Messa con candidature diaconi permanenti

Il Signore mi ha detto: «Mio servo tu sei, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria». Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra». Il profeta parla di Gesù, sole che sorge per illuminare quanti sono nell’ombra di morte. Davvero: quante tenebre di violenza e guerra spengono la vita di migliaia di persone, e con essa anche i cuori di chi sopravvive! Qualcuno dice che c’è solo la guerra che può vincere la guerra e che con questo bisogna accettare la logica della guerra, affermando che la guerra non è una follia. La guerra si nutre di ragioni, vere spesso, ma anche ideologiche, false. Ma nessuna ragione motiva la guerra, che resta una follia insensata che trova complicità! Il cristiano non è mai solo e porta in sé e con sé la presenza di Gesù, ospite dei nostri cuori, luce dei nostri occhi, che amandoci permette di credere nell’oscurità e riconoscere in questa i segni del suo amore che accende il nostro cuore. Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Non viene incontro a Giovanni un uomo straordinario, particolare, che si afferma in maniera inequivocabile, sensazionale, come amano fare gli uomini che si credono grandi, che vogliono diventarlo e si esibiscono e si impongono. Ecco l’agnello. Non il lupo, e non un lupo mascherato da agnello, come tanti falsi profeti di pace.

Un agnello. Non a caso è la frase che il celebrante pronuncia mostrando l’eucarestia, per aiutarci a riconoscere la presenza dello stesso Cristo. Ecco anche il tuo fratello più piccolo! È un agnello, mite e indifeso. In aramaico talya’ significa sia “servo” sia “agnello”. E il verbo indica sia “portare” sia “togliere”. Gesù prende su di sé il peccato, il male. Non ce lo rinfaccia, non lo giudica, non lo interpreta: lo prende su di sé. Anche noi aiutiamo tanti, come Giovanni Battista, a indicare il figlio di Dio.  Egli è amore, solo amore, semplicemente. Quante volte desideriamo un Dio forte, che imponga il suo essere. Invece viene forte solo dell’amore, quello che apre i cieli e che scende nella nostra debolezza. Significa che «ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario», come diceva Papa Benedetto. Immergersi nel suo amore per imparare da Gesù ad amare, ad essere noi stessi per davvero. Amare «significa mettere al posto della malizia l’innocenza, al posto della forza l’amore, al posto della superbia l’umiltà, al posto del prestigio il servizio» dice Papa Francesco. E possiamo continuare: al posto del giudizio la misericordia, al posto dell’odio il perdono, al posto dell’estraneità la fraternità, al posto dell’indifferenza la simpatia.

«Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo». Ecco, è venuto colui che lo toglie, che lo porta via, colui che ci aiuta ad esserne più forti, che protegge la nostra debolezza. Il potere di Gesù è rimettere i peccati, liberare dai lacci che soffocano, che diventano abitudini spesso più forti della nostra volontà così debole; da rimorsi e sensi di colpa, dai quali non possiamo affrancarci da soli; dalla condanna di non credere al perdono; dal peccato più insidioso, quello che non sappiamo riconoscere, che ci inganna perché appare innocuo e senza conseguenze, che ci fa credere a posto e ci rende troppo faticoso liberarcene.

Questo agnello è venuto, non si impone; ha fiducia in noi; ci aiuta a passare dalla morte alla vita, a ritrovare la casa del padre e il servizio agli altri perché ci corre incontro, come il padre commosso. Rendiamo testimonianza con la nostra vita, con una gioia più forte delle delusioni, guardando con simpatia ed attenzione il prossimo, andando incontro agli altri con mitezza e bontà, con un cuore ed occhi da agnello. Il peccato non vince, l’amore è più forte e siamo chiamati ad essere santi, cioè suoi. Il Signore entra nella nostra vita. Scende lo Spirito su Gesù e su di noi. Ci fa immergere nel suo spirito di amore, che ci cambia, ci fa sentire la vera forza capace di cambiare il cuore degli uomini e la faccia della terra. Perché l’amore di Gesù sia luce e speranza, consolazione, sorriso, vita.

