beatificazione e canonizzazione del servo di Dio padre Martino Capelli

Bologna, parrocchia di santa Maria del suffragio

Dei cinque presbiteri, che hanno illuminato con la loro dedizione e l’offerta della loro vita le tragiche vicende svoltesi nell’autunno 1944 sul nostro Appennino (e noi speriamo di poterli venerare tutti come esempi riconosciuti di santità), giunge a un primo traguardo il Padre Martino Capelli, della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù. Abbiamo oggi concluso il processo diocesano della sua causa di beatificazione, dopo un lavoro durato più di cinque anni.

Sono stati pazientemente raccolti e vagliati tutti i documenti e le testimonianze circa la vita, le virtù, la fama di santità del Servo di Dio. E io voglio esprimere pubblicamente plauso e riconoscenza per quanti direttamente o indirettamente hanno contribuito al buon esito di questo primo esame.

Per questa mèta raggiunta si allieta ed è grata al Signore la famiglia dehoniana, che riconosce in Padre Martino uno dei suoi figli più illustri e più cari. Ne ha accolto la professione religiosa, l’ha spiritualmente e culturalmente formato, si è giovata del suo insegnamento e della sua esemplare partecipazione alla vita comunitaria.

Ma anche per la nostra Chiesa di Bologna oggi è un fausto giorno, dal momento che egli ha atteso qui ai suoi studi umanistici e teologici, nella nostra città è stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1938, in mezzo alla nostra gente ha svolto il suo prezioso ministero pastorale, nel nostro territorio ha incontrato la sua tragica e gloriosa nascita alla vita del cielo.

Il suo Signore l’ha condotto per mano su strade diverse dalle sue attese e impensate. Quando accarezzava nell’animo l’ideale dell’avventura missionaria, gli è stato chiesto invece la fatica di attendere agli studi biblici a Roma. Pensava alla Cina, e ha trovato il suo campo di lavoro apostolico tra i montanari bolognesi.

Ma il suo animo, cresciuto anno dopo anno nella ricerca della volontà di Dio come via reale alla perfezione e nella meditazione dell’immolazione amorosa di Cristo per la redenzione degli uomini, si era andato inconsapevolmente preparando al raggiungimento di un grado eroico di carità pastorale.

Siamo ben consapevoli che con l’atto formale oggi compiuto non siamo ancora entrati nell’area delle certezze: siamo ancora in quello delle speranze. Ma adesso, dopo tutte le ricerche, tutte le analisi, tutti gli studi, la nostra è diventata una speranza solidamente fondata. Tanto che non riteniamo imprudente affidare questa causa, che ci sta a cuore, al superiore giudizio della Sede Apostolica.

10/02/2001
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