Messa per invocare la pace a 1000 giorni dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina

Come sempre la Parola di Dio è lampada per i nostri passi, specialmente quando dobbiamo cercare il cammino nel terribile buio della guerra. Mille giorni di guerra. Un giorno solo è già insopportabile per il suo carico terribile di morte che provoca. Un giorno. Quando muore un uomo è il mondo che muore, perché in quella persona c’è un pezzo unico dell’immagine di Dio che portava dentro di sé. E ogni giorno di guerra significa tanta morte che spegne il dono unico della vita. Ne sono passati 1000. Giustamente è stato ricordato che per l’Italia la Prima guerra mondiale durò 1261 giorni, e la chiamiamo la Grande Guerra! Abbiamo visto la forza di resistenza del popolo ucraino, che la sofferenza la conosce bene, basti pensare all’Holodomor, di cui si celebra la ricorrenza nei prossimi giorni, che ha inghiottito milioni di loro figli, ferita che ogni famiglia ucraina porta nel profondo.

Oggi chiediamo con insistenza la fine della guerra e una pace giusta e duratura. Pace e giustizia sono unite, come due sorelle che si aiutano e una permette e difende l’altra. Mille giorni di tempesta ma anche mille giorni di una straordinaria e profondissima fraternità, che è enormemente cresciuta e che non solo non è provata da stanchezza, ma anzi è ancora più convinta e necessaria. Certo, è ancora troppo poca la solidarietà, che non si deve misurare su quello che si può, ma su quello che serve. Misuriamoci con l’enormità di morte, di sofferenza fisica e spirituale, di mutilazioni che segnano il corpo e l’anima, di paure che diventano piaghe nel cuore e nella mente, di incertezza su tutto, di lacrime senza consolazione. La storia del popolo ucraino in questi decenni è stata attraversata da grandi sofferenze che avete affrontato con una enorme capacità di resistenza. Questa è la conseguenza dell’invasione russa dell’Ucraina. Le guerre sono sempre troppo lunghe, perché non durano mai poco e la sofferenza che provocano dura per sempre. Ma la notte chiede il giorno, il dolore la consolazione, la vendetta il perdono, il buio la luce, l’odio la riconciliazione. È nella notte che dobbiamo credere alla luce. Papa Benedetto XVI ricordava che proprio quando la notte è più profonda in realtà iniziano le luci dell’aurora. Che sia così!

Non ci rassegniamo. Ce lo insegna l’insistenza commossa di Papa Francesco, che non si arrende di fronte alla guerra, che non si stanca di domandarsi e domandare se abbiamo fatto tutto quello che potevamo per la pace, di chiedere una pace “creativa”, e in questa terribile notte che lo fa piangere perché la sente sua di chiedere quanto manca al giorno, di affrettarlo, di cercarlo, credendo sempre che i mezzi per raggiungere la pace debbano essere quelli sapienti del dialogo, non per debolezza, ma per ottenere  con questo quello che altrimenti si misura solo con le armi, per aiutare il coraggio di fermarsi, non per perdere ma per vincere con il negoziato e per risolvere le cause antiche e recenti che hanno prodotto tanta violenza. “La guerra è sempre una sconfitta. Chiedo ancora una volta di mettere fine alla follia della violenza e di impegnarsi per una pace giusta e duratura” ha implorato ancora il Papa l’altro giorno. La pace non è mai debolezza ma forza, se garantita seriamente in un quadro credibile e forte. Ed è chiaro che è questa la responsabilità della comunità internazionale, in questo penso in particolare all’Europa che è nata proprio per immaginare la pace impensabile tra popoli che si erano combattuti per secoli, comunità internazionale che è non solo di chi ha il potere e il dovere di decidere ma di tutti, in quella pressione a creare condizioni nuove, forti, chiare, per trovare le soluzioni giuste e nel diritto. Occorre fare molto di più e con più coraggio! Papa Francesco non smette di chiederlo.

In questa notte voglio ricordare, però, anche tante luci di vita, di solidarietà concreta, di vicinanza che rende umano pure dentro quello che c’è di più disumano. Non vi lasciamo soli. Non vi lasceremo soli! Ho vista tanta luce, tanto oro di amore come quello che abbiamo avanti nel bellissimo mosaico, nella gioia dei bambini accolti quest’ estate in tante famiglie italiane, nella solidarietà che ha mobilitato tante parrocchie in tutta Italia, negli incontri tra ragazzi ucraini e italiani che la Chiesa Greco Cattolica e l’Azione Cattolica hanno organizzato in più occasioni, nell’accoglienza ai profughi che credo debba essere sempre tenuta aperta, nel favorire la sopravvivenza ai profughi interni garantendo dei corridoi umanitari e di lavoro per permettere loro, che hanno perso tutto, proprio di sopravvivere. Ho visto tanta luce nella solidarietà verso i più vulnerabili, permettetemi di dirlo, anche per la casa che ci ospita, oltre alle tante coraggiose esperienze delle istituzioni ucraine e di molte organizzazioni della società civile ucraina nel grande impegno umanitario a favore di tanti bambini, disabili e anziani colpiti dalla guerra, e nell’accoglienza, piena di dignità, a tanti sfollati interni realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio in molte città ucraine.

