giornata della vita consacrata

Bologna, Cattedrale

Sorelle e fratelli miei, collaboratori preziosi del mio ministero, benvenuti a questa festa di luce nella mia amatissima cattedrale.
Nella nostra esistenza noi siamo stati tutti incantati dal Signore Gesù, “luce per illuminare le genti” (cf Lc 2,32), che brillando nella notte del mondo, ha rischiarato e affascinato particolarmente i nostri cuori.

Questa festa è, possiamo dire, l’ultimo bagliore della luce di Betlemme, quando “la gloria del Signore avvolse di luce” (cf Lc 2,9) i poveri e semplici pastori, assonnati e ignari; ed è il primo presagio della luce pasquale che continua a rischiararci nella efficacia arcana di questo rito, nel quale celebriamo e rendiamo presente il Figlio di Dio, “morto per la nostra salvezza, gloriosamente risorto e asceso al cielo” (Preghiera eucaristica III).

Oggi la mia esortazione, il mio augurio, la preghiera che rivolgo per voi al Padre è che siate sempre “cattolici”. E non solo nel senso ovvio che abbiate certa e viva negli animi e sulle labbra la fede intesa e genuina; che non facciate spazio a tentennamenti o ambiguità nel proclamare Gesù come l’unico Salvatore, in mezzo alla Babele religiosa dei nostri giorni; che custodiate sempre in voi la gioia e la fierezza di appartenere all’unica Chiesa di Cristo, fondata su Pietro. Ma anche nel senso, per così dire, etimologico della parola: “cattolico” viene dall’espressione greca “cath’olon”: cioè, “secondo il tutto”. E dunque nel senso che non prendiate atteggiamenti unilaterali e parziali.

Spesso la verità – così come il giusto comportamento – è una compresenza di due aspetti diversi, che vanno simultaneamente accolti e onorati.
Qualche esempio concreto potrà rendere comprensibile questo discorso insolito e in sé forse poco perspicuo.

Primo esempio

Coltivate insieme l’impegno alla santificazione personale e l’impegno verso l’edificazione dei fratelli: doveri che talvolta potranno apparire in tensione tra loro.

Ciascuno è chiamato a santificarsi non chiudendosi in se stesso, ma restando in comunione con tutti gli altri membri del Corpo mistico di Cristo. Solo vivendo e operando per la salvezza degli altri, si può crescere nella perfezione personale secondo il disegno voluto da Dio.

D’altra parte, chi vuol rendersi valido strumento per la salvezza dei fratelli, deve crescere lui per primo nell’intima unione con Cristo, dal quale proviene la grazia che purifica e redime.

Trascurare la donazione interiore a Dio per l’attività esterna è pretendere di far fruttificare l’albero della propria vita spirituale segandogli le radici.

Secondo esempio

Ricercate il bene della vostra famiglia religiosa, ma al tempo stesso non perdete mai di vista il bene della Chiesa diocesana, in cui siete inseriti, e di tutta la Chiesa.

Ogni istituto di vita consacrata è sorto – e giustifica la propria durata nel tempo – in funzione delle necessità, dello sviluppo, dell’arricchimento soprannaturale dell’intero popolo di Dio. Ne consegue che anteporre le prospettive di un singolo Ordine o di una singola Congregazione alle prospettive della Chiesa, sarebbe una preferenza non ordinata.

Segnatamente nel campo delle iniziative pastorali – nei quali i religiosi non godono di nessuna esenzione – e nel campo della divina liturgia non bisogna mai presumere che l’intelligenza e la saggezza dei singoli religiosi o delle singole aggregazioni siano più grandi, più profetiche, più misericordiose, più evangeliche dell’intelligenza e della saggezza della Sposa di Cristo. Alle sue norme e alle sue direttive bisogna quindi sempre attenersi.

Terzo esempio

La riscoperta e la valorizzazione del nostro carisma originale e specifico vanno sempre coniugate con l’attenzione realistica al contesto ecclesiale di oggi e alle sue concrete interpellanze. Siate perciò fedeli allo spirito genuino della vostra nascita e insieme mantenetevi aperti ai bisogni emergenti nella Chiesa e nella società, nelle quali siete di fatto chiamati a operare.

Sappiate risalire alle sorgenti della vostra spiritualità: sorgenti limpide e fresche, austere e generose. Ritrovate lo slancio dei santi fondatori e delle sante fondatrici delle vostre famiglie, il fremito e l’entusiasmo dell’epoca primitiva.

Ma anche non abbiate timore di dare all’intraprendenza della vostra carità forme nuove, più rispondenti alle condizioni dell’epoca nella quale ci è toccato di vivere.

Più che tutto, cercate con tutte le forze di conformarvi a Cristo e di seguirlo sulla via della croce. Siate coraggiosamente anticonformisti di fronte alle mode volubili, orizzontaliste, efficientiste, incitanti alla notorietà televisiva, che vorrebbero assimilarvi a questo mondo e ai suoi metodi.

Voi invece date sempre il primato alla fede, alla speranza, alla carità, all’ascolto della parola di Dio, alla piena e pronta disponibilità alla volontà del Signore.

Se resterete saldamente ancorati all’eterno, potrete inserirvi, senza equivoci e senza intimi cedimenti, anche nelle tumultuose e distraenti vicende della storia.

02/02/1999
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