Messa alla Tre giorni del clero

La celebrazione del Nome di Maria ci ricorda che é il nostro nome. Non siamo soli. È sia affermazione che esortazione! Non permettiamo che il divisore ci nasconda il legame che ci unisce a questa Madre, alla quale apparteniamo e che ci é affidata, senso della nostra vita nonostante il nostro peccato. Apparteniamo ad un popolo santo, siamo noi le pietre vive di questo edificio spirituale, di questa casa nella quale ci pensiamo e vogliamo vivere. È umana, segnata quindi dalla nostra fragilità e povertà. Spesso questo é motivo di delusione o di critica, financo di offesa.

La Madre si ama e il suo nome, che é anche il nostro nome, ci ricorda che siamo suoi e che lei è nostra, che siamo amati; uniti, ma non uguali; diversi ma non isolati. Maria é il nostro nome e se il mondo ci vede con un’ideologia noi siamo semplicemente suoi figli e fratelli tra noi. La Chiesa é famiglia ed è la nostra famiglia. Per tante persone il nostro nome rappresenta quello di questa Madre, nome che contiene tanti nomi, anche quelli che ancora non conosciamo, eppure Lei ci ricorda che sono suoi e nostri. È un nome che suscita speranza in tanto isolamento, al quale tanti ricorrono molto più di quello che pensiamo. E noi non siamo una matrigna che verifica e risparmia perché i figli non li sente suoi, ma una madre paziente che sa aspettare il figlio, che trova in lui quello che c’é di buono, che lo tratta sempre con umanità, anche quando ne é rimasta poca, che non lascia mai solo nessuno.

L’induzione così pervasiva e banale dell’individualismo – che cresce nel silenzio e nell’isolamento, e si insinua nel malessere – é ad essere dei single. Non siamo single e gli altri non sono un’entità indistinta, come ammoniva con un certo rigore don Milani, per cui alla fine perdiamo i nostri figli e nemmeno ce ne accorgiamo perché, come il mestiere più antico del mondo e le maestre, i clienti li abbiamo sempre. Il nostro nome é Maria. Non siamo amministratori impersonali, dei tecnici che gestiscono o interpretano. Le nostre comunità sono per noi i legami più personali, sono la nostra vita più vera e bella, il cento volte tanto nostro proprio perché non posseduto, frutto di sola grazia, amore umano che possiamo e dobbiamo riconoscere e coltivare.

La comunione – che può essere anche solo accoglienza, perché non la controlliamo con i nostri indicatori di efficienza e prestazione, ma con quelli invisibili ed efficaci della grazia – é affidata a noi ed è la nostra vita. Siamo gli uomini della comunione: passa per noi ma guai se si fermasse con noi. È circolare e per questo verticale e il nostro ministero é mettere al centro Gesù. Il nome di Maria é il nome di questa comunione che genera la presenza di Cristo. In una generazione impaurita dai legami e insicura perché ama poco e consuma molto, alla ricerca continua di misure, mansionari, istruzioni per l’uso, possessiva e fragile, noi rappresentiamo la prassi di un amore buono ma esigente, per tutti e personale, fedele ma dinamico, non protagonista eppure capace di esaltare i talenti di ognuno.

È una madre e non una terapeuta. Ci ascolta e ascolta, ci interpreta, certo, ma come una madre esperta di umanità, che sa aspettare e conoscere in maniera non compilativa o funzionalistica ma con la verità dell’amore, perché non smetterà di dire in tanti modi di fare quello che Cristo ci dice. È una madre e non un servizio sociale, anzi lo é molto di più perché non ama in astratto, ma con la cura e l’intelligenza di una madre che cerca il meglio per i suoi figli e non lascia ridurre l’amore a esortazione ma vive l’ortoprassi della custodia della vita di ognuno.

È una madre che coinvolge tutta la vita e non una democrazia in cui esercitare un ruolo. La comunione inizia e cresce non con una definizione o una teoria intelligente, ma con tanta preghiera e tanta umanità concreta, camminando insieme, considerando ciascuno importante, sentendo l’altro fratello anche quando non lo sente. Troveremo le forme per vivere questa comunione ma solo se la custodiamo dalla divisione e la facciamo crescere partendo sempre da persone, nomi, con la fatica di questo ma anche con la gioia e la bellezza di una famiglia e non di un’idea.

Ringrazio per il dono della Chiesa e di questa Chiesa di Bologna, di ogni comunità, piccola e grande, tutte importanti, per il carisma dei religiosi e perché nella comunione troviamo il senso e il valore di ogni ministero, mai competitivo ma sempre complementare. Ringrazio per questo nome dolcissimo e così umano, che non si rassegna e resta sotto le tante croci, umile ma capace di abbattere i potenti dai troni. A questa madre che amiamo con tutto noi stessi e dalla quale desidero che vi sentiate amati, nonostante i limiti e le fatiche, appartengono anche i tanti fratelli più piccoli di Gesù, quelli evidenti e quelli la cui sofferenza resta nascosta a chi é distratto, ma non sfugge allo sguardo attento e tenero di una madre. L’apostolo non può accettare che la comunità sia un compromesso tra tanti individualismi, un condominio nel quale ognuno afferma se stesso.

Aiutiamo le comunità a vincere ogni logica divisiva e questo é possibile solo appartenendo a Cristo e con tanta comunione. La comunione la viviamo e contempliamo pienamente nell’eucarestia, anticipo di quella del cielo. “Aspettatevi”, chiede l’apostolo, cioé coinvolgete tutti, cercate e amate l’unità, componendola con pazienza, sempre intorno a Cristo, per essere quello che Gesù vuole: una cosa sola. Prendiamo esempio dal centurione che fa sua la sofferenza del servo. Ne sente l’urgenza. Non rimanda: sta per morire. Non fa finta, non aspetta di vedere come va a finire, non é fatalista. Chi ama non perde tempo. Anche Gesù non lo perde e si incammina con loro. Ecco cosa significa uscire: ascoltare e camminare dentro le tante sofferenze, conoscerle, farle nostre. Solo così avviene un incontro altrimenti impossibile e il centurione diventa modello di fede.

Nome dolcissimo, Madre nostra, Madre dell’unità e della pace in un mondo diviso e di tante isole, poco capace di pensarsi insieme, grazie di portare il tuo Nome di amore e rappresentarlo per tanti che camminano con noi. Donaci di vivere e costruire la comunione tra noi e con tutti.

Bologna, Cappella del Seminario
12/09/2022
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