Corpus Domini

Sentiamo oggi la presenza di Cristo in questa festa, sempre intima e sempre grande, universale, senza confini, cosmica. “In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo”. L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. E’ una festa di tutti ma personale; mia ma non esclusiva; pura, nonostante il nostro peccato, perché il suo amore ci libera dal male. E’ un pane di amore, pieno di fiducia in chi lo riceve. Si consegna senza difese a noi, per liberarci dallo scetticismo e dalle paure che ci fanno conservare la nostra vita invece di perderla. E’ un pane puro, per liberarci dalla diffidenza che va vedere solo lo sporco e ci fa credere che niente valga la pena. E’ un pane gratuito, per ricordarci che l’amore non è mai possedere, ma condividere, in quella strana matematica di Dio per cui condividere significa moltiplicare. Avviene oggi in un mondo dove ognuno “deve” pensare a sé, come accettano gli stessi discepoli, dove se tu non paghi non puoi vivere, dove la persona, l’uomo perdono valore perché tutto è giudicato dall’idolo del denaro. Questo pane ci rende tutti bambini, perché sentiamo la sua grandezza e ci libera dalla vergogna di tendere le mani. Riceviamolo sempre con lo stupore della Prima Comunione. E’ un pane che si riceve, non si prende. E’ un dono, non un diritto. Non me ne impadronisco, lo ricevo, come i pani dati da Colui che il dono e che ce li affida perché li regaliamo a nostra volta.
“Fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione”. E’ la nostra gioia di oggi. Fermarci, adorare, cioè essere attirati verso di lui, sentendo il mistero che ci trasforma come ha trasformato l’ostia. “Sentiamo” così la tenerezza del suo amore per noi, del quale abbiamo sempre bisogno, per essere liberi da ogni idolo che illude la nostra fragilità. Questa presenza ci porterà anche fisicamente per le strade della nostra città. La processione che faremo al termine della Messa esprime il “seguimi” che l’eucarestia continua a proporre ai discepoli, aprendo gli occhi così facilmente chiusi perché lenti di cuore nel credere. “Seguimi” è la prima e ultima proposta della nostra vita, di quella via che si schiude sempre davanti a noi, che ci fa vedere con occhi nuovi la città e la folla degli uomini, via che più percorriamo e più si allunga. Frere Roger Schutz diceva che Gesù non propone ai suoi “sii te stesso” ma “seguimi”. Gesù ci fa uscire, ci manda a condividere il pane della terra, per non ammalarci, per riconoscere la sua presenza nella carne dei poveri e del prossimo, per nutrire noi la fame dei quella folla che non è un insieme indistinto e senza richieste come ci fa credere l’indifferenza, ma persone come solo la misericordia ci permette di riconoscere. Tra poco, mentre cammineremo lungo la strada, sentiamoci in comunione con tanti nostri fratelli e sorelle, con tutti i viandanti di questa nostra città. Questo amore di Gesù non è una questione del passato. Quanta fame di amore, di immortalità, di vita, di affetto, di cure, di perdono, di misericordia che può essere saziata solo con il pane che giunge dall’alto e con il nostro amore che Egli ci ha affidato. Coloro che sono nutriti dall’Eucaristia sono chiamati a donare il pane del Vangelo a quanti non l’hanno ricevuto. E’ vero, come notano i discepoli, che intorno a noi c’è tanto deserto! Sono spesso i cuori degli uomini che non hanno futuro, che hanno poco amore, che si inaridiscono nelle paure, nella disillusione, nello sconforto. Il deserto è brutto. Gesù non accetta sia il destino, come la rassegnazione dei discepoli e ci manda proprio a noi a trasformare il deserto in un luogo pieno di vita. Ha detto Papa Francesco: “Si può andare ad asciugare tante lacrime perché tutti possano sorridere. Guardate un giorno la faccia delle persone quando andate per la strada: sono preoccupati, ognuno è chiuso in sé stesso, manca il sorriso, manca la tenerezza, in altre parole l’amicizia sociale, ci manca questa amicizia sociale. Dove non c’è l’amicizia sociale sempre c’è l’odio, la guerra. L’amicizia sociale si deve fare con il perdono, con l’avvicinarsi”. Pensiamo ai tanti affamati di futuro, come i disperati che salgono sui barconi in un mare che diventa la loro tomba. Come è possibile non trovare qualcuno che spezzi il pane per loro! Non bastano le maniere buone, le sensazioni, se poi non cerchiamo l’ortoprassi, il fare bene, frutto dell’eucarestia. Nei fatti si verifica quello che abbiamo nel cuore.
