Domenica della Parola – Istituzione di otto lettori

Oggi è la seconda Domenica della Parola, dopo quella indimenticabile celebrata con Papa Francesco proprio qui a Bologna. Ed è un motivo in più per curarla con particolare devozione. Egli ci ricordò come il Signore fa ardere il cuore perché ci fa sentire amati e consolati. Doniamo questo amore e questa consolazione a chi ne ha bisogno, chiunque sia. Possiamo “ascoltare e mettere in pratica”, cioè non lasciarla lettera morta, per non diventare tiepidi nella paura, freddi nell’indifferenza, aggressivi nella disillusione. La Parola del Signore è offerta a tutti ed è per tutti. Qualche volta, come i farisei, pensiamo sia per gli altri, la complichiamo, ne facciamo un riferimento lontano, scontato, inefficace, riempiendoci così di tante altre parole che affollano la nostra vita e spesso la confondono. Senza la Parola viviamo come a Babele, parlando ognuno un linguaggio che gli altri non capiscono, perché manca la parola di amore che permette l’incontro. La Parola di Dio è parola di amore, non un ordine o il regolamento da seguire. Se abbiamo l’umiltà dell’ascolto, se siamo piccoli come bambini e sentiamo in essa tutto l’amore e la presenza di un Padre che ci parla. Veneriamo il Verbum Domini per comprendere il Corpus Domini ed amarlo anche nell’inseparabile  Corpus Pauperum, i suoi e nostri fratelli più piccoli. Le tre P, pane, parola, pover, sono tutte e tre molto concreti. Il Verbo continua a farsi carne ed ha bisogno del nostro “si” come quello di Maria. Dio non chiede mai qualcosa di impossibile, di troppo difficile. La Parola è un giogo dolce e soave per chi si lascia condurre da essa. La Parola è come l’acqua che spegne la nostra sete di senso, di speranza, di futuro, di verità. E chi beve di quest’acqua diventa una sorgente per gli altri, perché dal suo curoe sgorgherà amore.Papa Francesco ci disse che “La Parola di Dio scava in profondità, «discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4, 12)”. Essa è sempre una parola creatrice, che genera vita in chi la ascolta e la mette in pratica perché è parola di amore. A volte abbiamo difficoltà nel capirla, nel fare spazio tra le nostre tante parole, che affollano il nostro cuore. San Gregorio Magno, per aiutarci a non arrenderci di fronte alle difficoltà, diceva: «le parole divine crescono insieme con chi le legge». San Girolamo consigliava la matrona romana Leta per l’educazione della figlia: «Assicurati che essa studi ogni giorno qualche passo della Scrittura … Alla preghiera faccia seguire la lettura, e alla lettura la preghiera … Che invece dei gioielli e dei vestiti di seta, essa ami i Libri divini». E a Nepoziano consigliava: “Leggi con molta frequenza le divine Scritture; anzi, che il Libro Santo non sia mai deposto dalle tue mani. Impara qui quello che tu devi insegnare”. E’ questa la raccomandazione che affidiamo ai lettori, ministri della parola anzitutto nel leggerla per sé e poi per gli altri. Masticate la Parola perché assimilandola aiuti concretamente il vostro vocabolario, diventi la vostra parola. Non diventiamo mai dei ripetitori vuoti, ma come dei bambini impariamo a parlare ascoltando la voce del Padre. E non smettiamo di imparare a farlo! I lettori non sono locutori, ma uomini che proclamano la Parola anzitutto conoscendola, amandola, venerandola e vivendola. 
