“La notte di San Lorenzo”, serata di poesia a cura di Cantieri Meticci

Questa notte il cielo è inondato di un pianto di stelle. Sentiamo la commozione per quelle luci che furono spente nella tragedia di Ustica e con esse tutte le vite, tutte uniche e straordinarie, che vengono perse dall’indifferenza e dalla cattiva volontà degli uomini. Nel bellissimo Museo le luci si spengono e si riaccendono. Nella nostra esperienza le persone care si riaccendono nel ricordo, qualche volta doloroso, struggente, perché misura l’assenza. Ma in ognuno c’è un desiderio, cioè letteralmente proprio la domanda di stelle. La abbiamo scritta nel nostro cuore. Migravit in sideribus, scrivevano i cristiani per un certo periodo. La vita tutta è un desiderio, cerchiamo luce, il cielo. Sant’Agostino, che ha vissuto tanto il desiderio, che pensava trovarlo nelle passioni e lo ha trovato dove non pensava, in quella bellezza così antica e così nuova che lui e noi sempre tardi amiamo. “Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo. Eri con me, e non ero con te. Diffondesti la tua fragranza, e respirai e anelo verso di te, gustai e ho fame e sete; mi toccasti, e arsi di desiderio della tua pace (10, 27, 38)”. “La vita è tutta un desiderio… In questo consiste la nostra vita: esercitarci col desiderio”. (In Io. Ep. tr. 4, 6). “Il tuo stesso desiderio è la tua preghiera: e se continuo è il desiderio, continua è la preghiera. (Ep. 130, 18-20)”. Il desiderio e la preghiera. Il desiderio è preghiera.
Stasera vorrei dare le parole al desiderio di speranza che avevano, hanno e abbiamo. “Desiderium sinus cordis est. Il desiderio è il recesso più intimo del cuore”. (In Io. Ev. tr. 40, 10). “Egli sarà il fine di tutti i nostri desideri, contemplato senza fine, amato senza fastidio, lodato senza stanchezza”. (De civ. Dei 22, 30. 1) “Il desiderio è la sete dell’anima”. (En. in ps. 62, 5) Pascoli canta con tristezza nella notte di San Lorenzo: “San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l’aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla”. Parla di quella rondine che venne uccisa e cadde tra i spinti e conclude: “E tu, Cielo, dall’alto dei mondi / sereni, infinito, immortale, / oh! d’un pianto di stelle lo inondi / quest’atomo opaco del Male!”. Atomo opaco, come quando il cielo crolla addosso. La luce si riaccende non solo per il nostro ricordo, ma per Colui che è luce, origine della luce, mistero di luce, cioè di amore, che dona senso e speranza al buio dell’atomo opaco che è la terra e che siamo ognuno di noi quando ci confrontiamo con le tenebre. E le stelle hanno dei nomi, brillano per noi. E brillano di più quando la notte è più profonda.
Ecco i salmi, invocazione dell’uomo, del credente provato, dell’uomo in quanto tale. Invocazioni come quelle di Giobbe, che tanto hanno appassionato i poeti e tutti coloro che sperimentano il dolore, la sconfitta. Abisso, la richiesta della rupe, l’acqua che cresce, i potenti che vogliono distruggere: sono le situazioni e hanno volti evidenti; sono veri nemici, come percepisce davvero chi è sull’orlo dell’abisso. I tori, i cani che accerchiano, il mondo che non difende, Dio che è troppo lontano e lo si vorrebbe subito difesa e vittoria. Qualche volta lo hanno sentito così anche i parenti delle vittime. E’ proprio come l’inizio del salmo 22, quello della croce, grido di sofferenza che cerca consolazione, di solitudine che invoca aiuto, di speranza che invoca qualcuno che ascolti. E’ il grido di Gesù e di ogni povero Cristo. “Mi hai abbandonato”. E poi, conclusione del Salmo, la luce che illumina un buio così disperato. “Tu mi hai risposto!”. Sì, il mistero della vita ha una risposta di amore. Veniamo dalla luce. Cerchiamo, desideriamo la luce. Troveremo luce.
Ecco i salmi.
(Ps 61) “3 Sull’orlo dell’abisso io t’invoco, mentre sento che il cuore mi manca: guidami tu sulla rupe per me troppo alta. 4 Per me sei diventato un rifugio, una torre fortificata davanti al nemico. 5 Vorrei abitare nella tua tenda per sempre, vorrei rifugiarmi all’ombra delle tue ali. 6 Tu, o Dio, hai accolto i miei voti, mi hai dato l’eredità di chi teme il tuo nome”.
(69) “Salvami, o Dio: l’acqua mi giunge alla gola. 3 Affondo in un abisso di fango, non ho nessun sostegno; sono caduto in acque profonde e la corrente mi travolge. 4 Sono sfinito dal gridare, la mia gola è riarsa; i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio. 5 Sono più numerosi dei capelli del mio capo quelli che mi odiano senza ragione. Sono potenti quelli che mi vogliono distruggere, i miei nemici bugiardi: quanto non ho rubato, dovrei forse restituirlo? O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi, nella fedeltà della tua salvezza. 15 Liberami dal fango, perché io non affondi, che io sia liberato dai miei nemici e dalle acque profonde. 16 Non mi travolga la corrente, l’abisso non mi sommerga, la fossa non chiuda su di me la sua bocca. 17 Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore; volgiti a me nella tua grande tenerezza. 18 Non nascondere il volto al tuo servo; sono nell’angoscia: presto, rispondimi! 133 Vedano i poveri e si rallegrino; voi che cercate Dio, fatevi coraggio, 34 perché il Signore ascolta i miseri e non disprezza i suoi che sono prigionieri”.
(Ps 22) “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio grido! 3 Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c’è tregua per me. 12 Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. 15 Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere. 16 Arido come un coccio è il mio vigore, la mia lingua si è incollata al palato, mi deponi su polvere di morte. 17 Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori; hanno scavato le mie mani e i miei piedi. 18 Posso contare tutte le mie ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: 19 si dividono le mie vesti, sulla mia tunica gettano la sorte. 20 Ma tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto. 21 Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l’unico mio bene. 22 Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. Tu mi hai risposto! 27 I poveri mangeranno e saranno saziati, loderanno il Signore quanti lo cercano; il vostro cuore viva per sempre!”.
Sia così, per le vittime di Ustica, per le tante vittime, uomini, immagine di Dio, nostri fratelli, che sono abbandonati e cercano protezione e salvezza. E che possiamo aiutarli, come possiamo fare. “Voi stessi date loro da mangiare”.

10/08/2017
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