Il mosaico che abbiamo davanti è stato proprio pensato nelle apocalissi che sconvolgono la vicenda umana, la storia grande e universale e quella personale. Sono proprio i versetti che abbiamo ascoltato oggi. L’oro ci aiuta ad alzare lo sguardo che, altrimenti, tende inevitabilmente ad abbassarsi, a cedere allo sconforto, alla paura, alla durezza della condizione. E’ la luce che vediamo nel buio e che avvolge le persone che sono morte, che sono nella luce dell’amore che vince il male la morte. Siamo cristiani e Gesù con il suo amore ha vinto il buio del sepolcro. Siamo cristiani e crediamo nell’amore che vince il male. Giovanni vide una porta aperta nel cielo. È il mosaico che abbiamo davanti, la porta del cielo, perché la basilica aveva sempre due porte e chi vi entra comprende quella della sua vita, della vita intera, il cammino che il Signore vuole aprire per tutti. Giovanni vide un trono nel cielo, quello che i cristiani hanno raffigurato e che vediamo davanti a noi. Gesù è sul trono e ha posto accanto a Lui sua Madre, Maria, la Chiesa di Dio, teneramente accolta e protetta dall’abbraccio di Gesù, si vede la sua mano appoggiarsi dolcemente sulla sua spalla, come a indicarla, a dirci di seguirla, di sentici figli suoi per essere di Dio. E oggi sentiamo questo abbraccio circondare le famiglie ucraine nella sofferenza.

Attorno al trono vi erano quattro esseri viventi: leone, vitello, uomo, aquila che vola, quelli che vennero interpretati tradizionalmente come i quattro Vangeli, anch’essi raffigurati perché il Signore non è muto ma parla attraverso il Vangelo di amore, perché, come abbiamo ascoltato, “chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, è passato dalla morte alla vita”. La vita eterna inizia nella nostra vita, quando scegliamo quello che non finisce, cioè l’amore. Inizia quando facciamo la Sua volontà, come chiediamo nel Padre Nostro, per noi e per tutti. E la volontà di Dio, che Gesù ci insegna soprattutto con la sua vita, è che nulla vada perduto. Nulla! Sappiamo invece che tutto è perduto con la guerra, che inghiotte la vita, terribilmente, rendendola insignificante. Il metropolita Andrey Sceptitsky nel 1942, durante l’occupazione tedesca dell’Ucraina, scrisse: “Preghiamo per la pace universale per l’umanità, perché la terribile miseria che l’attuale guerra rappresenta per l’umanità ci mostra ogni giorno quanto le persone abbiano bisogno di pace.

E quando preghiamo per la pace per l’umanità, dobbiamo pregare di più per la pace dentro il nostro popolo, per la pace dentro di noi, per la fine dell’odio, della lotta, dell’inimicizia e, lo dico con le lacrime, dello spargimento di sangue. Il mondo sta morendo per mancanza di amore, sta morendo per l’odio umano! Non smettiamo di implorare l’Onnipotente di far piovere dal cielo abbondanti e calde piogge della sua santa grazia, della giustizia e della pace. Ci rivolgiamo a Te, che abbatti i potenti e innalzi gli umili, che sei e sarai giudice fra le genti, affinché i popoli trasformino le armi in strumenti di pace. Tu, che nel tuo Figlio Gesù hai proclamato beati gli operatori di pace, suscita nel cuore degli uomini e delle donne il desiderio della concordia e della pace. Ti preghiamo per la cara Ucraina, perché tacciano le armi, cessi la guerra, siano soccorsi i sofferenti, i feriti, gli anziani, i malati, i bambini, i profughi, le donne e gli uomini, per la protezione della vita di tutti, dei civili e dei soldati. Libera il mondo dalla sete di potere e di dominio, che tutto schiaccia e distrugge senza pietà. Infondi in noi tutti la tua compassione e quell’amore che viene da Te, unica vittoria sul male e sulla morte. Te lo chiediamo per Gesù Cristo Signore nostro in unità con lo Spirito Santo, Spirito di amore e di pace, per ora e per sempre. Amen!

Basilica di Santa Maria in Trastevere, Roma
20/11/2024
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