dell’egoismo di tutti i tempi – la quale le suggerirebbe di dire:”Io sono mia”.

“Io sono tua” e “io sono mia”: sono due atteggiamenti antitetici, e tra essi bisogna per forza scegliere. Se voi – ascoltando i profeti del niente e gli imbonitori del vuoto esistenziale, che oggi parlano un po’ da tutti i pulpiti – vi decidete per il secondo atteggiamento, il vostro pellegrinaggio è già finito: non c’è giubileo che tenga. Pochi o tanti, fortunati o sfavorevoli che potranno essere, i vostri anni saranno fatalmente infecondi e il vostro passaggio sulla terra inutile e desolato.

La Madonna vi metta sulla giusta strada e vi incoraggi a dire: “Eccomi”. Con questo “Eccomi” ciascuno di voi entrerà nel grande e imprevedibile gioco di Dio, e in quel gioco potrà sostenere con onore la parte e adempire alla missione che il Signore gli assegnerà. In questo gioco divino le parti e le missioni sono molte e molto diverse tra loro; l’importante è che identica sia la volontà di offrirsi e rendersi disponibili, autentica sia la generosità senza pentimenti di mettersi nelle mani di colui che davvero ci predilige e vuole associarci all’opera della salvezza del mondo.

Tra meno di un mese, nella notte di Natale, comincerà l’Anno Santo. Da quella data dovrà diventare oggetto della vostra attenta e continua riflessione la verità centrale del cristianesimo e della storia; la verità che il papa ha indicato come tema proprio della “Giornata Mondiale della Gioventù”: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).

“In Gesù, nato a Betlemme, – commenta Giovanni Paolo II – Dio sposa la condizione umana e si rende accessibile, facendo alleanza coll’uomo. Alla vigilia del nuovo millennio, vi rinnovo di cuore l’invito pressante a spalancare le porte a Cristo, il quale “a quanti l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,12). Accogliere Cristo significa ricevere dal Padre la consegna a vivere nell’amore per lui e per i fratelli, sentendosi solidali con tutti, senza discriminazione alcuna; significa credere che nella storia umana, pur segnata dal male e dalla sofferenza, l’ultima parola appartiene alla vita e all’amore”.

Vi tocchi stasera il cuore l’auspicio con cui il papa conclude il messaggio che vi ha inviato: “Maria Santissima vi insegni, cari giovani, a discernere la volontà del Padre celeste sulla vostra esistenza. Vi ottenga la forza e la sapienza di poter parlare a Dio e parlare di Dio. Con il suo esempio vi sproni ad essere nel nuovo millennio annunciatori di speranza, di amore e di pace”.

27/11/1999
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