Aiutiamo il Signore con tutto noi stessi, e perché tanti possano vedere, sentire, intuire l’amore di Dio attraverso il nostro? Dobbiamo esserne pieni, altrimenti non comunichiamo nulla. Il primo modo è il servizio. Servire, e non essere serviti. Servire gratuitamente. Gesù dirà «servi inutili», liberi dall’idea del merito, e quindi dalla considerazione, scelti solo per grazia, per cioè amore. E quindi solo per grazia regaliamo quello che abbiamo e che siamo. C’è una candidatura. In realtà siamo chiamati e allo stesso tempo chiediamo noi di essere ammessi. Perché il rito fa chiedere a noi di poter andare dietro a lui, di guardare i campi e chiedere di poter andare? Perché lui ci chiama ma noi, solo noi, liberamente, consapevolmente, senza altro interesse che non sia l’amore, senza meriti e riconoscimenti.

Allora la sua volontà ci aiuta ad essere davvero liberi per il cammino che finirà solo quando capiremo tutto in Gesù. «Vivete secondo il Vangelo, crescete nello spirito di orazione per guadagnare a Cristo tutti gli uomini. Coltivate la vostra vocazione. Se non si coltiva e si è soltanto passivi si perde la chiamata». Il ministero è servizio. Andate a scuola e imparando aiutate anche noi a farlo, a imparare a fermarci, a non rispondere in maniera sbrigativa, a cercare di capire cosa è meglio no per noi, per loro. E amate la nostra Chiesa, la Chiesa tutta. C’è chi è contento di parlarne male, spesso per piccole convenienze personali.

C’è chi infanga credendo di difendere la verità, la sua, che perde, anche se la avesse, infangando e alleandosi col divisore. C’è chi non ascolta più tanto è convinto di sapere, diffida dal pensare perché questo confonderebbe la chiarezza della sua verità. Amiamo questa Chiesa, che già deve lottare con la debolezza di ognuno di noi e col suo peccato ma anche col non saperci aiutare. L’agnello significa la gratuità, un carattere che disarma il male, fermo non passivo. Luce nelle tenebre. È questo amore in più che offre le risposte che non si trovano, che mi fa capire, non da solo e stando fermo, ma insieme e camminando. Voglio ringraziare il Signore per la chiamata che voi, carissimi candidati diaconi, avete ricevuto. E con voi le vostre famiglie e la famiglia delle vostre comunità. Farlo davanti a tutti, e qui, ci ricorda che non è mai un fatto privato, che tutta la nostra vita non si gioca dentro di noi ma in una realtà più grande perché siamo con le nostre comunità, senza personalismi e protagonismi, generati da queste. Per questo solleciteremo la vostra risposta davanti a tutti, evidentemente non per sfiducia ma solo per ricordarci che quello che fate è sempre unito al prossimo, per il prossimo.

E ringrazio, oltre alle vostre comunità, i vostri formatori, che vi hanno insegnato a discernere. Lasciamoci sempre guidare, perché solo così siamo liberati dalle oscurità, dalla tentazione di essere lupi. Preparatevi ad essere ministri, cioè servi. La Chiesa ha tanto bisogno di servitori, non di generali che si sentono in diritto di dare ordini perché altri facciano. Esercitatevi nell’ascolto della parola, nel mettervi ai piedi di Gesù come Marta, per mettersi ai piedi dell’uomo mezzo morto come fece il samaritano. Servi umili perché di questi c’è bisogno nella Chiesa e nel mondo. Fatelo anche voi, non da attori ma da servi, fatelo perché i nostri fratelli ci riconoscano, riconoscano l’amore, senza interessi ma intelligente e pieno di sapore. Come agnello, perché “offre la vita”. Il figlio «fa sempre ciò che vede fare dal Padre» (Gv 5,19). Gesù esorta i discepoli a fare ciò che lui ha fatto: «Vi ho dato l’esempio perché, come ho fatto io, facciate anche voi… E sarete beati se lo farete!». Dio serve l’uomo per amore perché la realizzazione dell’uomo sta nel servire i fratelli. È il senso primo e ultimo dell’esistenza umana, tanto che è motivo di gioia senza fine. Sarete beati! L’amore, non recrimina, non calcola, non accampa diritti, ma lietamente si dà senza misura, abbandonandosi al dono senza misura di Dio, rendendo preziosa la vita degli altri.

Bologna, Cattedrale
15/01/2023
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