Messa Catecumeni Adulti

Oggi iscriviamo il nome di alcuni nostri fratelli che diventeranno cristiani a Pasqua. Sono “Eletti”, perché chiamati, per grazia del Signore. La chiesa è una famiglia, non una grande organizzazione anonima, dove non si conosce chi abbiamo vicino. Ci conosciamo per nome, ci vogliamo bene come fratelli! L’amore ci fa conoscere il nostro nome e ci insegna a custodire quello degli altri, a partire dai più poveri, quelli che spesso sono invisibili e senza nome. Senza amore la vita non la si capisce. Ringraziamo il Signore per voi e il vostro nome ci sarà caro, come quello di fratelli. E voi non fatelo mai mancare agli altri, perché il nome del cristiano sia sempre per tutti sinonimo di amore e di solidarietà per tutti. Tanti possano riconoscerlo in voi.
Mercoledì è iniziata la Quaresima. “Convertitevi e credete al Vangelo”, abbiamo ascoltato, mentre ci venivano impartite le ceneri. La Quaresima ci vuole aiutare a trovare il cuore, perché questo non sia mediocre. L’amore non può essere mediocre! Come troviamo cuore? Dando frutti di amore; iniziando di nuovo a farlo; migliorando il bene che abbiamo dentro di noi, così pieno di limiti, rassegnato, incerto e che se non cresce invecchia; essendo diversi da un mondo che ci vuole soli, narcisisti, consumatori. E’ facile pensare che non possiamo cambiare o che non valga la pena farlo, perché in fondo tutto resta sempre uguale e non è facile scegliere. L’esperienza stessa ci porta a ricordare le delusioni, cattive consigliere, perché spengono l’entusiasmo; vogliono dimostrare addirittura necessaria la rassegnazione per difenderci da nuove tristezze; giustificano la pigrizia interiore o l’indurimento dei nostri sentimenti. Che fare? Anche moderare una sola nostra abitudine cattiva o compiere un’azione buona, dire una parola di amore verso gli altri ci cambia perché contiene tutto l’amore, compimento e realizzazione della nostra vita. Se non cerchiamo di essere migliori non restiamo uguali: peggioriamo! Perché chiederci di cambiare sarebbe una svalutazione di noi stessi? No. Tutti abbiamo bisogno di essere diversi. Non chi ci dice di restare sempre uguali a noi stessi, comunque sia, ci vuole bene, ma chi ha davvero fiducia in noi e ci aiuta ad essere migliori! Il Signore ci ama per questo e ci fa scoprire i doni che abbiamo, che siamo e che è l’altro.
E’ facile pensare di non essere tanto male. Quanta fatica facciamo a vedere la trave nel nostro occhio! Perché? Proprio per il male, che vuole paralizzare il nostro cuore, renderlo povero di amore, farci credere che sia inutile o impossibile amare, ci riduce a vivere per noi stessi, perché l’unica arma contro il male è proprio volere bene! Non cambiamo per farci del male, per rinunciare alla vita, ma per digiunare da quello che non serve e ci inaridisce; per avere un cuore capace di trovare e dare amore; per regalare, non possedere e trovare gioia, perché solo donando siamo contenti. Cambiamo perché siamo dei peccatori che hanno bisogno di perdono. Cambiamo perché abbiamo timore del giudizio di Dio. Noi non abbiamo paura del Signore, ma di perdere il suo amore, di restare soli con la nostra fragile e contraddittoria vita. Qualche volta pensiamo che il vero giudice della nostra vita siamo solo noi, anzi che dobbiamo rispondere solo a noi stessi, non rendere conto a nessuno della nostra vita, perché il criterio se le cose vanno bene o no è il nostro istinto, sensibilità, benessere. Siamo diventati così individualisti che pensiamo tutto inizi e finisca con noi stessi! No. Il giudizio è di Dio e lui ci aiuta a capire il profondo del nostro cuore. Ne abbiamo bisogno. Noi amiamo il suo giudizio perché è come quello di una persona amica, la più amica, che ci vuole bene per davvero, più di noi stessi; dalla quale vogliamo sapere se facciamo bene o no, cosa pensa proprio lui di noi, per cambiare ed anche per incoraggiare quello che abbiamo di bello. Non abbiamo paura di esaminare nel profondo la nostra vita, per capire il giudizio di Dio, anche quando è severo, perché chi ama e la sua volontà è che la nostra gioia sia piena e che la nostra vita non si perda.
