Mercoledì delle Ceneri

Inizia oggi un cammino. E’ un esercizio che non si esaurisce in un momento e richiede una disciplina, così necessaria per una generazione “rapida”, che cerca le soluzioni istantanee e immediate, che si ferma alla prima difficoltà. E’ la quaresima, un tempo di “radiosa tristezza”, cioè di trasfigurazione perché la nostra vita risplenda di amore. E’ un periodo davvero strano per il nostro mondo e in realtà anche per ognuno di noi. La Quaresima, infatti, appare un inutile esercizio per chi fa del proprio benessere l’idolo e pensa tutto possibile come appare nell’invadente televisione e nel pervasivo internet. Come non vorrei fosse un pio e lontano richiamo a qualche buon sentimento, ma una lotta vera per cambiare la vita, per scendere nella profondità di noi stessi e della storia, per aprirsi alla gioia del Vangelo e del prossimo, per essere nuovi! Altrimenti la quaresima finisce per essere proprio come quel digiuno vuoto, esteriore, che cerca subito la “propria ricompensa” ma ci lascia come siamo, stoltamente prigionieri delle abitudini e dei ruoli, del male che è dentro di noi, non fuori. La Quaresima è un periodo di grande speranza, è la preparazione della primavera. E sentiamo la fretta di un tempo nuovo guardando le attese dei poveri! Quaresima significa che io posso cambiare, il mondo può cambiare. E il mondo cambia se io inizio a cambiare. Abbiamo bisogno di una gioia vera, di vincere il male non di ignorarlo, facendo finta non ci sia o credendolo innocuo! Non è forse vero quello che scrive Papa Francesco che “il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consu­mo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata”? Al furbo, all’abitudinario, a chi cerca solo il proprio interesse e considerazione, a chi si è rassegnato e ha smesso di cambiare, a chi si crede giusto e guarda il mondo da spettatore, la Quaresima appare inutile. Invece, a chi non vuole accettare il mondo ingiusto così com’è, a chi non si abitua alla sofferenza degli altri e piange di fronte allo scandalo di bambini che muoiono in mezzo al mare di indifferenza, a chi guarda con preoccupazione la casa comune e sente l’urgenza di fare qualcosa, a chi comprende il suo peccato e ha fretta di trovare il perdono, la Quaresima è un viaggio senza inganni verso noi stessi, severo non per inutile disciplina ma perché senza ipocrisie. Non lo facciamo da soli ma assieme, soprattutto con Gesù. Ci aiutano le tre grandi indicazioni della Quaresima. La preghiera, per chiudere la stanza del nostro cuore, per imparare a fare silenzio ed ascoltare finalmente Dio e con lui il mondo. Chiudere la stanza del nostro cuore, magari lasciando fisicamente uno spazio nelle nostre giornate per entrare in chiesa, ci richiede di staccare i collegamenti compulsivi e connetterci, con il silenzio, a Dio. Chiediamo per noi e per gli altri, intercediamo per chi soffre, perché è il primo modo per capire la presenza di Dio nella nostra vita e per stare loro vicino. La seconda è il digiuno. Noi che siamo così attenti all’aspetto fisico e ancora di più estetico scegliamo di curare il cuore! Liberiamoci dalle dipendenze (quelle che pensiamo controllare e che crediamo liberaci quando decidiamo noi e che al contrario ci dominano), dalle abitudini che ci condizionano e alienano da noi stessi, dal consumare perché non di solo pane vive l’uomo. Digiuniamo dalla vita virtuale per entrare in quella reale. La terza indicazione è l’elemosina, regalare, con gioia, solo per fare contento qualcuno. Regaliamo saluti, visite, cuore, tempo. Invitiamo a pranzo quelli che non possono restituire nulla se non l’amore. Regaliamo, rifuggendo l’idea del grazie o della considerazione, solo per dare. E troveremo gioia. L’elemosina ci aiuta anche a non crederci padroni, a scoprire che davvero c’è più gioia nel dare che nel ricevere, a non essere condizionati dal denaro che ruba il cuore e ci rende solo volgari e duri!
Questo anno è la Quaresima della misericordia. E’ la vera proposta della Quaresima. Non è affatto scontata. Ci crediamo giusti e proprio per questo facilmente giudichiamo gli altri. Proprio come il fariseo al tempio, la parabola che Gesù racconta proprio per “alcuni che presumevano di essere giusti e disprezzavano gli altri” (Lc 18,9). Capiamo la misericordia solo se smettiamo di “giudicare”, come ci chiede Gesù. Il giudizio è il suo, non il nostro! L’ammonimento “non giudicate” lo prendiamo poco sul serio. Anzi. Non troviamo e non diamo misericordia se ci giudichiamo da soli e se giudichiamo gli altri. E anche l’indifferenza è un giudizio. Non aiutare, non dire e non fare nulla diventa un disprezzo pratico, perché significa che tu non vali nemmeno un saluto, una visita, una attenzione. Lo sappiamo per noi quanto ci fa male se nessuno ci viene a trovare, se qualcuno non ci incoraggia! Gesù non è venuto per giudicare ma a salvare, perché solo l’amore può cambiare la vita e senza amore il mondo non può vivere! Quando giudichiamo alla fine niente e nessuno va bene; creiamo una distanza tra noi e il fratello, lo interpretiamo, quando lui ha bisogno di amore, lo lasciamo solo. La misericordia è esattamente il contrario del giudizio: mi faccio carico, aiuto. Il problema suo non è solo suo, è anche mio! Non posso dire ad un nudo, magari con facile bonomia, “guarda come sei ridotto!”. Non basta chiedere ad un affamato “perché lo sei diventato?”, dobbiamo nutrirlo! Non mi accontento di sapere tutto sul perché non ha la casa, ma lo devo accogliere! Non rimprovero “che cosa hai fatto!”, ma lo visito in carcere! Solo dopo, nel legame della misericordia, cioè da cuore a cuore, allora sì posso dirgli tutto! La misericordia è la carne del Vangelo. Dio fa così con noi! Non sono le critiche, i giudizi detti o pensati, a cambiare la vita, ma la misericordia, l’attrazione del nostro cuore buono che comunica cuore!
In Quaresima “facciamo misericordia” cioè le “opere” che ci rendono prossimo e trasformano l’altro, addirittura il nemico, nel nostro prossimo.  Siamo e saremo giudicati proprio da queste! Dando cuore troveremo cuore. “Mediante le opere corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori”.
Signore, Dio di misericordia, che sei più intimo al nostro cuore di noi stessi, liberaci dai giudizi e dalle giustificazioni che ci tolgono la gioia del perdono. Insegnaci a non avere paura di prendere sul serio il tuo Vangelo. Aiutaci a non giudicare ma a compiere le opere di misericordia per incontrare il nostro prossimo e sperimentare la forza del tuo amore.

10/02/2016
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