liturgia funebre del prof. Marco Biagi

Bologna, San Martino Maggiore

Siamo addolorati e sgomenti di fronte a una vita così crudelmente troncata: una vita così spiritualmente ricca, così fervida di riflessioni e di ricerche a vantaggio della collettività, così nobilmente e fattivamente motivata, come quella del professor Marco Biagi.

E siamo tutti offesi e umiliati. E’ offesa la nostra città, ancora una volta ferita nella sua indole più autentica e nelle sue consuetudini di accoglienza e di tolleranza. E’ umiliata la nostra stessa nazione, che si vede derubata della speranza di arrivare finalmente a una coesistenza libera e civile, al riparo da ogni violenza e da ogni intimidazione.

Ma ormai le giuste e doverose parole di sdegno e di esecrazione sono state dette tutte. Adesso, in questa celebrazione di suffragio e di rimpianto, l’anima anela piuttosto all’ascolto di una parola che ci venga dall’alto e sia davvero capace di darci qualche sollievo. Il Signore ci aiuti a sciogliere in preghiera l’angoscia che ci pesa sul cuore.

A lui chiediamo che consoli quanti sono stati cari a Marco e gli hanno voluto bene; che consoli e sorregga lui la moglie affranta, e le dia la forza di affrontare un’esistenza divenuta di colpo così difficile e desolata; che consoli e rianimi lui i giovani figli, perché trovino nel ricordo e negli esempi di tanto padre il coraggio e il vigore di andare avanti su un cammino che ora si è fatto più impervio.

Ogni uomo, particolarmente nelle ore più penose e decisive, è chiamato a rivivere il mistero di Gesù crocifisso e risorto. Ci sono istanti nei quali ogni luce si spegne e ogni fiducia sembra inaridirsi. Un masso opprimente sembra soffocare in noi ogni sentimento e ogni voglia di vivere.

Ma non sarà per sempre, ci dice oggi la parola del Signore. Arriva il momento in cui il masso viene rotolato via, come è avvenuto quella mattina di primavera per il sepolcro di Cristo. Il buio dura poco: solo da mezzogiorno alle tre, come sul Calvario. Poi la vita trionfa sulla morte; e sarà senza fine.

Non cercate questo vostro amato fratello tra i morti, dice anche a noi l’angelo della risurrezione. Egli vive col Signore Gesù, nel quale ha creduto e sperato. Noi lo rivedremo ed egli ci rivedrà, in una patria dove non sarà consentito alla ferocia degli uomini di insidiare la nostra gioia.

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Una ferocia davvero ottusa e incomprensibile. Chissà? S’immaginavano forse di essere gli impavidi eroi di una lotta contro i potentati e le tirannie, mentre colpivano alle spalle un uomo solo e indifeso che in bicicletta ritornava alla sua famiglia dopo una giornata di lavoro?

Ideologicamente ritardati, si lusingavano verosimilmente di compiere un’azione profetica al servizio di un’epoca illusoria di maggior giustizia, e non hanno fatto che ripetere una volta di più – in questa vicenda tutta insanguinata, che è la storia del mondo – il vecchio gesto nefando di Caino.

Essi però, nonostante tutto restano nostri fratelli, e noi oggi preghiamo anche per loro. Preghiamo e auspichiamo – ed è un auspicio di misericordia e di amore – che Dio non dia più pace alle loro coscienze sviate e le tormenti con i rimorsi più insopportabili, fino a che essi ritrovino la via del pentimento e della salvezza.

Mai come in queste circostanze ci rendiamo conto di quanto sia facile, per chi rifiuta di vedere nell’uomo – in ogni uomo, anche in chi ha pensieri e propositi diversi dai propri – l’immagine viva di Cristo, congiungere viltà e fanatismo e arrivare a colpire a morte con impietosa e allucinata premeditazione un fratello incolpevole, pur di inseguire i suoi sogni irragionevoli e sciagurati.

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A noi, che commossi e smarriti siamo al cospetto delle spoglie ammutolite di Marco, l’angelo della Pasqua dice: “Non temete!”.

Non temete e continuate a sperare. Il male non vincerà. Il sacrificio di Marco non andrà perduto: la missione, che egli si prefiggeva, di costruire una società più equa e più aperta, non finisce con lui; una società dove per i volonterosi e gli onesti non sia così arduo e costoso vivere e lavorare, dove si affermi la ricerca del bene comune e il rispetto per tutti, dove sia efficacemente salvaguardata la libertà, la fatica, la sicurezza di tutti i cittadini.

22/03/2002
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