Perché ad un certo punto appare il male? Non sappiamo. E’ come nel racconto della Genesi. Viene ed insinua la divisione. Quante volte l’inimicizia nasce dal dubbio, dal non parlare, dal silenzio, dalla diffidenza che facciamo crescere in noi, che assecondiamo e poi ci domina! “Non morirete affatto!”. “Diventereste come Dio”, insinua il male. Sembra innocuo, anzi complice! E quando l’uomo si fa Dio, cioè si mette al centro vivendo per se stesso, alzando le mani contro il proprio fratello, giudicando, condannando a morte, diventa solo banale strumento del “diavolo”. Ci accorgiamo quanto siamo nudi, cioè poca cosa, fragilissimi: senz’amore siamo ridotti davvero e niente.
Gesù per questo nel deserto affronta il male, per ricostruire il Paradiso dell’amore. Il male gli si accosta proprio quando era più debole, più stanco: cerca sempre di approfittarsi della debolezza. Appare, si accosta, cioè non si impone, sembra ragionevole, quasi amico, accarezza il nostro istinto. E’ difficile, a volte, riconoscere il male, cioè distinguere il giusto dallo sbagliato, quello di cui dopo ci dobbiamo pentire, che ci rovina, che ci condiziona, che diventa dipendenza, da cui difficilmente torniamo indietro.
Gesù risponde al male non con una forza sovraumana, ma usando solo la Parola del Padre, perché proprio come un figlio sa che il Padre vuole la vita, la sua gioia. Non ha la diffidenza di Adamo ed Eva, che resero il consiglio di Dio un divieto, un ordine e non una Parola di amore. Quando ascoltiamo il Signore e lo seguiamo siamo più forti, perché nessuno, nessuno, ci può dividere da Dio e dall’amore!
Tre tentazioni: “Cambia i sassi in pane!”, cioè la tentazione di essere al centro piegando tutto le cose a sé. Dimostra chi sei! Pensa solo a stare bene tu; che c’è di male, hai fame! In realtà così non sei mai sazio, perché l’unico pane che sfama è l’amicizia di mangiare con gli altri o spezzarlo per chi non ne ha. Gesù ci insegna a fare il contrario e dare quello che abbiamo perché nessuno resti senza. Non possiamo pensare che sia Dio a fare quello che vuoi tu, non il contrario. “Buttati dal pinnacolo del tempio e Dio ti sorreggerà”, cioè costringi Dio a fare quello che dici tu e non viceversa; piega l’amicizia alla tua volontà. In realtà io so già che Dio è amico vero e non devo dimostrarlo o sfidarlo! La terza tentazione è mettersi al centro e imponendoti sugli altri, possedendo.  “Prostrati ed adorami in cambio di tutti i regni, delle cose”: vendi il cuore, perché è più importante possedere che volersi bene, la carriera, la considerazione, il potere, che l’amore. Pensa che niente è gratuito; lega la tua felicità alle cose. Gesù è figlio e sa che nell’amore ha tutto e non accetta alcuna complicità con il male.
Il diavolo lo lasciò ed ecco gli si avvicinarono e lo servivano degli angeli. Quando vinciamo la tentazione di pensare a noi stessi e di essere soli, troviamo tanti angeli che ci vogliono bene. Servendo gli altri, essendo utili, generosi, volendo bene gratuitamente, noi stessi troviamo presenze amiche che rendono bella la nostra vita e ci “servono”, cioè ci danno quello di cui davvero abbiamo bisogno: l’amore. Chi serve è servito. Chi ama è amato. Per questo cambiamo e resistiamo al male.

05/03/2017
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