Messa dei popoli nella solennità dell’Epifania

Il profeta oggi ci invita ad alzare lo sguardo e a vestirci di luce. “Viene la tua luce”, accende di luce la tua vita che si spegne nel peccato, e anche nel suo scorrere ed esaurirsi. La luce è l’amore di Dio che splende nelle tenebre e che le tenebre non vincono. È, però, una lotta sempre terribile, ricordiamolo. Anche per questo aiutiamoci! L’Epifania è la manifestazione di questa “luce vera, quella che illumina ogni uomo”. “Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore”, promette il profeta. È la gioia di oggi, di questa festa così particolare, che ci fa sentire tutti membri a pieno titolo di questa casa, che ci fa contemplare la realtà della Chiesa e della nostra Chiesa di Bologna, la sua ricchezza e la comunione che ci unisce, che dà valore a tutti e a ciascuno.

Nel mondo e nel cuore sperimentiamo tante tenebre e tanta nebbia, quelle personali dell’orgoglio, della tristezza, della paura, del dolore, dello smarrimento, che mettono alla prova la nostra fragilità. Nel mondo vediamo tenebre enormi, quelle della guerra, della violenza, della fame o di chi scappa da terre ridotte ad inferni, tenebre che assumono dimensioni che non riusciamo a misurare, che provocano una sofferenza enorme, che però possiamo capire nelle lacrime di un bambino, nella disperazione di una madre, nell’angoscia di una bambina di undici anni naufraga nell’immensità del Mar Mediterraneo, in un uomo che lotta per sopravvivere. Sono tenebre che oscurano l’umanità, coprendola con l’odio, la vendetta, il pregiudizio, l’ignoranza, tanto che l’altro è solo un nemico, un’etichetta, un oggetto e non una persona come me che porta sempre in sé l’immagine di Dio. La guerra è fabbrica di morte, uccide l’umanità tanto che non puoi rispettare l’altro pensando “che a me resterà il tempo per vedere gli occhi di un uomo che muore”, perché nella guerra è solo mors tua, vita mea. Tragicamente. Fa piangere per chi viene ucciso e finisce con il mondo che si porta dentro. Chi sopravvive avrà per sempre negli occhi e nel cuore gli occhi del fratello che ha ucciso. E il sangue di Abele, il cui grido arriva a Dio, risuonerà anche nel suo cuore. C’è speranza in un mondo come questo, minaccioso, impenetrabile, condizionato da interessi enormi e spesso opachi, incapace di cercare quello che unisce e quindi di risolvere quello che divide senza piegarsi alla logica del più forte? Ecco, i cristiani sono pellegrini di speranza, perché cerchiamo Cristo, nostra speranza, e perché non possiamo vivere senza. Non accettiamo le tenebre: vogliamo luce, futuro, salvezza.

Noi siamo i Magi, tutti cercatori di futuro, di speranza, di luce che non finisce e che illumina la nostra vita. Molti di noi vengono da lontano, da molto lontano. Gesù si è fatto, Lui per primo, pellegrino di speranza, è venuto a cercarci dal cielo, ha percorso il cammino più lungo, per mostrarci la sua speranza che non delude. Ci ha portato tutti qui, nella casa del Signore perché sia la sua e nostra casa, siamo la sua famiglia, senza confini, fratelli tutti. Che gioia vederlo! Sentirlo! Ciascuno di noi si ricordi di vivere come un fratello e una sorella di Gesù, e nostri. Amiamo questa casa e le nostre comunità, facciamole crescere invitando altri che come noi cercano speranza, luce, futuro. Quanti aspettano una stella che li guidi fuori dal buio! Se siamo pieni della sua luce di amore, possiamo aiutarli. Per noi qui la diversità non è un problema. Anzi! Lo sappiamo e lo vediamo che è dono, ricchezza, forza! Senza Gesù e senza pensarsi insieme, credendo che qualcuno sia prima o che per essere noi stessi dobbiamo essere soli, la diversità diventa divisione, prevaricazione, confronto, nazionalismo, ostilità, contrapposizione. Solo se siamo casa siamo diversi, altrimenti finiamo nemici o estranei. E la Chiesa, con la sua umanità, con l’attenzione al prossimo, ad iniziare dai più poveri, aiuta la città degli uomini ad essere una comunità per tutti e a non lasciare solo o indietro nessuno. E tutti siamo occhi, cuore, mani, mente per fare questo, servendo il prossimo, iniziando con l’amabilità e la benevolenza verso tutti, specialmente verso chi è nella sofferenza e povero.

