Domenica delle Palme

Entrando in questa casa abbiamo ricevuto un ramo di ulivo. Ricorda quelle fronde che la folla di Gerusalemme avevano tagliato per accogliere Gesù che entrava nella città, per fargli festa. Sì, per noi che vogliamo essere felici, che cerchiamo qualcuno che ci comprenda, di cui fidarci, senza ipocrisie; qualcuno che non disprezzi la nostra debolezza, che non ci giudichi e non ci usi, ecco, per noi viene questo Re mite ed umile. E’ il buono, l’unico buono che ci fa credere nella bontà quando tutto chi sembra sporco. E’ il giusto che non condanna il nostro peccato; il padre che non smette di darci fiducia e ci aiuta ad essere migliori. Questa è la nostra gioia, profonda, intima. Il ramo di ulivo significa che vogliamo aprire il nostro cuore, che disarmiamo le nostre mani perché imparino ad aiutare il prossimo; la nostra lingua perché abbia parola di amore, i nostri occhi perché non cerchino la pagliuzza ma scoprano la presenza di Dio in ciascuno e in ogni cosa. Così entriamo anche noi con Lui nella città, nei cuori degli altri. Questa gioia è accompagnata dalla commozione per un amore così grande. Portiamo questo ramo di ulivo a tanti che hanno bisogno di un po’ di pace vera, di amore sincero. E soprattutto portiamolo nel nostro cuore sempre, con una vita piena di amore per chi incontriamo. E’ un ulivo che diventa sofferenza, perché amare è anche affrontare le inevitabili difficoltà. E’ lo stesso ulivo dell’orto dove Gesù sceglierà di non scappare salvando se stesso; non si addormenterà, lui, lasciando perdere, dove soffrirà come uno che ama per davvero. E questo ulivo è segno di un amore vero, più forte della morte, non un generico e facile “vogliamoci bene, ma il personale, definitivo “io ti voglio bene”, dono la vita perché il nemico della vita sia sconfitto, oggi e domani. La morte da definitiva diventa temporanea. E anche noi possiamo portare un po’ di questo amore a chi vive a morte prima della morte. Perché lo scarto delle persone, la chiusura, l’indifferenza, il pregiudizio, il rancore, il facile guardare senza fare nulla, sono tutti alleati del male, quello che poi distrugge la vita. E accogliere Gesù vuol dire aprire concretamente il nostro cuore alla sua parola e le nostre case all’accoglienza dei suoi fratelli più piccoli, in particolare i poveri. Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me, dice Gesù.
Gesù vive la sua passione solo per amore, perché come una padre e un fratello maggiore non vuole accettare la logica del pensare a sé quando conosce il nostro bisogno. Ecco, vince la morte donando se stesso, vero ulivo della nuova alleanza. Lui è la manifestazione piena della misericordia di Dio. Per trovare misericordia dobbiamo essere misericordiosi, altrimenti la perdiamo, crederemo sia un merito, una fortuna, un diritto, mentre è solo per amore. Ecco cosa ci chiede questa Settimana Santa: scegliere di stare con lui, aprire il nostro cuore al suo amore come dei bambini che non si stancano di sentire la gioia per qualcuno che ama proprio la loro vita, che si ricorda del loro nome, che li prende sul serio, che capisce le loro paure, che li protegge, che li prende la mano nei momenti difficili, che li fa andare per renderli consapevoli ma non li abbandona mai, non li lascia soli.
Sono giorni intensi, profondi, veri come la storia di un uomo, che ci aiuta a capire la storia di tanti suoi fratelli più piccoli, di quelli che l’orto degli ulivi lo stanno vivendo oggi, nell’angoscia di fronte alla solitudine, nel buio di non avere nulla, nella disperazione o nella grigia depressione che nasconde il gusto della vita, nella lontananza da casa, nella durezza di vivere per strada, nei poveri insomma. Viviamo con misericordia. Può vivere un mondo senza misericordia? Il suo contrario è l’indifferenza che imprigiona il cuore per chi abbiamo vicino. Fate agli altri quello che vogliamo sia fatto a noi. Il perdono che riceviamo ci aiuti a perdonare. La sua misericordia senza fine ci aiuti a essere umani, ci liberi dalla paura che non ci fa servire gli altri. Non potremmo tutti fare qualcosa per chi ha bisogno? Che cristiani siamo se non seguiamo Gesù nella sua passione di amore? Possiamo essere tiepidi o distaccati osservatori? Siate misericordiosi. E la misericordia ci farà trovare la forza per non scappare di fronte al male, ci aiuterà a trovare l’intelligenza per combatterlo, a farlo non per dovere ma perché abbiamo cuore. Solo chi ci mette il cuore, come le donne, in tutta la passione, vedranno la resurrezione, la vita che non finisce e sentirà l’amore di Dio, la misericordia che non abbandona. La passione di Gesù chiarisce definitivamente da che parte sta Dio e ci aiuta a capire da che parte stiamo noi. La Pasqua significa un passaggio. Non ci sono mezzi termini: o lo seguiamo o restiamo lontani. Sì, possiamo passare dal peccato alla misericordia, dalla solitudine alla richiesta di aiuto ed all’amore; dall’arroganza e dalla superiorità all’umiltà ed al servizio; dall’avarizia alla generosità; dalla maldicenza al chiedere perdono ed alla stima dell’altro. Non ci può lasciare uguali un amore come il suo. Scegliamo di essere misericordiosi, per trovare misericordia alla nostra vita. Volgiamo i nostri occhi a colui che hanno crocifisso ed alla sofferenza delle croci di oggi, per giungere alla resurrezione, alla felicità piena.

20/03/2016
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