È proprio una giornata di comunione oggi. È la celebrazione della Trinità, di quel mistero di amore che è Dio, mistero di tre persone e un’unica natura, uguali nella maestà divina, diversità e unità. È un mistero che continua a prendere carne, diventa fatto, cioè vita, storia, umanità. La Trinità è il mistero della comunione, che le unisce ma anche ci unisce a loro e tra noi, che unisce cielo e terra, amore che supera ogni distanza, la nostra miseria perché la trasforma, ne fa addirittura occasione di gioia e pienezza. La comunione ama tutto di noi stessi, comprende tutta la nostra vita, riempie l’abisso che è il cuore di ognuno, conta i passi del nostro vagare. È una giornata quindi di ringraziamento che ci rende grati, e anche un po’ stupiti, della nostra storia, personale e di comunità che in realtà non smettiamo di comprendere e ricomprendere nella sua grandezza. La Trinità è festa di comunità, del pensarsi insieme, della liberazione definitiva da quel peccato originale che è l’egoismo, per cui per essere me stesso debbo escludere l’altro, per dire io devo cancellare il tu e quindi anche il noi. Qui, questa sera, è come nella casa del Padre misericordioso per cui tutto quello che è mio è tuo.
Viviamo la comunione con Enzo, la comunione dei santi, non i perfetti, ma gli amati e santi solo perché amati. I Santi sono gli amati che imparano ad amare, che hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con San Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Diceva Papa Benedetto XVI: “La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. È sempre Dio che ci fa santi e non è altro che la carità pienamente vissuta”. È chi sente la preferenza per la sua piccolezza che inizia a preferire, tanto che non ha paura che Dio ci chieda troppo, e si lascia guidare in ogni azione quotidiana dalla Sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori. “I santi sono le vere costellazioni di Dio, che illuminano le notti di questo mondo e ci guidano”, (Omelia 6.1.2009) perché riflettono “l’amor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, 145). È questo il vero regalo di Enzo, quello che abbiamo incontrato – e lo racconterete – nella nostra vita e che non smettiamo di comprendere, uniti con l’altra parte della vita. La sua è una stella con una luce forte, appassionata, travolgente, fuoco di una pentecoste che gli bruciava dentro.
La santità si comunica e aiuta ancora ad essere luminosi, accende la vita, riscalda il cuore, libera da tanti timori, da timidezze pigre o aggiustamenti furbi. Contemplare la sua luce è sempre contemplare quella di Cristo e cercare noi tutti di essere come Cristo. Ricordare Enzo ci aiuta a non diventare tiepidi. Trasformiamo il fuoco così totale in interiorità, non in grigiore dell’adulto ma in libertà di parlare, di capire, di rischiare, di entrare nel cuore del mondo e delle persone per illuminarlo in una stagione diversa della nostra vita, dove ci è chiesto sempre di render conto della speranza che è in noi e di rendere questa presenza, legame, parola.
A Fiorisa e ai figli, Giussani il giorno della sua morte di Enzo disse: «Fateci la carità di considerarci d’ora in poi come la vostra famiglia». Ecco è la comunione dei fratelli e delle sorelle. Continuiamo a dire come Enzo, il nostro “sì” a Cristo, “con una stupefacente dedizione, intelligente e integrale come prospettiva”. Enzo rese la sua vita tutta tesa a Cristo e alla sua Chiesa. “La cosa più impressionante per me è che la sua adesione a Cristo fu così totalizzante che non c’era più giorno che non cercasse in ogni modo la gloria umana di Cristo”. Ci chiede di ricordarci sempre di Cristo come il senso della vita, a tutti i livelli e in tutti i campi: “Cristo è tutto in tutti”. Giussani una volta gli disse: «Enzo, proprio tu […] ti comporti come se Cristo non ci fosse?! È come se tutto dipendesse dalle tue mani: ma come credi di poter andare avanti così? Non farai mai più niente di quello che fai, farai come tutti: cercare quello che meno ti ferisce, che ti mette a posto. Non rischierai più». E Enzo non ha mai smesso di rischiare e di coinvolgere tanti nell’amore per Cristo. Benediciamo Dio per questa comunione e amiamola con passione e profondità, perché luce trasmetta luce, accenda il fuoco che Gesù vuole che sia acceso ovunque, e che affida a noi, alla nostra intelligenza e passione. Perché “succeda il cristianesimo come agli inizi”.