centenario delle maestre pie dell’addolorata

Bologna, Cattedrale

Questa celebrazione è tutta un inno che si eleva al Padre della luce, dal quale proviene “ogni buon regalo e ogni dono perfetto” (cf Gc 1,16): è un canto di riconoscenza, che all’abituale azione di grazie dell’eucaristia per l’intera storia di salvezza compiuta dal Signore Gesù, crocifisso per noi e risorto, congiunge la gratitudine semplice e gioiosa per una presenza secolare davvero feconda di bene.

Ringraziano questa sera le Maestre Pie dell’Addolorata – le “povere del Crocifisso”, come le aveva chiamate all’inizio la loro Fondatrice – che meditano sulla predilezione con cui la Provvidenza di Dio le ha sapute ispirare, guidare e sorreggere negli imprevisti, nelle difficoltà, nelle prove di questi cento anni trascorsi a Bologna.

E ripensano anche alla benevolenza e alla fattiva collaborazione, di cui sono state gratificate da molti, a cominciare dagli arcivescovi, in particolare dal cardinal Francesco Battaglini che per primo le ha chiamate in diocesi e dal cardinal Domenico Svampa che ha favorito la loro venuta nella nostra città. Oltre naturalmente ai parroci di San Paolo di Ravone, e a tutti i sacerdoti e i laici che le hanno circondate della loro simpatia.

Ma soprattutto è la comunità ecclesiale bolognese a dire stasera doverosamente il suo grazie e a dare pubblica attestazione di quanto si senta obbligata nei confronti delle discepole della Beata Elisabetta Renzi. Ed è perciò significativo e giusto che l’esultanza di questo centenario trovi risonanza anche nella chiesa cattedrale, cuore e centro della vita diocesana. Tutto un tesoro di luce, di sapienza cristiana, di esperienza pedagogica è stato profuso in questo tempo, e ha segnato e arricchito l’umanità bolognese: è un patrimonio di valori autentici, religiosi e sociali, che, senza clamori e senza agitazioni, è stato offerto al nostro popolo.

La benedetta penetrazione nel nostro territorio di questa famiglia religiosa, di origine romagnola, ha avuto principio nel 1884 con l’apertura della casa di Monzuno; è proseguita due anni dopo con l’insediamento a Cento; finché il 15 ottobre 1899 le Maestre Pie arrivano a Bologna, dove per cominciare soggiornano in una soffitta di via Frassinago. A partire dall’ inizio degli anni 30 prende vita la grande sede, che ancora oggi ammiriamo; e le Maestre Pie diventano per tutti le “suore di via Montello”.

Le loro vicende diventano così parte integrante della storia della nostra Chiesa. Il sangue versato a Monte Sole da Suor Maria Fiore – mescolandosi a quello dei sacerdoti e di molti fedeli – suggella drammaticamente, per così dire, questo organico e vitale inserimento nella realtà petroniana. Nello spazio di questi decenni quasi tutto nel mondo è mutato: le abitudini di vita, le condizioni economiche, le mode culturali. Varie prepotenze e varie ideologie, che sembravano eterne, hanno conosciuto un declino senza ritorno.

Tutto è cambiato, ma l’azione educativa delle Maestre Pie è sempre di attualità. La loro opera, tra l’altro, è preziosa anche per il conseguimento di una democrazia sostanziale nella nostra nazione, perché essa implicitamente afferma il diritto delle famiglie di educare i figli secondo la loro libera scelta, e in forma silenziosa e discreta oggettivamente contesta a uno stato, che di questi tempi sembra voler privatizzare tutto (ferrovie, banche, autostrade), la caparbietà assurda di conservare l’anacronismo del monopolio scolastico.

Tutto è cambiato in questi cento anni, ma il messaggio della Beata Elisabetta è ancora vivo. Tale messaggio può essere felicemente compendiato nell’annuncio che ogni malinconia, ogni disperazione, ogni pessimismo è vinto, dal momento che con il Vangelo di Cristo ci è arrivata la notizia di quanto ci ami il Signore dell’universo.

“L’uomo – ha scritto Giovanni Paolo II – non può vivere senza amore”. Una proposta educativa, che non sappia comunicare – anche avvalendosi di tutti i progressi scientifici e di tutti i sussidi della letteratura e dell’arte – la rivelazione di questo invincibile amore che Dio ha per noi, rischia fortemente di riuscire desolata e infeconda. E’ un rischio che alla scuola della Beata Elisabetta Renzi non si corre.

Sulle Maestre Pie, su quanti cooperano a vario titolo con loro, sui loro alunni, sui loro amici e simpatizzanti che con loro oggi si rallegrano, imploriamo con questa divina liturgia la più ampia benedizione del Signore.

20/10/1999
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