Assunzione di Maria

            L’assunzione di Maria inizia quando l’angelo viene mandato da lei, nella sua vita umile di Nazareth per chiederle qualcosa di incredibile e anche rischioso. La Parola di Dio rivolta a ognuno di noi può innalzarci. Chi è mia madre? Chi ascolta e mette in pratica la mia parola, dirà Gesù. Maria canta l’umiltà innalzata dalla grazia di Dio, cioè dal suo amore gratuito. Ogni credente è chiamato dal suo Signore. Ma per farci innalzare dal Signore dobbiamo essere umili, abbassarci sulla nostra povertà e soprattutto sulla debolezza del prossimo. Chi si abbassa ad aiutare il povero viene sollevato dal Signore! E ci abbassiamo con la preghiera e con la misericordia che ci fanno chinare sulle intercessioni del prossimo. In esse c’è tutta la forza di Dio che porta in alto, che assume la nostra fragilità. Maria non resta incerta come chi pensa di potersi  tenere sempre una via di riserva; non rimanda, attratta dalle infinite esperienze possibili, che hanno tutte al centro il proprio io. Maria crede all’adempimento della Parola, che cioè non è una delle tante emozioni che si esauriscono in sé; non è un sogno per risolvere le difficoltà della vita, non è un narcotico per illudersi di avere una soluzione alle domande senza risposta, quelle angoscianti che appaiono terribili quando l’inganno del benessere ci lascia soli e tradisce le nostre speranze. “Avvenga di me quello che hai detto”. Questa è la forza di Maria, donna umile che proprio per questo canta il Magnificat, la gioia che solo i poveri di spirito possono trovare. I grandi, i superbi, gli eterni indecisi, chi gioca sempre, chi si conserva, chi vive banalmente per se stesso e resta sul trono della sua considerazione, non sono “assunti”, non sono sollevati, perché lo fanno da soli e rimangono quello che sono. Solo l’amore solleva e Dio è amore che ci porta in alto.
L’amore di Dio chiede amore. Questo spesso ci spaventa, perché vorremmo tutto ma senza coinvolgerci. Il cristiano non è mai passivo, un utente, uno schiavo che riceve ordini, come l’uomo ridotto a isola. Maria lotta contro le proprie paure, l’orizzonte piccolo di Nazareth. L’amore è lotta, come quello della donna e il drago. Maria non lo ignora, combatte, segue Gesù che sfida il tentatore colui che vuole soprattutto spegnere il suo amore prima che la sua vita, renderlo vano, inutile. Anche Maria non salva se stessa, restando con il suo dolore sotto la croce, come una madre che muore con quel figlio. Ma solo chi affronta, per amore, le tante croci che il male continua ad alzare, croci di violenza, di condanna a morte, di solitudine, di scarto, di umiliazione del corpo e dello spirito, ecco, solo chi resta e ama fino alla fine e aiuta come può il Signore che soffre appeso a quelle stesse croci, vede la gioia della resurrezione. Solo chi si dona vede il cielo.
Oggi è la festa della terra e del cielo che si uniscono. Maria è assunta in cielo, “primizia dei redenti”, nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima che è arrivata in Cielo con tutta se stessa. “In lei hai fatto risplendere per il tuo popolo, pellegrino sulla terra, un segno di consolazione e di sicura speranza”. Il cielo è la gioia piena, la beatitudine alla quale tutti noi tendiamo. Tocchiamo il cielo quando vinciamo il male che ci deforma, ci rende prigionieri dell’egoismo, ci fa credere di essere noi stessi perché al centro o soli. Allora la festa di oggi è speranza per ognuno di noi, per gli umili che si lasciano sollevare, cioè diventare grandi nell’amore perché dicono di sì, come Maria. Per questo il cristiano è l’uomo della speranza. In fondo sia Elisabetta che Maria non avevano visto ancora il frutto del loro grembo. Contenevano la speranza. Esse si affidano ad essa. E questa è la beatitudine.
Assunzione significa sollevare, prendere con sé. Maria ha preso con sé la vita che nasceva e viene presa da Lui. Chi accoglie è accolto. Chi ha misericordia trova misericordia. Chi solleva l’altro dalla sua debolezza è sollevato. Gesù solleva dal peccato con il perdono, dalla miseria con la compassione, dalla mediocrità con la sua chiamata che ci rende grandi, dal pianto con la consolazione, dalla malattia con la guarigione; solleva dall’inutilità con la tenerezza, dalla solitudine con la compagnia, dalla paura con l’amore. Solleva l’affamato dando il pane. La misericordia è la concreta assunzione, cioè farsi carico, fare proprio l’altro e sollevarlo. Quanti sono abbandonati! Tanto amore per sé, la logica esasperata del proprio stare bene e della convenienza individuale, finisce per rendere difficili le cose semplici, come preparare un’accoglienza dignitosa a chi scappa dalla miseria e dalla fame. Chi non sa pensare agli altri finisce per costruire un inferno anche per sé! C’è bisogno di uomini che sperano; che sanno accontentarsi per sé ma non per gli altri; che si accorgono se viene a mancare la gioia ed interrogano, come Maria, il maestro per capire cosa occorre fare e per farlo. L’uomo che cerca il cielo è un vero uomo della terra, resta uomo quando il mondo rende insensibili, indifferenti, violenti nella difesa di sé e alla fine verso tutti, coltivando sentimenti di pregiudizio e vendetta che dovrebbe spaventarli. L’uomo che cerca il cielo resta uomo anche in una terra di tanti lupi, piena di pezzi di guerre e che pensa però di restare sempre lo stesso. E di non fare niente.
Che sarà di me? Che sarà di noi? E’ la tenera festa di Maria assunta in cielo a darci una risposta. L’uomo cerca il cielo. E’ fatto per il cielo. E’ il suo desiderio di vita, di amore, di pienezza, di futuro, che gli fa, in tanti modi, cercare il cielo. Oggi si compie la promessa: “Io vado a prepararvi un posto e quando sarò andato a prepararvi un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché anche voi siate dove sono io”. Questa promessa, rivolta a tutti, la contempliamo pienamente in Maria. Lei, la prima a prendere in braccio il Dio uomo, è la prima ad essere presa dalle braccia del Figlio ed essere assunta pienamente nel cielo. E’ il nostro futuro. Siamo fatti per il cielo. La gioia di oggi è farci sollevare dalla misericordia e sollevare come possiamo il prossimo. Per donare un po’ dell’amore del cielo, anticipo di quello pieno in cui è assunta Maria, discepola di Gesù, donna della speranza contro ogni rassegnazione e fatalismo.

15/08/2016
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