1. Ascoltando la lettura del Vangelo, avrete notato come Gesù cambi completamente atteggiamento nei confronti di Pietro.
Primo momento. Gesù chiede agli apostoli che cosa pensano di Lui. Pietro risponde: «tu sei il Cristo». Anche l’evangelista Matteo narra lo stesso episodio, ma al racconto che abbiamo ascoltato di Marco, aggiunge un particolare assai importante. Alla risposta di Pietro, Gesù dice: «beato sei tu, Simone di Giovanni. Non il sangue e la carne te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli». Pietro è un uomo favorito dal Padre, perché il Padre gli svela chi è Gesù.
Secondo momento. Gesù rivela agli apostoli il mistero della sua passione e morte. Egli, il Messia [il Cristo], non avrebbe avuto una fine gloriosa ma ignominiosa. Tutti pensavano che il Regno del Messia sarebbe stato un regno più splendido di gloria umana di ogni altro regno. Gesù dice che Egli dovrà passare attraverso sofferente ed umiliazioni.
Pietro, che condivideva le idee comuni, «lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo». Ed ecco come Gesù gli risponde: «lungi da me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».
Quale differenza di trattamento! Poco prima Pietro aveva ricevuto una luce divina e pensava come il Padre che è nei cieli. Ora Pietro pensa come tutti, e in lui è Satana stesso che parla.
Che cosa ha causato in Pietro il passaggio dalla Luce al potere delle tenebre? Non aver accettato che Gesù potesse percorrere una via di umile servizio per la nostra salvezza.
2. La pagina evangelica parla non solo di Pietro, ma anche di noi e a ciascuno di noi. Gesù infatti dice che anche il suo discepolo dovrà seguire la via del Maestro: «se qualcuno vuole venire dietro di me rinneghi se stesso». Che cosa significa “rinnegare se stesso”? Non seguire nel proprio modo di vivere tendenze contrarie al Vangelo, all’insegnamento di Gesù. IL “se stesso” che deve essere rinnegato è ciò che in noi, nel nostro cuore, si oppone al Vangelo. Gesù non è venuto per essere servito, ma per servire.
Ascoltatemi bene. Pietro aveva proclamato la vera fede in Gesù, ma non aveva accettato la conseguenza pratica.
La fede genera una vita nuova, se no a che giova? Avete sentito bene che cosa ci dice l’apostolo Giacomo nella seconda lettura. Ve lo rileggo: «che giova…».
Voi avete scelto di seguire Gesù nel più umile dei servizi: assicurare un pasto quotidiano ai più poveri dei poveri, coloro che non hanno nulla da mangiare. E Gesù ha detto che quando si dà da mangiare ad un povero si dà da mangiare a Gesù.
Voi infatti compite quest’opera di misericordia a nome della Chiesa, in ragione della vostra fede. Non lasciatevi sradicare da questo terreno. Non confondete mai la carità della Chiesa coll’assistenza sociale: sono due attività profondamente diverse, anche se all’apparenza uguali. La seconda di solito ha bisogno della burocrazia, e la burocrazia è la morte della carità. Non siete neppure un operatore dell’assistenza sociale: voi servite il povero non per mandato e a nome del Municipio, ma per mandato e nome di Gesù.
Come è bella la preghiera colla quale abbiamo iniziato questa Eucarestia! «o Dio…fa che sperimentiamo la tua misericordia». Sì, abbiamo bisogno profondo di fare questa esperienza. In ordine a che cosa? «per dedicarci con tutte le forze al suo servizio»: avendo ricevuto misericordia, anche noi siamo misericordiosi verso i nostri fratelli più poveri. Così sia.
Domenica XXIV per annum
13/09/2015