Gesù lo è con noi, si mostra per illuminarci con la sua luce, per darci fiducia e per farci vedere la sua casa sulla terra. Stare insieme non ci fa diventare tutti uguali ma tutti fratelli, che si amano, si rispettano, si completano. Non è scontato questo in un mondo che riempie di paure, che alza i muri e semina tanti pregiudizi e divisioni, di sfruttamento, un mondo che disprezza l’umiltà e il servizio mentre esalta la forza, il predominio, l’esibizione, la prestazione. Come i Magi vediamo un Re bambino. Gesù si presenta piccolo e piccolo lo sarà sempre, identificandosi con i piccoli e spiegandoci che per essere Re devi servire. Nella nostra metropoli ci spaventano tanta indifferenza e solitudine, nella città tutto può sembrare difficile, ostile, facciamo fatica a orientarci e a costruire relazioni. Aiutiamo questa nostra Madre Chiesa a rendere umana la città, dando cuore con l’amicizia, che è più del rispetto, pure così importante. «Per decenni è sembrato che il mondo avesse imparato da tante guerre e fallimenti e si dirigesse lentamente verso varie forme di integrazione. Per esempio, si è sviluppato il sogno di un’Europa unita, capace di riconoscere radici comuni e di gioire per la diversità che la abita. Ricordiamo “la ferma convinzione dei Padri fondatori dell’Unione europea, i quali desideravano un futuro basato sulla capacità di lavorare insieme per superare le divisioni e per favorire la pace e la comunione fra tutti i popoli del continente”.

Ma la storia sta dando segni di un ritorno all’indietro. Si accendono conflitti anacronistici che si ritenevano superati, risorgono nazionalismi chiusi, esasperati, risentiti e aggressivi. In vari Paesi un’idea dell’unità del popolo e della nazione, impregnata di diverse ideologie, crea nuove forme di egoismo e di perdita del senso sociale mascherate da una presunta difesa degli interessi nazionali. Oggi in molti Paesi si utilizza il meccanismo politico di esasperare, esacerbare e polarizzare. Con varie modalità si nega ad altri il diritto di esistere e di pensare, e a tale scopo si ricorre alla strategia di ridicolizzarli, di insinuare sospetti su di loro, di accerchiarli. Non si accoglie la loro parte di verità, i loro valori, e in questo modo la società si impoverisce e si riduce alla prepotenza del più forte» (FT 10; 11).

Amiamo e costruiamo con la nostra preghiera, e con il nostro servizio, delle comunità vive e accoglienti, dove ci aiutiamo ascoltando la Parola e poi servendo i fratelli e i poveri. La nostra è una casa che parla con tutti e rende tutti fratelli perché ama tutti e tutti insieme impariamo le regole bellissime di questa casa, quelle che Gesù ci insegna, regole che Lui vive per primo. Se le viviamo tanti le vedranno e le vivranno. Per questo vi prego: non passiamo di nuovo da Erode che ci blandisce facendoci credere che ci fa diventare forti mentre ci rende complici sciocchi della sua disumana trama di morte. Erode si serve delle persone. Gesù è Re perché serve le persone, il suo prossimo. Gesù dona la vita non la toglie, ama la nostra vita, non ci possiede come i Re di questo mondo; ci aiuta a cambiare, non ci sfrutta; ci chiede di essere migliori, perché ha fiducia in noi; ci dona la speranza per non fermarci o vivere rassegnati. Cristo è la nostra speranza. Come i Magi adoriamo Lui e non gli idoli di questo mondo. A Lui doniamo quello che abbiamo. Lui dona se stesso e il suo amore senza confini che ci fa sentire a casa ovunque, e la nostra una casa per tutti. «Siamo inondati dalla gloria incommensurabile del suo amore infinito di Figlio eterno, che non possiamo più separare dal suo amore umano. È proprio nel suo amore umano, e non allontanandoci da esso, che troviamo il suo amore divino: troviamo l’infinito nel finito» (DN 67). Ecco l’Epifania, luce delle genti, gioia che nessuno può portarci via dal cuore, speranza di un popolo che non cammina più nelle tenebre, che porta la speranza dove c’è il buio, la sofferenza e la rassegnazione.

Bologna, Cattedrale
06/01/2025
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