Anniversario Chiara Lubich

La Parola di Dio ci presenta Gesù, che protegge i suoi dall’accusa di tradire la lettera della legge. Gesù rivelava che la legge era tradita piuttosto dalla falsa sicurezza dei farisei e degli scribi, quelli che mettevano in difficoltà tutti con i loro severi giudizi, con la capacità di trovare la pagliuzza e quindi di far stare male l’interlocutore e di metterlo subito in condizioni di difficoltà, di riempirlo di scrupoli ma non di amore per Dio, che fuggivano la misericordia e usavano la giustizia come una verità impietosa. Accade sempre così quando l’osservanza della Parola di Dio è esteriore, quando la lettera è senza lo Spirito, quando il cuore è da un’altra parte. Gesù non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, ma a dare pieno compimento, perché pieno compimento della legge è l’amore.
Ecco il segreto che Chiara Lubich ha vissuto e predicato: un Vangelo di amore, la “scintilla ispiratrice” di tutto quello che si fa sotto il nome del Focolare, radicale ed esigente ma sempre gentile e con il sorriso, dove il volentieri che chiede l’apostolo richiede leggerezza, disponibilità, empatia e allo stesso tempo resistenza, determinazione, fiducia nella grazia di Dio e non nelle proprie capacità. Laica e donna ci ha consegnato la passione per un Vangelo creativo, possibile per tutti e a tutti vicino, senza che sia perso un iota della legge, con un’adesione fedele e incondizionata alla Chiesa e ai suoi pastori. Nella tragedia terribile della seconda guerra mondiale ha saputo vedere una globalizzazione ante-litteram, sognando una fraternità davvero universale, costruendo ponti capaci di mettere in dialogo tutti, fino a credenti di religioni diverse. Del resto solo così si vince la paura: per non aver paura bisogna amare. Le prime focolarine invitavano i poveri a pranzare nella loro casa e, mettendo la tovaglia più bella che avevano, si sedevano a tavola con loro: una focolarina, un povero, una focolarina, un povero. Davano da mangiare ma da fratelli, non da benefattori. C’è bisogno di amare per primi, non aspettare di essere amati, diceva Chiara. Un amore per tutti, universale, per superare ogni tipo di divisione e indifferenza, che sono sempre pericolose e disumane. Come ha detto di lei Papa Francesco: “Ha portato il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo”. Il profumo attrae a Cristo e tutti lo sentono! Aveva una profonda attrazione sia per gli abissi che per i muri, ma sempre per gettare ponti e aprire varchi di dialogo, affidandosi in maniera disarmante alla forza dello Spirito Santo. Il suo era un amore tutt’altro che ridotto a pio sentimento, immerso come era coraggiosamente nelle pieghe più profonde della storia. Del resto potrebbe essere diversamente? E ci domandiamo, nel ringraziamento per il suo carisma, cosa questo ci chiede oggi, sia personalmente che come realtà? A Chiara piaceva molto quella frase di Paolo VI che dice: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni», e conosciamo il suo impegno quotidiano, nelle piccole e grandi cose, a vivere mettendo in atto la Parola, sempre di vita. Chiara ripeteva spesso: “Se noi corriamo dietro alle anime, le anime scappano; se noi corriamo dietro a Dio, le anime ci vengono dietro”.  Non è forse questa un’indicazione per aiutare oggi una chiesa che vuole vivere la conversione pastorale e missionaria?Occorre però seguire  quella lei chiamava «la premessa di ogni altra regola» e che ha voluto iscrivere come motto all’inizio degli statuti: l’obbligo per ogni appartenente al Movimento dei Focolari di vivere ogni azione nell’amore scambievole «che rende possibile l’unità e porta la presenza di Gesù nella collettività». Un amore che ha la massima considerazione dell’altro, che coinvolge tutta la vita nella vita di tutti e fa sentire la personale appartenenza non come ad un esercito, ma, appunto, ad una famiglia, cercando il cuore solo e l’anima sola ideale che definisce ogni comunità cristiana. Dobbiamo essere una cosa sola, non diventare tutti uguali!. Pieno compimento della legge è l’amore. Per raggiungere questo lavorava nel nascondimento e nella comunione. Dobbiamo essere liberi dall’ossessione delle apparenze, dal sapere la destra cosa fa la sinistra, dell’esibizione di sé, a tratti muscolare oppure di buoni sentimenti. Solo la  comunione capiamo l’amore vivificante di Dio che opera nel mondo, oggi. Chiara ha costruito un “popolo del Vangelo” “un popolo legato dall’amore scambievole». Un popolo ma sempre familiare (Chiara era Chiara per tutti, con la dolcezza e l’immediatezza di essere chiamata per nome e allo stesso tempo di essere un popolo senza confini), che sente vicini tanti proprio perché non li possiede e non li conta. Francesco nel messaggio per l’apertura della causa di beatificazione sottolineò come Chiara abbia «acceso per la Chiesa una nuova luce sul cammino verso l’unità». Sappiamo quanto è facile vivere individui anche nella Chiesa, ridurre la comunione a condominio, essere in maniera pratica indifferenti gli uni agli altri, qualche volta passare più tempo a morderci a vicenda. L’amore di Chiara è sempre stato aperto! Essere una cosa sola nell’amore perché centrati su Gesù, il Dio e uomo, il pellegrino che continua a farci ardere il cuore nel petto perché impariamo ad amarci. Il ricordo di Chiara ci aiuta a comprenderne la ricchezza e la profondità, ringraziando per il dono del suo carisma e aiutando la Chiesa di Dio oggi con quella stessa responsabilità che lei si prese, giovanissima, superando la diffidenza e il sospetto di alcuni. “Se oggi dovessi lasciare questa Terra e mi si chiedesse una parola, come ultima che dice il nostro Ideale, vi direi – sicura d’esser capita nel senso più esatto -: Siate una famiglia. Vi sono fra voi coloro che soffrono per prove spirituali o morali? Comprendeteli come e più di una madre, illuminateli con la parola o con l’esempio. Non lasciate mancar loro, anzi accrescete attorno ad essi, il calore della famiglia. Vi sono tra voi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Patite con loro. Cercate di comprendere fino in fondo i loro dolori. Fateli partecipi dei frutti della vostra vita apostolica affinché sappiano che essi più che altri vi hanno contribuito. Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere voi al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all’ultimo istante. C’è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l’animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti. C’è qualcuno che parte? Lasciatelo andare non senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti dov’è destinato. Non anteponete mai qualsiasi attività di qualsiasi genere, né spirituale, né apostolica, allo spirito di famiglia con quei fratelli con i quali vivete. E dove andate per portare l’ideale di Cristo… niente farete di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma decisione, lo spirito di famiglia. Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia… è, insomma, la carità vera, completa. Insomma, se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: Amatevi a vicenda… affinché tutti siano uno”. (Chiara 25 dicembre 1973) . Grazie Signore perché Chiara ha cercato la comunione e l’unità, non si è mai rassegnata alla divisione e ha saputo vedere oggi l’essere una cosa sola che tu speri per ogni uomo. Signore aiutaci ad essere una famiglia come tu ci vuoi perché tanti possano riconoscere il tuo amore attraverso il nostro.

07/03/2018
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