Commemorazione dei fedeli defunti

Contemplare oggi questa altra citta ci aiuta tanto a capire la nostra. Solo sapere vedere le cose invisibili permette di comprendere quelle visibili. Qui troviamo il nostro passato, le radici senza le quali non possiamo vivere. Qui vediamo anche il nostro futuro, perche la vita non e un cerchio che si chiude ma una linea che giunge in un luogo. Qui scopriamo qualcosa che ci unisce al di la del sangue, delle idee, della vicinanza. Siamo tutti mortali, gente che morira, che un giorno sara accolta qui. Ricordarlo libera dalla tristezza, non la nutre! La consapevolezza ci aiuta a vivere bene, non a incupirci o rassegnarci! Essere mortali, diceva Mazzolari, e il primo segno della nostra fraternita e questo dovrebbe anche essere la sorgente di una pieta vicendevole. “Perche ci deve essere tanta divisione tra me e il prossimo? Siamo uguali”. Cerchiamo l’uguaglianza che anticipa l’altra vita applicando la regola d’oro: fate agli altri quello che volete sia fatto a voi. Perche siamo uguali nella morte ma lo siamo anche nella vita. Diversi tutti ma tutti desiderosi e bisognosi di speranza, di amore, di protezione, di casa, di stabilita. Da questa consapevolezza nasce la solidarieta. Qui e li non siamo soli. Davanti all’orizzonte della vita siamo tutti scossi da domande, privati dalle piccole grandi onnipotenze, liberi dalle certezze egocentriche per cui tutto inizia con noi e pensiamo non abbia fine o non vogliamo riconoscerne il limite. Consideriamo il soffio dei nostri giorni, il gemito della creazione che diventa anche la mia personale sofferenza o quella del prossimo, la disperazione e lo sconsolato dolore delle troppe Rachele che piangono perche i loro figli non sono piu. Quando proviamo a misurarci con questo orizzonte proviamo le vertigini ma anche sentiamo intima la misericordia di Dio. Egli sa che non capiamo mai abbastanza; non ci spiega tutto perche non possiamo capire tutto, ma ci fa comprendere in maniera inequivocabile quello che spiega davvero tutto, l’amore. Sono i piccoli che capiscono il regno di Dio, cioe l’eterno, sono coloro che si aprono all’amore, ne hanno bisogno, ci credono. I defunti sono stelle che ci aiutano a orientarci nell’enormita del cielo; ad ascoltare, noi che siamo ancora avvolti dal grembo del creato, le voci e la realta di chi vive nell’altra vita, nati al cielo, tutti dolorosamente, con la morte. Essi ci invitano a cercare quello che serve, a non sprecare il dono del tempo e delle tante opportunita, a non nascondere il nostro personale e unico talento togliendolo cosi agli altri e perdendolo. I defunti ci invitano a non vivere per noi stessi, a non stancarci di amare perche solo questo non finisce e nessuno, nemmeno la morte, ce lo puo portare via. Nella sapienza dei padri tutte le stelle riflettevano l’unica luce di amore che e il sole di Dio. Essi ci aiutano a penetrare il buio della notte e a credere che il sole di Cristo sorge e restituisce la vita. La morte la vinciamo come ci ha insegnato Dio: perdendo la vita per amore.
Gesu ci aiuta a vedere il nostro futuro in maniera molto concreta, stabilendo anche un rapporto stretto tra la nostra vita concreta e il regno, cioe il futuro. Quello che c’e dopo e intimamente legato alle nostre scelte e inizia quindi oggi. Insomma ci aiuta a contemplare gia oggi quando uno dei suoi fratelli piu piccoli e amato, una primizia del futuro. E a sapere gioire per questo. Gesu vince il male perche dona gratuitamente tutto quello che ha per togliere la fame e la sete di senso, di vita, di futuro; accoglie, perche tutti abbiano un posto; riveste i nudi, cioe da dignita e protezione alla debolezza; visita chi e malato perche nessuno sia solo; va a trovare chi e in carcere, prigioniero del male, perche ognuno non sia mai il suo peccato e si senta amato ed abbia fiducia; si e fatto straniero perche ha camminato con tutti quei pellegrini che debbono cercare infinite strade per capire dove sono diretti, se si possano chiamare uomini e non trovano la risposta. Gesu e il primo dei piccoli: ha fame e sete; si fa straniero perche tutti siano visti come fratelli e nostro prossimo; si lascia spogliare di tutto; e malato e in carcere.
