Giornata Mondiale della Pace

Iniziamo un anno. Non è mai solo una questione di agenda! Il tempo è il preziosissimo dono di Dio. Lo capiamo meglio quando si fa breve, quando è tolto ingiustamente, come accade quando il male lo ruba, ancora di più a chi muore giovane e non ha il nostro lusso di sprecarlo! A volte siamo ingannati dalla disillusione e ci sembra che non ci sia mai niente di nuovo. Così restiamo amaramente attaccati a ciò che possediamo, perché tutto si ripete e ciò che è stato è quel che sarà e perché non c’è nulla di davvero nuovo sotto il sole. Oggi, insieme a Gesù, uomo nuovo che ci rende nuovi con il suo amore, siamo liberati dalla tristezza, dal rimpianto, dal senso pratico di rassegnazione che spegne la speranza. Accettiamo il tempo che passa e iniziamo a contare per davvero i nostri giorni che, ed è la bellezza della festa di oggi, perché sono tutti illuminati dall’amore di Dio. Siamo sempre accompagnati, come figli adottivi, da questa madre che è la chiesa, che vuole la pace, cioè la pienezza della vita, per i suoi figli. E la troviamo già essendo suoi e amandola, tutta santa, nonostante la nostra debolezza e peccato.
Pace è l’augurio che ho sentito più frequentemente oggi. Quanti messaggi ci sono arrivati, augurandosi proprio la pace, anche per i tragici, terribili episodi di violenza! Oggi è la giornata della pace, voluta da Paolo VI. Non la troviamo senza fare niente! Anzi, senza fare niente cresce il suo contrario, la zizzania, che è seminata nell’indifferenza e nel sonno. La pace è a Betlemme, luogo dove il mondo non la cerca e non la vede. La troviamo e la ritroviamo inaspettatamente sempre proprio nella debolezza, chinandoci come i pastori su un bambino, non su un vincitore, forte, che si impone. A Betlemme, nelle sue mangiatoie così umane e povere, troviamo la risposta che cerchiamo! Continuiamo ad andare a Betlemme! Infatti troviamo la nostra difesa accogliendo chi chiede di essere accolto e protetto tanto è disarmato. Dando pace troviamo la pace. Facciamo anche noi così come Dio, disarmando il nostro cuore e volendo bene, liberandolo dalle parole offensive, dall’odio che conserviamo, dai giudizi negativi, dai pregiudizi, dall’assecondare l’aggressività che fa subito pensare male e sentirsi in diritto di dichiarare guerra a qualcuno per qualche torto subito e che si presume tale, finendo per irritarci per un nulla. Dobbiamo liberare il nostro cuore anche dal nostro personale sistema difensivo, da quell’arsenale che crediamo necessario come bene negativo, come tanti considerano la guerra e le armi. Finiamo infatti per essere guardinghi, condizionati subito dal male. Non basta non fare il male, occorre un amore di più per essere davvero non violenti e artigiani di pace, per trovare la pace e donarla a tanti attorno a noi, come fece San Francesco. Viviamo le beatitudini della misericordia come stile di non violenza!
Non siamo soli e dobbiamo non essere soli. Intorno alla mangiatoia e a questa madre si compone subito una famiglia larga, tanto più larga del nostro piccolo. Sono gli umili, chi non veglia su se stesso ma sugli altri, chi pensa concretamente alle pecore e le protegge. Umili come chi ascolta l’angelo e non se stesso. Umili come chi non si fa un’idea alta di sé e si mette in cammino, non resta ad aspettare, sceglie di fare lui il primo passo verso gli altri parlando, sorridendo, fidandosi, facendo del bene, fermandosi, ascoltando, dando disponibilità.
Oggi è un giorno nel quale sentiamo l’anelito alla pace. Le notizie, terribili, di violenza e di morte ci inquietano, ci entrano dentro e ci turbano. Dove troveremo pace, noi che sappiamo così poco guardare e anche orientarci nei conflitti visibili e che sentiamo la mano invisibile che colpisce proditoriamente, che vuole seminare paura e catturarci nella diabolica catena della violenza, della distruzione dei ponti, del sospetto per cui l’altro è di suo un nemico, con cui non parlare, da guardare solo da lontano? Dove troviamo pace in una città degli uomini che a volte ci sgomenta, indecifrabile, cui appartengo ma dove non mi sento sicuro, che facilmente si rivela impietosa, sbrigativa, nei giudizi e nelle condanne, dove, come mi ha scritto un’anziana, tanti cercano di “sopravvivere alla solitudine”? Le nostre comunità possono e debbono essere delle madri di umanità, di tenerezza nell’anonimato e nella solitudine. Non deve ognuno di noi regalare questa protezione a chi non ne ha, aiutando come i pastori questa madre, sostenendola, invitando altri, perché possa adottare tanti con il suo amore gratuito e tenero? Il vero Erode è l’individualismo, che come il male mangia, divora tutto e non produce mai, non è fertile, non trasmette vita. Maria serbava queste cose “meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). Il verbo greco “sumbállousa” significa “mettere insieme”. Questa è la capacità della chiesa, della madre di Dio: mettere assieme, non accettare mai la logica della divisione, soprattutto quella sottile del restare paralleli, senza farsi del male ma anche senza volersi bene. I pastori, che se ne tornarono “glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto” (Lc 2,20), risplendono nel volto, come chi ha trovato quello che cercava, come un figlio amato, come deve essere la nostra gioia, l’empatia verso tutti, cioè l’interesse che mette a proprio agio chiunque incontra, stabilisce contatti, legami. Il contrario è essere scuri in volto, spenti, affrettati, distratti, indifferenti.
Certo, ci chiediamo, come si fa ad essere non violenti in un mondo che lo è? Non è troppo difficile? Ce lo spiega quel bambino e sua madre. Dio, l’Onnipotente, si fa debole, nonviolento perché solo così si combatte e si vince il male. Solo così il mondo può cambiare e il mondo nuovo inizia da Lui e dall’amore che ci regala e noi regaliamo. L’amore davvero non ha limiti, di spazio e di tempo. E’ affidato a noi. Ci accompagni e renda luminosi e belli i nostri giorni.
Riprendo alcune della parole di Papa Francesco. Grazie, o Santa Madre del Figlio di Dio Gesù, Santa Madre di Dio! Grazie per la tua umiltà che ha attirato lo sguardo di Dio; grazie per la fede con cui hai accolto la sua Parola; grazie per il coraggio con cui hai detto “eccomi”, dimentica di te, affascinata dall’Amore Santo, fatta un tutt’uno con la sua speranza. Grazie, o Santa Madre di Dio! Prega per noi, pellegrini nel tempo; aiutaci a camminare sulla via della pace. Amen.
Signore, inerme di fronte al male, disarma i nostri cuori perché abbiamo uno stile di non violenza nelle mani, negli occhi, nelle parole, per aiutare una politica di pace. Insegnaci ad essere artigiani di pace e ad adottare tanti nell’amore che non abbandona e protegge, perché solo il tuo amore sconfigge la forza del male.

01/01/2017
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