Il Corpo dell’altare rimanda a quello del povero e viceversa. Corpus Domini tutti e due. Diceva San Giovanni Crisostomo: “usciamo da qui per andare a stringere le mani dei poveri, dove noi troveremo veramente l’orto degli ulivi, perché la folla di poveri è come una pianta di ulivo. E’ da lì che viene poco a poco questo olio che ci sarà così necessario alla nostra morte”. Il pane eucaristico diventa pane di affetto, di vicinanza, di compagnia, di visita, di nutrimento, di medicine, di case, di protezione, di lavoro, di possibilità per chi ne ha bisogno! La moltiplicazione del pane anticipa e realizza già oggi il Regno di Dio, quando gli affamati saranno saziati e quelli che sono sazi avranno fame!  I discepoli pensano che bisogna mettere un limite. “Congeda la folla!”.  Manda via! Che vuol dire anche: “Basta! Ognuno deve pensare a sé!”. In fondo è l’idea triste di ridurre il Vangelo ad un discorso spirituale, lasciando che la vita resti la stessa. Sembra che la preoccupazione per gli altri è solo per non farsene toccare. I discepoli ragionano con la paura di essere coinvolti in problemi troppo grandi per loro! E la paura pensiamo giustifichi tutto! Curiosamente sembra che siano loro a preoccuparsi della folla, mentre Gesù appare un incosciente che continua a parlare, a tenerseli vicini, a non mandarli via! Forse anche Gesù era un “buonista”! In realtà i discepoli realisti pensano non si possa fare niente, mentre Gesù vuole che tutti mangino! La folla non aveva domandato nulla. Gesù non giudica, non si accontenta, ma, come la misericordia, riconosce la fame e anticipa le richieste. I discepoli sembrano previdenti, ma per non avere problemi! Il male peggiore è quello di chi nasconde sotto le preoccupazioni per gli altri il proprio interesse, il pensare a sé, l’avarizia, la paura di prendersi responsabilità. I discepoli sono convinti che il loro destino non ha niente a che fare con quello della folla! Che fare? Non si può certo vivere facendo finta di non sapere o di non aver visto! Mandare via ci fa credere di avere tanto, di conservare qualcosa per noi, ma non risolve il problema vero, loro e nostro, che è il deserto e la fame della folla! Solo il donare rende grandi, grandi nell’amore, nel fare qualcosa per gli altri, non perché facciamo tutto da soli, anzi proprio perché impariamo a essere insieme. Dare il pane fa trovare la comunione a quei discepoli che altrimenti si appassionano nell’eterna discussione su chi è il più grande.  “Date voi stessi da mangiare”. Basta poco. Inizia e poi vedrai che non te ne mancherà e non finirà. Ma devi cominciare, non avere paura degli umili inizi. L’unica possibilità che i discepoli vedono è i soldi, perché pensano che solo questi possano offrire possibilità nella vita. Forse sono diventati anche loro materialisti. E senza amore lo diventiamo tutti tanto facilmente, tanto che non sappiamo più compiere i miracoli della misericordia, quelli dell’eucarestia spezzata sull’altare e nella vita!  Quel giorno non cadde la sera. Ogni volta che per fede amiamo e doniamo quello che abbiamo, si moltiplica e capiamo come l’amore non finisce e ci nutre a sazietà. Perché quel pane è frutto della terra e insieme del cielo, è nostro ed è di tutti, frutto e principio di unità. “Come questo pane spezzato era sparso sui colli e raccolto divenne una cosa sola, così la tua Chiesa dai confini della terra venga radunata nel tuo Regno”.
Così pregava Papa Benedetto: “Guidaci sulle strade di questa nostra storia! Mostra alla Chiesa e ai suoi Pastori sempre di nuovo il giusto cammino! Guarda l’umanità che soffre, che vaga insicura tra tanti interrogativi; guarda la fame fisica e psichica che la tormenta! Dà agli uomini pane per il corpo e per l’anima! Dà loro lavoro! Dà loro luce! Dà loro te stesso! Purifica e santifica tutti noi! Facci comprendere che solo mediante la partecipazione alla tua Passione, mediante il “sì” alla croce, alla rinuncia, alle purificazioni che tu ci imponi, la nostra vita può maturare e raggiungere il suo vero compimento. Radunaci da tutti i confini della terra. Unisci la tua Chiesa, unisci l’umanità lacerata! Donaci la tua salvezza! Amen!

26/05/2016
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