Assemblea nazionale Rinnovamento nello Spirito

La Parola di Dio fa ritrovare sempre il cuore a dei discepoli che lo perdono facilmente, diventando tristi, spenti. Essi camminano insieme ma sono senzafraternità. Il loro conversare è un dibattere. I due viandanti si stanno distanziando dalla comunità riunita in Gerusalemme e sono su posizioni diverse tra loro. Non hanno un punto di vista comune e provano difficoltà atrovare un significato comune circa gli eventi di cui stanno discutendo, che li appassionano. Non hanno più il maestro ed ognuno, così, diventa maestro. Abbiamo tanto bisogno della Parola di Gesù per ritrovare noi stessi e la fraternità, per capire i segni dei tempi, cioè quello che accade, così confuso, imprevedibile, minaccioso, doloroso. La disillusione ci separa, facendoci chiudere in una vita povera di amore, senza futuro perché senza speranza, magari piena delle infinite interpretazioni sulle difficoltà vissute. Facile mettersi a recriminare anche su Gesù che, in fondo, li aveva illusi e si era rivelato un inganno. I due tornano ad una vita senza speranza, che si riempie facilmente di tanti prodotti per garantire felicità a tutti i costi, anche quelli che ci condannano a qualche dipendenza. Molti, intorno a noi, cercano felicità e sicurezza anche in forme di magia, spesso con fatturazioni che sono anche quelle piene di magia!

Gesù continua a camminare sulle nostre strade. Emmaus non sappiamo dove sta precisamente perché in realtà, forse, rappresenta ogni luogo. Dei due discepoli conosciamo il nome di Cleopa. Dell’altro no: forse perché è proprio quello di ognuno di noi! Gesù si fa compagno di strada. Sembra casualmente. In realtà cerca proprio noi, proprio te, singolarmente e comunitariamente. È sempre lui il rinnovamento perché ci riempie di amore, di fuoco per fare ardere il cuore, per riscaldare la nostra fraternità, per rimetterci in corsa verso i fratelli, per aiutarci a capire che la speranza, per essere vera, passa anche attraverso la sofferenza, la debolezza, l’umiliazione. Il mondo è ancora pieno di croci. Spesso è un infinito Venerdì santo, come la violenza terribile della e delle guerre, alle quali non possiamo mai abituarci e che chiamano noi, singolarmente e come comunità, a non chiuderci a Emmaus, a non chiudere le nostre comunità tra di loro, ma a correre verso i fratelli, per farci noi pellegrini come Gesù per annunciare il Vangelo della vita, della pace, che disarma i cuori e le mani. Quando si è disillusi si pensa che non ci sia più niente da fare e si risponde male ad un pellegrino che ha solo la colpa di chiederci di cosa stavamo parlando, cosa agita il cuore, perché il nostro volto sia così triste. Lui manifesta interesse per noi eppure noi rispondiamo in maniera seccata, quasi come se non capisse niente della vita e della nostra vita. Tanti pensano che Gesù non c’entri più con la nostra vita, invece è proprio Lui che spiega chi siamo e cosa viviamo. I due hanno nel cuore un cumulo enorme di esperienze che sentono tra loro contraddittorie, che non capiscono, che provocano turbamento e l’evidenza della fine della speranza. Gesù aiuta a ricomporre e a rileggere quanto vissuto con un crescendo di intimità che porta i due discepoli a manifestare un desiderio: rimani con noi!Si sentono capiti e sentono chiare le parole di quello sconosciuto. Rimani! Così aprono finalmente il loro cuore e non vogliono separarsi da questa relazione così promettente che fa comprendere in modo nuovo la vicenda di Gesù e la loro stessa vita. Gesù non si impone, spiega, parla personalmente, cammina insieme, non obbliga a fare il suo cammino ma sceglie Lui di fare il nostro! Se non incontrassimo nessuno che parlafiniremmo facilmente per cercare risposte e sicurezze in quelle tre P che don Tonino Bello indicava come la tentazione del male: Potere, Prestigio e Prodigi. Sono quelle dell’individualismo, del pensarsi da soli, del preoccuparsi del proprio ruolo e considerazione e non di come servire il prossimo, del vivere da pagani come se il Signore non ci fosse. E queste possono essere anche le tentazioni che limitano le nostre comunità, le piegano a interessi personali e non viceversa, ne fanno isole nel mondo o fortezze chiuse e non case di amore aperte ai tanti che hanno il cuore ferito. Se al centro c’è Gesù non dobbiamo avere paura di accogliere: il male viene sempre da dentro, come i pensieri cattivi salgono dal cuore dell’uomo. Se questo è pieno di amore non ha paura!

