Giornata del Ringraziamento

Oggi è la Giornata del Ringraziamento. In realtà ogni domenica ci dobbiamo fermare, per avere tempo per l’anima, che è come il nostro campo intimo che se non lo coltiviamo finisce per riempirsi di zizzania e per dare lo stesso frutti, ma amari e di divisione. Oggi ringraziamo per i frutti della terra e del lavoro dell’uomo, quelli che deponiamo sull’altare perché diventino il pane e il vino del Signore, segno della Sua presenza.

Sì, mettiamo insieme a loro “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono” perché tutto quello che è genuinamente umano trova eco nel cuore di Dio e della Chiesa. Ringraziamo insieme a quanti sanno che cosa significa frutto della terra e del lavoro dell’uomo, che conoscono la fatica, la pazienza, la nobiltà del lavoro, la fierezza di potere vedere i frutti. E questi non sono aspetti del passato, ma della vita vera così com’è, quella che l’uomo digitale rischia di dimenticare chiudendosi in un mondo virtuale che è fuori dal mondo.

La terra ci fa restare dentro il nostro mondo e dalla terra si vede il cielo. Altrimenti nelle tante navigazioni dove non si comprende più il vero e il falso e dove tutto è a portata di dito, tutto sembra facile e possibile, rischiamo di vivere in un mondo fuori dal mondo. Spesso il lavoro non porta risultati proporzionati alla fatica e all’impegno e oggi portiamo anche le tante fatiche e preoccupazioni. Il Signore sa trasformare tutto perché ama e questo permette che anche le avversità diventino leggere perché siamo aiutati da Lui che è il primo seminatore, l’operaio della prima ora, il padrone dei campi che cerca sempre tanti operai, il pastore di tutte le greggi. E vuole che ognuno offra molti frutti, che vuol dire anche che ognuno dentro di sé porta nascosti i frutti.

Le avversità, che non mancano, con il Signore diventano opportunità, motivo per cambiare, per essere migliori, per disarmare il male rendendolo strumento di amore, di maggiore solidarietà, di incontro. Così è vinto: se il male diventa occasione di bene è reso inoffensivo! È quello che avete fatto durante la pandemia inviando, per solidarietà, tanti beni a chi era più in difficoltà.

         Il messaggio dei Vescovi italiani in occasione di questa Giornata del Ringraziamento ci invita a ringraziare per il dono degli animali, ammonendo però che non possono essere “oggetti di mero consumo”. Quando tutto diventa solo oggetto di consumo, come le pietre che il diavolo proponeva fossero trasformate in pane, l’uomo diviene solo stomaco e priva di rispetto ogni vivente, si immiserisce, stravolge il creato, le creature e anche se stesso. Il nostro atteggiamento nei confronti degli animali è spesso predatorio, così come verso le persone. L’idolatria dell’io ci fa sentire in diritto di prendere a qualsiasi costo, nella convinzione che rispondiamo alla nostra voracità consumando in maniera compulsiva. E se deformiamo la natura questa si ribella contro l’uomo. Gli animali sono un dono, tanto che la tradizione della civiltà agricola ha portato a sentirli e a trattarli quasi come partecipi della vita familiare.

Adesso sono diventati oggetti di mero consumo, mentre nella civiltà urbana si registra un’attenzione per gli animali da compagnia talvolta superiore a quella per gli esseri umani. “La stessa miseria che porta a maltrattare un animale non tarda a manifestarsi nella relazione con le altre persone. Ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umana” (LS 92). “Nei confronti degli animali non si può avere, allora, un rapporto puramente strumentale; la migliore pratica di allevamento avrà anche cura del benessere degli animali coinvolti, garantendo loro la possibilità di una vita conforme al loro essere, in ambito naturale”, anche per l’impatto ambientale che questo può comportare.

L’invito del Vangelo che abbiamo ascoltato è quello ad essere se stessi, a non nascondersi dietro le apparenze, a non credere che si possa conquistare l’amore, pagarlo o possederlo perché quello che conta è mostrare la bellezza che abbiamo dentro il cuore non quella di fuori comprata in maniera, appunto, predatoria. È ciò che abbiamo dentro il cuore che poi si vede per davvero e che interessa al Signore. Voi, persone legate alla terra, ci aiutate a rivestirci dei fiori del campo, a cantare la bellezza del creato usandolo con saggezza e rispetto.

La prima vittima della voracità dell’io è l’io stesso! Il Signore libera dalla tentazione dei primi posti, con quello che richiedono per arrivarci e mantenerli, e mette al primo posto nell’amore tutti, perché l’amore vero rende sempre importante l’altro. E per essere amati da Dio dobbiamo mettere al primo posto il prossimo! L’agricoltura rispetto ad altri lavori redditizi è vista come la vedova del Vangelo, che non conta nulla rispetto a lavori più ricchi, che invece attraggono anche perché sembrano arrivare molto più rapidamente ai risultati e garantirli con sicurezza.

L’agricoltura, però, conosce la condivisione e sceglie di percorrerla, come la vedova di Zarepta che accoglie e offre il poco che ha. Quel soldo gettato nel tesoro vale più di tutte le altre monete perché l’agricoltura richiede di mettere tutto quello che siamo e abbiamo, perché le cose vere non si comprano, perché solo mettendo tutto se stessi si ama per davvero. E quando si ama si dona tutto. Il mondo della terra sa che quello che conta non sono le apparenze. Solo l’amore, gratuito e libero, risponde alla domanda della vita!

Scenda la Benedizione, riflesso dell’amore celeste, su ognuno di voi, sulle vostre famiglie, sui bambini, sui giovani, sui vecchi, sugli ammalati; scenda sulle vostre case, sulle vostre colture; scenda su quanti vi vogliono bene e vi assistono; scenda e porti consolazione e protezione, specie negli imprevisti e nelle avversità. Vi doni tanti frutti di felicità e di speranza, di solidarietà e di attenzione ad ogni creatura. Amen.

Cattedrale
07/11/2021
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