Veglia di Ognissanti

Non possiamo accettare l’indifferenza. E’ una nebbia che avvolge e conquista poco alla volta, che rende tutto lontano, come ovattato, per cui finisci per credere che non esistano più le durezze, non si sentono le urla, ci si abitua a tutto. Ma noi possiamo abituarci al dolore? Spesso sentiamo parole di odio, di intolleranza, con le quali non possiamo mai convivere perché sono sempre semi fertili. Il male, infatti, non è mai inerte e cresce proprio nell’indifferenza, di notte, quando tutti dormono il seme della zizzania soffoca il grano. L’indifferenza nutre la paura, tanto che perdiamo il senso delle proporzioni, diventiamo gretti, ci sentiamo in diritto, quasi in dovere, di alzare i muri, quelli che sempre ci allontanano dagli altri e ci isolano. I problemi sono minacciosi, ma non li evitiamo o li risolviamo ignorandoli!
Beati gli afflitti perché saranno consolati. E questa consolazione inizia sentendo la sua vicinanza, non da lontano, ma tutta espressa nella commozione di Gesù che piange davanti al male e sceglie di combatterlo donando. Salva la vita donando la sua e questa si fa solo per amore. Per questo siamo qui. Perché la nostra gioia non è separata dal dolore. Non possiamo essere nella gioia senza ricordare e condividere la sofferenza degli altri allo stesso tempo. Non possiamo abituarci alla barbarie di Caino e di un Caino che ha mezzi sempre più terribili di annientamento.
Vogliamo essere artigiani di pace. E’ un atteggiamento di pace tutt’altro che fuori dal mondo. Senza la pace, senza cercarla diventiamo tutti come Caino, schiavi del pensiero di Caino: “a me che importa”! Perché ogni guerra è fratricida. Ogni pezzo è mondiale, quindi non posso considerami uno spettatore se è mondiale, perché riguarda anche me! Ci chiede di restare uomini e solo così si possono rendere, con pazienza, di nuovo uomini quelli che sono diventati lupi. Non potremo mai come una madre, come Rachele, mai abituarci alla perdita dei nostri figli. Non posiamo abituarci alla guerra, vederla da lontano, girare canale, attutire talmente il dolore da non capirlo più. Solo chi crede nella visione della pace la può costruire. La paura fa chiudere e sconsiglia qualsiasi avventura di pace. Ma la guerra è sempre un’avventura senza ritorno! Come vivremo? Chi ci difenderà? Noi vorremmo sentir dire: pace e soprattutto vorremmo sentir dire: sicurezza. Ma la linea della pace passa dentro di noi ed inizia nello stare con loro, con le vittime. La pace inizia nella preghiera e nel seguire l’uomo di pace che è Cristo. La preghiera protegge il mondo, la preghiera protegge i singoli popoli più che la forza delle armi. La preghiera ci sveglia. E’ la prima solidarietà, che anima tutta la solidarietà pure dovuta, che non si arrende. Non possiamo dormire. La nostra generazione è un po’ come addormentata. Non ci sono soluzioni facili in un tempo difficile, non ci sono soluzioni semplici in un tempo complesso. Siamo chiamati tutti a vivere questo tempo con coraggio ma anche con luce interiore, quella che ci rende grandi. Ci vuole coraggio. Diceva Papa Francesco domenica scorsa: “Ci vuole il coraggio di rafforzare i passi vacillanti, di riprendere il gusto dello spendersi per il Vangelo, di riacquistare fiducia nella forza che la missione porta con sé. È tempo di coraggio, anche se avere coraggio non significa avere garanzia di successo. Ci è richiesto il coraggio per lottare, non necessariamente per vincere; per annunciare, non necessariamente per convertire. Ci è richiesto il coraggio per essere alternativi al mondo, senza però mai diventare polemici o aggressivi. Ci è richiesto il coraggio per aprirci a tutti, senza mai sminuire l’assolutezza e l’unicità di Cristo, unico salvatore di tutti. Ci è richiesto coraggio per resistere all’incredulità, senza diventare arroganti. Ci è richiesto anche il coraggio del pubblicano del Vangelo di oggi, che con umiltà non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Oggi è tempo di coraggio! Oggi ci vuole coraggio!”.
Possa Dio ascoltare la nostra preghiera, possa la sua misericordia proteggere donne, uomini, bambini innocenti, nel giorno e nella notte. Possa egli essere la pace delle nostre città, possa egli essere la difesa di interi popoli. E venga il giorno in cui il sangue degli innocenti non sarà più sparso e si affermerà dovunque la tanto desiderata pace. L’autore delle lamentazioni è il piccolo Omran, è suo padre, è l’intera città di Aleppo. “Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti. Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato. Ha teso l’arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette. Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno”. “Piangiamo con lui. Rivoli di lacrime scorrono dai miei occhi, per la rovina della figlia del mio popolo. Il mio occhio piange senza sosta perché non ha pace, finché non guardi e non veda il Signore dal cielo”.
Non c’è futuro senza pace. Anche per questo rinnoviamo il nostro impegno a disarmare i cuori, perché la pace non viene per caso, ma solo se la si desidera, la si cerca, la si difende e la si costruisce. Chi vive la pace dentro di sé, è libero dai semi di divisione e può donare la pace. Diceva Santa Caterina “A questa umiltà ci insegna di giungere il diletto compagno del nostro patriarca S. Francesco, cioè frate Egidio, il quale disse: “Chi vuole possedere perfetta pace spirituale, che è vera madre dell’umile mansuetudine, consideri ognuna sua superiora e amando non desideri essere amata e servendo non desideri essere servita…”.
“Vi prego anche, dilettissime sorelle, che facciate buona e diligente guardia, affinché la dannativa e pestifera carogna della mortale ambizione non abbia più spazio in voi per l’avvenire, come l’ha avuto nel passato, poiché io ho ben capito che essa è quella pungente ortica che scaccia il soavissimo olivo della santa pace”. “La Pace di Cristo dolce Amore sia sempre nei cuori di tutto il popolo cristiano per il quale e dal quale sempre sia benedetto e lodato il nostro vero e uno Dio in Trinità perfetta e Verbo incarnato Amen”

31/10/2016
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