Meditazione al Rosario del 28 marzo 2020

Bologna, arcivescovado

Portiamo nel cuore le parole così profonde, semplici, spirituali di Papa Francesco, esigenti, personali perché aiutano ognuno di noi, piccolo e grande, a capire quello che stiamo vivendo ed a cambiare e non solo ad adattarci alla situazione! Gesù non si scandalizza della nostra paura, non la giudica ma ci invita ad essere uomini di fede.

La paura è tanta, forse anche perché eravamo così sicuri della nostra barca, delle nostre capacità, delle nostre abitudini, della presunzione di essere sani, dell’inganno del benessere che ci illudeva di essere protetti da tutto. Ci siamo accorti della forza della tempesta, di come questa non è virtuale, non riguarda altri ma coinvolge tutti ed anche noi. E da questo nasce una consapevolezza: se c’è un male non possiamo passare dall’altra parte, non conviene, mai, non solo per chi ne è colpito, ma anche per noi. Gesù il male lo affronta, lo vuole vincere per tutti perché ama. Si affida al Padre e per questo vince la paura.

La tempesta colpisce tutti e tutti ne siamo potenzialmente raggiunti. Quanta sofferenza. Un medico, che si è contagiato perché aiutava, ce l’ha fatta e ha descritto la sofferenza di chi è colpito. “La dispnea toglie totalmente il fiato. Mi hanno infilato subito nel casco Peep a pressione di fine respirazione positiva. Il momento più duro è stato all’inizio. Nel casco della ventilazione il rumore è assordante, il flusso dell’ossigeno è caldo. Si suda e sembra di soffocare ancora più di prima. Invece un po’ alla volta senti che se tiri, entra aria. Per un paio di giorni sono stato assente. Avverti nel sonno che medici e macchine ti infondono ossigeno e ti idratano. Il tempo si concentra in un istante: ora so che è questa accelerazione che cancella passato e presente, il confine tra la vita e la morte”.

Ieri ho letto sul giornale la testimonianza, commovente della figlia di un uomo morto a Bergamo: “È come vedere annegare una persona. Ma se annega nell’acqua ti butti e provi a salvarla, così non puoi fare niente”.

Mi ha scritto oggi un’infermiera di un nostro ospedale: “Oggi pomeriggio in reparto c’era una donna, 80 anni, morente, con grave insufficienza respiratoria probabilmente da Covid-19. All’inizio non voleva parlare con nessuno, teneva gli occhi sempre chiusi come se lei non ci fosse. Non rispondeva neanche alle domande. Non voleva accettare la morte e aveva paura. Non ha voluto parlare con il figlio e purtroppo non aveva neanche il fiato per farlo. Dopo un po’ di tempo le ho chiesto se potevo stare un po’ vicino a lei e piangendo mi ha fatto cenno di sì, mi ha chiesto di non lasciarla da sola. Di stare lì con lei. E le ho tenuto la mano e ce la stringevamo a vicenda. Abbiamo pianto insieme. Non so a quest’ora se sia ancora viva, forse sì. Quando si è assopita per le medicine che le ho fatto per non sentire la fame d’aria l’ho benedetta con l’acqua presa in Chiesa. E stasera ho detto la coroncina della divina misericordia per lei”.

 Ecco cosa significa la tempesta inaspettata e furiosa. Ecco, perché pregare con insistenza e concordia. Ecco perché cambiare il nostro cuore, perché è il “tempo del nostro giudizio non di quello di Dio, il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è”. “Preghiera e servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti”. Maria, con la quale contempliamo il mistero di amore che è Gesù, ci aiuta.

 

28/03/2020
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