Gesù, a loro e a noi, continua a spezzare la Parola e il Pane. Ecco come si aprono gli occhi, i nostri, e come possiamo aiutare il Signore ad aprirli a tanti che “vogliono vedere Gesù” e che lo cercano in modi a volte scontrosi perché feriti. Vivere senza speranza vuol dire soffrire, stare male, e noi dobbiamo avere la pazienza e l’insistenza di Gesù che cammina con i due fino a dove erano diretti loro! I due non si sentono più soli. Resteranno di nuovo soli perché Gesù scompare dalla loro vista. Ma non va via. Resta perché è dentro di loro. È diventato ospite nel loro cuore e l’ha riempito del suo amore. Con chi apre la porta del cuore Gesù si siede atavola e con la sua presenza vince le paure, risponde ai desideri più profondi e li trasforma. I due cambiano vita. La loro è la vera conversione: cambiamo direzione! Tornano dagli altri con un cuore pieno di amore, entusiasta dovremmo dire. Gesù non è una regola: è un incontro. Non servono formule impersonali che spiegano tutto ma non scaldano il cuore, ma amici che camminano insieme a noi, che sono interessati alla nostra vita, che parlano con cuore pieno di amore. Il Vangelo non è un giudizio che con precisione valuta la pagliuzza ma è grazia che spalanca la cella del nostro peccato, dona la gioia di essere amati peccatori come siamo, di poterci rialzare, di riprendere.

I due fanno ritorno. Gli undici riuniti” sono la Chiesa nascente, sono le nostre comunità che in comunione con la Chiesa scrivono gli Atti di noi, suoi apostoli, e che diventano approdo sicuro per tanti che sono lungo la via.Ritornano. L’evangelista Luca parla del ritorno nella parabola del Samaritano (Lc 10) che promette il suo ritorno per verificare la condizione dell’uomo che lui ha affidato all’albergatore. Il figliol minore ritorna alla casa del Padre, che è sempre la sua, la nostra, la loro casa. Ritorna perché rientra in sé pensando alla casa, alla sua casa dove tutti sono saziati, capendo finalmente che la vera libertà non è assecondare se stessi, ma legarci all’abbraccio del Padre. Non diventiamo mai i fratelli maggiori! Mi piace pensare che alla fine anche lui gioirà con il Padre per suo fratello che è tornato a casa, perché manca e non possiamo vivere senza di lui. Finalmente capisce che tutto ciò che è mio è tuo, come nella regola dell’amore. Anche i due discepoli di Emmaus ritornano e sperimentano l’abbraccio della prima comunità. Perché la risurrezione di Gesù genera una comunità che abbraccia e accoglie chi vuole vedere il Signore e sfuggire alle tenebre della morte. Gesù riconcilia gli opposti: vita e morte, delusione e speranza, peccato e perdono, solitudine e comunione. La Chiesa e le nostre comunità siano quel luogo dove ogni persona può liberamente ritornare con la propria esperienza, spesso piena di sofferenze e anche di presunzioni deluse.  

Siamo oggi sulla strada e camminiamo, come tutti, senza speranza? Siamo capaci di accogliere le delusioni e le domande di tante persone? Qual è la nostra capacità di ascolto? Cosa significa per tutti noi “spezzare” il pane, mettersi a tavola? Sono le nostre eucarestie, ed è oggi questa bellissima celebrazione piena di luce e di forza. Ma spezziamo il pane anche nella solidarietà, nell’amore per il prossimo, nel restare con chi chiede un po’ di amicizia, nei luoghi di lavoro, con i vicini di casa, con chi è solo. Non si tratta di elaborare strategie ma di vivere quegli atteggiamenti che Gesù ha insegnato e vissuto e con i quali ha trasformato la vita delle persone incontrate. Si tratta di riscoprire ogni giorno la compagnia rasserenante del Figlio di Dio risorto che cammina con me, con noi, anche se non riconosciuto. Èdecisivo scaldare il cuore delle persone che incontriamo,con una testimonianza affidabile e credibile. Solo discepoli con un cuore che arde, pieno di gioia, entusiasta e consapevole, possono comunicare il bene che tutti cercano, anche chi ha il volto scontroso perché indurito dalle vicende della vita. Diffidiamo di chi spiega tutto ma non ama nessuno! E anche della verità del fratello maggiore. La nostra è quella del Padre misericordioso che apre la casa del ritorno. Facciamoci noi pellegrini e, come Lui, affianchiamo i tanti compagni di strada che incontriamo lungo le nostre vie. Ritorniamo senza indugio nelle nostre comunità per metterci in cammino e scaldare i cuori di tanti accendendo in essi l’amore, la speranza, svelando la presenza di Gesù,ospite dei cuori che riconosceremo nello spezzare il pane.

Resta con noi! Insegnaci a restare con chi ti cerca. Resta nel nostro mondo pieno di oscurità e illumina i cuori perché impariamo finalmente ad amarci e a rendere le ferite luoghi di vita e resurrezione. Signore, senza di Te non sappiamo dove andare. Resta con noi e noi resteremo per sempre con te, oggi e domani! Insegnaci a ritornare perché le nostre comunità spezzino il pane buono della tua parola, dell’eucarestia, dell’amore per i poveri, i tuoi fratelli più piccoli. Grazie Signore perché resti e non vai più via e non abbiamo più paura della notte.

Rimini, Fiera
23/04/2023
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