Festa del Vangelo — Comunità dei Figli di Maria

1.«Canterò senza fine le grazie del Signore .. perché hai

detto: la mia grazia rimane per sempre». Carissimi fratelli e sorelle,

Figli di Maria di Nazareth, a pieno diritto la Chiesa fa proprio il Salmo di

Israele e nel suo cuore essa dice: «cantero senza fine le grazie del

Signore». Non un cantico delle labbra, ma del cuore. La Chiesa infatti

ha conosciuto «il Dio di ogni grazia» – come lo chiama Pietro nella

prima lettura Рpoich̩ essa ̬ nata dalla chiamata del Padre

a partecipare in Cristo alla sua stessa gloria: «vi ha chiamati alla

sua gloria eterna in Cristo Gesù». Le “grazie del Signore” sono

tutte come concentrate, “ogni grazia” è come inclusa nella

chiamata alla gloria eterna in Cristo Gesù. «Questa è la

vera grazia di Dio», ci ripete con forza l’apostolo.

è grazia perché espressione di puro amore preveniente: «egli

ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma

per sua misericordia» [Tit 3,5]. è grazia perché ci destina

ad una condizione che supera infinitamente ogni nostro desiderio, ogni nostra

esigenza, ogni nostra aspettativa: «quelle cose che occhio non vide,

né orecchio udì, né  mai entrarono in cuore di uomo,

queste ha preparato Dio per coloro che lo amano» [1 Cor 2,9]. L’uomo è introdotto

in una condizione divina perché realmente diventa partecipe della divina

figliazione del Verbo.

La pagina dell’apostolo Pietro che stiamo meditando, sottolinea una

dimensione esistenziale della grazia divina, una dimensione che l’uomo

oggi ha particolare bisogno di sperimentare: la dimensione della stabilità,

della saldezza, della consistenza. Dice l’Apostolo che il Dio di ogni

grazia, proprio chiamandoci alla sua gloria eterna in Cristo Gesù «vi

ristabilirà, vi confermerà e vi renderà forti e saldi».

Carissimi fratelli e sorelle, la parola di Dio suggerisce in modo suggestivo

un’esperienza umana alla quale siamo quotidianamente esposti: l’esperienza

dell’incertezza, del turbamento dello spirito. Non è solo l’incertezza

circa fondamentali beni umani che può indurre gravi turbamenti del cuore.

Pensate, per fare solo due esempi, che cosa significhi l’incertezza a

riguardo del lavoro o a riguardo di una grave minaccia alla nostra salute fisica.

Ma non sto parlando di questo. è l’incertezza che riguarda la

vita come tale, il suo senso ultimo, la sua esposizione al male nel senso più radicale

del termine, ad un «nemico, il diavolo, [che] come leone ruggente va

in giro, cercando chi divorare». Ebbene, fratelli e  sorelle, è la

chiamata alla gloria eterna in Cristo, è l’essere stati eletti

e predestinati in Lui, ancor prima della fondazione del mondo, per divenire

figli di Dio: è questa grazia che ci conferma, che ci rende forti e

stabili. La “sicurezza esistenziale” profonda è il dono, è la

conseguenza di questa grazia: «la tua fedeltà è fondata».

Ma l’Apostolo non ci nasconde che è anche compito nostro e pertanto

anche ci dà un comandamento: «in essa state saldi». Cioè:

prendete sempre più coscienza della vera grazia di Dio; vivete nella

certezza che «il Dio di ogni grazia … vi ha chiamati alla sua

gloria eterna in Cristo». è questa certezza, il sentirsi non in

preda al caso ma amati da Dio, che «vi ristabilirà, dopo una breve

sofferenza, vi confermerà e vi renderà forti e saldi».

2.«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura».

Carissimi fratelli e sorelle, il Dio di ogni grazia continua a chiamare gli

uomini alla sua eterna gloria in Cristo Gesù, mediante la predicazione

del Vangelo. La voce della chiamata risuona nella parola di chi evangelizza.

Non è un dovere prima di tutto: è un’esigenza insita in

chi ha vissuto l’esperienza della chiamata. La gioia della chiamata non

può non essere condivisa. E l’annuncio del Vangelo è la

condivisione della gioia di un incontro.

Carissimi fratelli e sorelle, voi oggi celebrate la “festa del Vangelo”.

Celebrate la gioia della chiamata; celebrate la gioia di un dono immeritato;

celebrate la gioia di un senso ritrovato. Partite da questa festa ripetendo

a voi stessi, nel cuore, ogni giorno: «annunzierò ai fratelli

la salvezza del Signore». è beato infatti chi cammina alla luce

del volto del Signore e chi trova la sua gloria non nella propria, ma nella

giustizia del Dio di ogni grazia.

 

25/04/2005
condividi su