           La Parola genera, come il seme nella terra buona del cuore, i suoi frutti. A noi è affidata per seminarla nei cuori degli uomini, comunicando il Vangelo perché diventi predicazione informale, arrivi al cuore, con le nostre parole. “Se ricevessi una lettera di un imperatore terreno, non indugeresti, non riposeresti, non concederesti sonno ai tuoi occhi, se prima non avessi conosciuto ciò che l’imperatore terreno ti avesse scritto. Ora non trascurare di leggere la lettera di Dio” ammoniva Gregorio Magno. E’ una parola di amore e chiede di essere letta con amore e comunicata con amore, senza tiepidezza e freddezze. Il cristiano è un uomo  che ha sentito il suo cuore ardere per quello che ascoltato e non lo tiene per sé ma riprende con la forza che la Parola fa “sentire” nel cuore, insieme alla comunità dei fratelli. Come affermava Sant’Ambrogio: “Quando prendiamo in mano con fede le sacre Scritture e le leggiamo con la Chiesa, l’uomo torna a passeggiare con Dio nel paradiso”. Non abbiamo paura di essere noi stessi, nudi, senza difese, come Adamo ed Eva davanti a Dio, perché non ci giudica, ci ama. Vorrei che intorno alla Parola si riunissero fratelli e  sorelle che si aiutano ad ascoltarla, a pregarla, a capirla, a rispondere ad essa per metterla in pratica. Come per l’adorazione davanti a Gesù Eucarestia occorre mettersi in atteggiamento di ascolto, di contemplazione, verso di essa. L’amore per Dio comincia con l’ascolto della sua Parola e analogamente l’amore per il fratello comincia con l’imparare ad ascoltarlo. E quanti cercano un ascolto non digitale, libero da luoghi comuni e pieno di speranza! Per questo quanto è importante che in ogni parrocchia e comunità, anche sui luoghi di lavoro o all’Università  si rafforzassero i gruppi della Parola esistenti e se ne formassero altri, ovunque e con modalità diverse e adatte agli interlocutori. La Parola entra nelle case, come avvenne per Zaccheo! Voi lettori siatene parte e se possibile anche animatori, anzitutto con la gioia di leggerla e capirla assieme. E’ sempre la stessa ed è sempre nuova. Più che maestri condividetela. Chi offre il pane sarà anche lui saziato. Siate insomma profeti, perché Dio non è geloso, anzi, affida il suo Spirito anche a chi sembrerebbe lontano. Un uomo solo pieno di Spirito cambia il mondo. Se siamo santi, cioè pieni di amore, la vita intorno a noi cambia, perché tanti riconoscono nelle nostre opere buone la gloria di Dio. E un uomo buono fa cambiare la vita di molti! Diceva San Serafino di Sarov: “Acquisisci uno spirito pacifico e migliaia intorno a te si salveranno”. Non è mai irrilevante quello che facciamo se lo facciamo per amore. Dobbiamo avere la sicurezza che l’amore produce sempre amore, anche se noi non lo vediamo. E’ qella di San Francesco che “689  102. Quantunque questo uomo beato non avesse ricevuta nessuna formazione di cultura umana, tuttavia, istruito dalla sapienza che discende da Dio e, irradiato dai fulgori della luce eterna, aveva una comprensione altissima delle Scritture. La sua intelligenza, pura da ogni macchia, penetrava le oscurità dei misteri, e ciò che rimane inaccessibile alla scienza dei maestri era aperto all’affetto dell’amante.  Ogni tanto leggeva nei Libri Sacri, e scolpiva indelebilmente nel cuore ciò che anche una volta sola aveva immesso nell’animo. «Per lui, la memoria teneva il posto dei libri», perché il suo orecchio, anche in una volta sola, afferrava con sicurezza ciò che l’affetto andava  meditando con devozione.
            Gesù ci propone di guardare a noi stessi. Il male non è solo fuori ma anche dentro di noi! “Se la tua mano”. Noi siamo molto rapidi nel vedere la pagliuzza, molto meno quando noi siamo motivo di scandalo per i piccoli. Mani, occhi, piedi: lo scandalo è concreto, fisico! Ad esempio: le mani alzate contro gli altri o tenute chiuse per avarizia o incapaci di stringere chi è nel bisogno, fanno inciampare i piccoli, li fa sentire soli, li umilia, diventano scarti! Occhi pieni di diffidenza o freddezza danno scandalo, confondono, allontanano; come i piedi che vanno contro gli altri. Bisogna tagliare perché non c’è compromesso possibile. Se non ce ne liberiamo tutto noi stessi finisce posseduti dal male. E Gesù vuole che “entriamo nella vita”, fin da oggi! Perché “oggi” s compie la Parola che ci viene annunziata! Tagliare non vuol dire perdere ma trovare, guadagnare un occhio buono, una mano generosa, un passo di amore. Gesù non mette mai paura, anzi ci liebra da questa. Indica le conseguenze delle nostre azioni. Lo ripete spesso: conservare significa perdere.
         Signore, apri il nostro cuore all’ascolto alla Parola, che ci fa conoscere il mistero della tua presenza, perché è la lettera di amore Dio e la sua chiamata per la nostra povera vita. In essa, che si lascia prendere tra le nostre mani, abita il Verbo che vuol farsi carne in noi, che desidera solo amarci pienamente perché con il suo cuore nel nostro renda nuovo ciò che è vecchio e generi la luce che non finisce.  Signore, la Parola trasmette oggi la forza del tuo amore ed è seme che cerca solo la terra buona della nostra vita per potere dare frutto. Essa è il lievito che farà fermentare la pasta. Apri i nostri occhi perché ci accorgiamo della tua presenza, finalmente aperti alla mensa della condivisione con te e con il prossimo, perché tutto ciò che è tuo è nostro e l’amore cresce donandolo, rende facili anche le cose difficili e sempre nuove le cose abituali.  Maria, che ha creduto all’adempimento della tua Parola e che continua a chiederci di fare tutto quanto Egli dice, interceda per noi. Amen

30/09/2018
condividi su