Messa in Coena Domini

        
            Cari fratelli e sorelle, l’inizio della pagina evangelica è di una solennità assai suggestiva. Sembra essere l’introduzione ad una grande azione liturgica. Un testo che nasconde grandi misteri. Il Signore ci dia la grazia di averne una qualche comprensione.
1.        Due sono le parole-chiave: PASSARE e AMARE. E’ da notare che Gesù era consapevole che «era giunta la sua ORA»: il momento in cui avrebbe vissuto il senso della sua intera vita. E questo senso viene svelato in quelle due parole.
            Ciò che sta accadendo è il “passaggio” di Gesù da questo mondo al Padre; è l’ingresso della sua umanità nella Gloria del Padre. Ma la sua dimora nel mondo non rimane solo un ricordo, ma essa ha segnato per l’eternità il Verbo incarnato.      Porta nella Gloria del Padre il suo corpo trafitto, il suo sangue sparso per la remissione dei peccati.
            E’ l’umanità di Gesù come è stata trasformata o trasfigurata dall’amore che lo ha spinto al dono totale di Se stesso. Ne sono il segno le piaghe che rimangono nel corpo glorificato. Passa da questo mondo al Padre, fissato una volta per sempre nel suo amore, nel dono di Sé. Possiamo dire, cari fedeli, che il passaggio da questo mondo al Padre consiste nel dono che Gesù fa di Sé stesso. E pertanto Gesù è al contempo col Padre e con ciascuno di noi, per il quale ha dato la vita.
            In questo passaggio, in questa traversata Gesù vuole che anche noi siamo coinvolti. Non, in primo luogo, perché cerchiamo di imitarlo. In senso più profondo: bisogna che lo stesso passaggio avvenuto in Gesù avvenga in ciascuno di noi. E’ necessario il nostro coinvolgimento più intimo; è necessaria una vera partecipazione all’atto di amore che ha fatto passare Gesù da questo mondo al Padre. Come è possibile? Attraverso due sacramenti: il battesimo e l’Eucarestia.
            Il battesimo opera un cambiamento radicale di appartenenza; un trasferimento di proprietà. Dalla proprietà che esercita su di noi il Peccato alla Signoria di Cristo.
            L’opera del Battesimo giunge alla sua perfezione partecipando alla celebrazione dell’Eucarestia. Per questo Gesù l’ha istituita, perché la sua stessa umanità, trasfigurata dal dono di Sé, fosse come “replicata” nell’umanità di ciascun discepolo.
2.        Nel gesto che Gesù compie proprio questa sera, lava i piedi ai suoi apostoli, intende esprimere tutto Se stesso e riassumere tutta la sua proposta.
            I Padri della Chiesa amavano infatti dire che la lavanda dei piedi è SACRAMENTO ed ESEMPIO. Sacramento non nel senso dei sette sacramenti. Nel senso che il gesto della lavanda dei piedi significa il mistero di Gesù nel suo insieme; riassume tutto il senso della sua vita. «Non sono venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» [Mc 10, 45].
            Attraverso l’Eucarestia, come vi dicevo, l’amore stesso che è nel cuore di Cristo è partecipato a ciascuno. La lavanda dei piedi diventa quindi anche esempio da imitare.
            Considerate, cari fedeli, quanto è bella la proposta cristiana. Essa è grazia e compito; è dono e comandamento. Togliete il comandamento e farete della proposta cristiana una proposta che disprezza profondamente l’uomo. Togliete la grazia e trasformerete il cristianesimo in un codice morale: la peggiore corruzione del Vangelo.
            Viviamo questa sera in una profonda gratitudine per il dono dell’Eucarestia, che ci fa entrare nel Cuore di Cristo, e ci rende capaci di amare come Cristo ha amato.

02/04/2015
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