Mercoledì di Quaresima/3

Bologna, Arcivescovado

La Quaresima è sempre una lotta contro il male. Capiamo con dolore quanto questa richieda tempo, perseveranza, fraternità. Il male, come la pandemia, si rivela resistente, temibile per i suoi frutti; stordisce, spossa e alla fine fa credere inutile resistere.

Ascolteremo la testimonianza di una dottoressa, Caterina, che ci aiuterà a comprendere l’umanità e la professionalità che il personale sanitario vive. Ricordiamoci tanto anche di loro. La Chiesa vuole essere una madre che non fa mancare la carezza e le parole ai suoi figli. Anche per questo ci ritroviamo nella preghiera. Ne abbiamo bisogno.

Noi a volte pensiamo che pregare non serve a nulla e invece «fa» due volte: è la prima opera e ci spinge a fare. Stasera preghiamo tanto ricordando chi è stato colpito dal male, chi ci ha lasciato e chi resta nel dolore e con una ferita profonda. Stiamo vicini, aiutiamoci, ritroviamoci per ascoltare il Signore che ci parla, perché vuole che la nostra vita veda la terra promessa, la luce della Pasqua, il suo amore più forte del buio del male.

Chi ascolta la Parola combatte il Male! È sempre una parola di speranza, che ci rende sapienti, cioè ci fa capire quello che serve, relativizza il male, indica il cammino quando siamo smarriti. Dio parla a noi che attraversiamo il deserto, come queste settimane così difficili. Cerchiamo la terra promessa, la luce: per questo ascoltiamo il Signore! Per vivere! Perché Dio parla per farci vivere, per dirci qualcosa nello smarrimento, per dare forza a chi è colpito, sapienza a chi non si rende conto, forza nell’incertezza di chi non sa cosa fare, speranza nella paura.

Mosè parla ad un popolo che ascolta e dimentica. Come accade facilmente a noi, come quel seme che non trova la terra perché resta per la strada o finisce per seccare perché senza radici o soffocato dalle spine di preoccupazioni che appaiono più coinvolgenti e sono rapaci. Dio vuole che il popolo comprenda. La prima richiesta è: Ascolta, ascoltami. Non si parla addosso, per compiacersi. Non parla in modo incomprensibile, ad iniziati, senza aiutare a capire, condannandoci quindi alla nostra distrazione che finisce per farci prendere sul serio solo le parole ingannevoli del mondo che pensiamo garantiscano un benessere individuale rapido e senza prezzo.

Dio ci chiede di ascoltare. Chi ama desidera che la sua parola sia presa sul serio dall’amato, raggiunga il cuore, non sia dimenticata o equiparata a tante altre, non considerata nei fatti, una tra le tante che trattiamo con sufficienza. Quando dimentichiamo una cosa importante detta con amore l’altro resta ferito! Sente di non contare nulla! Dio ci chiede di ascoltare. Possiamo avere le orecchie e non farlo! Non basta l’udito! Ci vogliono il cuore e la mente! E che questi siano aperti, disponibili. Per ascoltare non possiamo selezionare, prendere solo quello che pensiamo ci riguardi e rifiutare quello che ci sembra troppo duro o esigente.

Ascoltare è fare entrare le parole dentro di noi, farle nostre, perché Dio parla per amore, sempre. Senza ricordarci di questo, del suo innamoramento per noi, rendiamo le sue parole un ordine, un codice morale, una lezione, un passatempo e le teniamo lontane dalla nostra vita. E finiamo per ascoltare altri maestri o per assecondare solo la voce che viene da dentro.

Ascoltare Dio, in effetti, ci fa anche ascoltare la nostra anima. Ma senza ascoltare Dio finiamo per ascoltare il nostro istinto, quello che Dio ci chiede di dominare. Altrimenti ci domina l’istinto! Quanto abbiamo bisogno della sua parola nella confusione e nelle incertezze della nostra vita, nelle tante domande che non trovano risposta, nella difficoltà a camminare, come Israele, nel deserto di questo mondo.

Spesso crediamo di conoscere già e quindi non ascoltiamo. Talvolta ascoltiamo con rapidità, in modo diremmo digitale, per cui le parole passano in noi producendo solo impressioni e passiamo subito a qualcosa d’altro. Ascolto richiede silenzio e tempo. Altre volte pensiamo che sia troppo difficile quello che dice, che chieda troppo o che non abbia a che fare con la nostra vita sia nel senso dei problemi concreti che abbiamo sia per come siamo fatti.

Dio parla ad ognuno come è, e la sua parola produce frutti diversi per ciascuno, ma sempre il frutto per cui l’ha rivolta: la nostra gioia. È Gesù, poi, la parola che si è fatta carne, il seme che cade a terra, dolorosamente, che muore a se stesso per dare frutto. E rende saggi i semplici! La sapienza, ricordiamolo, è quella dei piccoli, degli umili, dei bambini che si lasciano prendere per mano e non fanno finta di conoscere. Il segreto di Dio è nascosto, invece, ai dotti e agli intelligenti. È quando ci ricordiamo che siamo piccoli che lo capiamo!

Per ascoltare davvero dobbiamo mettere in pratica. La Parola diventa concreta e la capiamo vivendola. Perché è amore. La comunichiamo alle generazioni che seguono perché è il regalo più importante che possiamo fare a chi viene dopo, ai nostri figli, perché è il senso della vita stessa, la chiave per capirla.

Dio con Gesù si è fatto talmente vicino che cammina con noi, per rendere definitivo e credibile il suo annuncio, perché sia irreversibile la sua scelta di amore per noi. Con lui arriviamo alla vera terra promessa che è la casa del Padre. In questa Quaresima prendiamo in mano la Parola del giorno, i salmi, esercitiamoci nell’ascolto e cercando di metterla in pratica.

“Venga a me la tua misericordia e io avrò vita, perché la tua legge è la mia delizia. 98 Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici, perché esso è sempre con me. Nun105 Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino” (Sal 118).

10/03/2021
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