Noi, individualisti come siamo, pensiamo che nessuno ci puo giudicare e che ognuno sia giudice unico della propria vita. C’e un giudizio di Dio, senza diaframmi, senza facili condiscendenze e falso rispetto, che rivela le conseguenze della nostra azioni, giudizio che non coincide con quello che pensiamo noi, con le nostre abitudini. In realta ne abbiamo un disperato bisogno, per renderci conto per davvero, per capire dove camminare, per aprire gli occhi su noi stessi e sugli altri. Ed e un giudizio di amore, ma vero, non aggiustato. C’e un io e un tu: io avevo fame e tu mi hai dato da mangiare. E se siamo soli davanti a questo tu, se lo riconosciamo anche se non sappiamo chi sia, troviamo il senso della nostra vita personale, presente e futura. Ero io quando ti sei fermato, quando non hai avuto paura; quando hai regalato senza calcolare; quando non hai avuto frasi banali, di convenienza, ma mi sei stato vicino con amore; quando sei stato attento, premuroso, mi hai aspettato anche se non capivo; quando mi hai trattato come fossi tuo figlio o tuo padre; quando non sei andato via subito, mi hai fatto sentire a casa, mi hai adottato anche se ero straniero; quando non mi hai condannato ma ti sei chiesto cosa potevi fare per aiutarmi; quando non ti sei arreso al primo problema ma sei stato insistente piu delle difficolta; quando non sei scomparso e ti sei preso un po’ del mio dolore; quando hai smesso di pensare solo a te, di cercare i tuoi vestiti, la tua apparenza, la tua convenienza e mi hai aiutato anche se non avevo nulla da darti in cambio; quando hai sentito tua la mia solitudine, il mio freddo, la mia paura nella malattia, la disperazione nel carcere; quando hai vinto le tue abitudini, la pigrizia dell’adulto o la dissipazione del giovane, quando non ti sei accontentato delle teorie ma mi hai incontrato nella carne. “Venite, benedetti”. E’ una benedizione volere bene. Cosi viviamo oggi quello che non finisce, la gioia della vita tutta: donando, accogliendo, vestendo, visitando. Ma anche: quando non ti ho visto? Quando il mondo finiva con te; quando pensavi piuttosto ai soli, alla tua fame di considerazione e di conferme; quando non avevi tempo per ascoltarmi o ti sembrava inutile, perche pensavi di avere gia fatto abbastanza o credevi di conoscermi gia senza fare spazio; quando hai aspettato ed alla fine non hai fatto nulla; quando hai pensato che tanto era impossibile o che era troppo; quando hai pensato bastasse dirmi una parola per sentirti a posto; quando ti sei creduto troppo importante per un gesto cosi umile, concreto; quando hai pensato che se ero cosi era per colpa mia; quando hai creduto piu importanti la carriera o quello che avrebbero pensato gli altri e ti sembrava poca cosa aiutare un povero; quando hai cercato di verificare se era proprio vero che avessi fame o mi hai ridotto ad un programma o ad un utente; quando hai avuto paura e non l’hai vinta con l’amore; quando non hai creduto vero quello che tu non vivevi o ti sei legato affettivamente solo a quello che ti riguardava direttamente; quando non ti andava e basta o quando hai umiliato i fratelli piu piccoli con la sufficienza e il paternalismo. Quando hai creduto che tanto non avevo nulla da darti e non hai capito il mondo che avevo nel cuore.
Preghiamo assieme a quelle stelle che sono i nostri fratelli, avvolti nel mistero pieno dell’amore. Essi pregano per noi e con noi. Il nostro ricordo e sempre parziale e negli anni i tratti umani si sfumano in una luce. A stento riusciamo a ricordare le tante persone viandanti della vita che hanno camminato con noi e che adesso sono avanti nella stessa strada. Ecco, il Signore e la nostra memoria, perche ama pienamente e conta persino i capelli del nostro capo.
Signore, che apri agli uomini del mondo la via del cielo, con la tua croce illumini di speranza ogni sofferenza e rispondi alla nostra domanda di vita eterna. Liberaci dalla paura di perderci. Custodisci all’ombra delle tue ali i nostri cari, perche siano anche loro dove tu sei. Per intercessione di Maria, madre della misericordia, volgiti con il tuo amore senza fine, insegnaci ad essere buoni, pieni di compassione e di amore verso chi ha bisogno di protezione e riparo. Ricordati di tutti, viventi e non viventi, Dio di amore che non finisce. Amen.

02/11/2016
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