Omelia III Domenica di Pasqua al Monte delle formiche

Me horum montium custodem incolae eorumque apud Deum advocatam elegerunt”. “Gli abitanti elessero me custode di questi monti ed anche loro avvocata presso Dio”. È il titolo di questa casa, che ci accoglie sulla porta. Qui siamo aiutati a guardare in alto e sentiamo il cielo più vicino. Sempre, anche quando facciamo fatica a vederlo. Dobbiamo guardare in alto per capire la terra. Noi ci ostiniamo a fare il contrario e a cercare l’alto innalzando, inutilmente, le nostre povere persone che, in realtà, capiamo solo misurandoci con il limite stesso del cielo, ma anche lasciandoci riempire dall’amore che da questo viene e imparando a guardare tutto e tutti con amore.

La luce della vita ci avvolge e ci abbraccia dall’alto e, come ha detto Papa Francesco recentemente, «ci chiede di superare la notte dell’odio perché, secondo la volontà del Creatore, siano gli astri a illuminare la terra e non la terra a bruciare, devastata dalle fiamme di armi che infuocano il cielo! Dio è pace e vuole la pace. Chi crede in Lui non può che ripudiare la guerra, la quale non risolve, ma aumenta i conflitti. La guerra, non mi stanco di ripetere, è sempre e solo una sconfitta: è una via senza meta; non apre prospettive, ma estingue la speranza. Non lasciamo che divampino le fiamme del rancore, sospinte dai venti funesti della corsa agli armamenti! Non lasciamo che la guerra si allarghi! Arrestiamo l’inerzia del male! Ho nella mente le famiglie, i giovani, i lavoratori, gli anziani, i bambini: sono certo che nel loro cuore, nel cuore della gente comune, c’è un grande desiderio di pace.

E che, di fronte al dilagare della violenza, mentre le lacrime scendono dagli occhi, una parola esce dalla loro bocca: “basta”. Basta! – ripeto anch’io – a chi ha la grave responsabilità di governare le nazioni: basta, fermatevi! Per favore, fate cessare il rumore delle armi e pensate ai bambini, a tutti i bambini, come ai vostri stessi figli. Guardiamo tutti al futuro con gli occhi dei bambini. Loro non si chiedono chi è il nemico da distruggere, ma chi sono gli amici con cui giocare; loro hanno bisogno di case, parchi e scuole, non di tombe e fosse!». Ecco, alziamo gli occhi verso i monti e capiamo che il nostro aiuto viene da Dio che ci insegna ad essere uomini della terra ed è venuto tra di noi, anzi si è fatto uomo, proprio per questo.

Qui vediamo quanto accadde ottant’anni or sono, ricordiamo l’inferno che può essere la terra e l’uomo ridotto ad essere nemico di se stesso, uccidendo il suo fratello. «I deserti possano fiorire: come in natura, così pure nei cuori delle persone e nelle vite dei popoli. Ma dai deserti dell’odio spunteranno germogli di speranza solo se sapremo crescere insieme, l’uno a fianco dell’altro; se sapremo rispettare il credo degli altri; se sapremo riconoscere il diritto di esistere di ogni popolo e il diritto di ogni popolo ad avere uno Stato; se sapremo vivere in pace senza demonizzare nessuno». Ecco, qui troviamo la roccia sicura e capiamo che siamo tutti pellegrini, che camminiamo non verso l’ignoto ma verso una casa, e questo ci aiuta ad essere casa. Maria è nostra avvocata e consolatrice presso Dio.

È “il Monte” e chi si lascia condurre dalla compagnia di Maria, nostra Madre, generato da questa. Siamo una casa, ci possiamo pensare insieme, come quelle formiche che si muovono insieme e si “pensano” una cosa sola. L’amore realizza questo, mai annullando la persona, anzi, dando a questa il suo senso e la sua particolarità. Il singolo non è tale se si distingue, si impone, annulla l’altro, ma è solo quando è insieme all’altro che trova se stesso, il suo senso. Maria ci fa sentire figli amati e ci mostrerà sempre la scelta impensabile di Dio che si è fatto uomo perché gli uomini capissero quell’immagine che portano con sé e che solo quando la scoprono e onorano trovano se stessi.

Qui impariamo che facciamo parte di un popolo grande che si pensa insieme come le formiche e che ci insegna a vivere nelle nostre famiglie da cristiani, cioè pieni di amore. Ce n’è poco. Viverlo insieme, aiutarci ad essere casa del Signore aiuterà anche le nostre famiglie, altrimenti diventano povere di vita, piene di paure e con la paura di trasmettere vita, di regalarla. Non siamo tra quelli che dicono «Lo conosco» e non osservano i suoi comandamenti, ma osserviamo la sua parola e anche in noi l’amore di Dio è veramente perfetto. In cuori segnati da tanta morte Gesù continua a dire «Pace a voi!». E sembra un fantasma. La vita che risorge non è un sogno ma è vita vera e non è un’altra, con un corpo diverso, perfetto, che magari nasconde le ferite, ma rende proprio quelle ferite pienezza di vita, come le mani e i piedi di Gesù.

È troppo bello per essere vero! E il male ci fa subito cercare la pagliuzza, la diffidenza. Il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati.  «Di questo voi siete testimoni». La speranza non è un fantasma, ma la vita che cambia. La gioia inizia nel nostro cuore, non perché abbiamo risolto tutto, ma perché abbiamo un amore più forte di tutto. È la gioia perfetta, la letizia di San Francesco. Il Vangelo non è un fantasma! Essere testimoni. Siamo noi che dobbiamo far vedere la forza e l’intelligenza dell’amore, testimoni appassionati, gioiosi, non tristi e sacrificali.

Noi subito diremmo: ma come si fa con tutti i problemi e con quello che sono? Ma è proprio per i problemi drammatici del mondo che Dio è venuto. Ha sofferto con noi per farci capire la vita vera. E chiede a ogni suo discepolo di combattere il male dentro di sé e fuori di sé e di testimoniare, cioè far vedere con le parole e con le opere, la sua presenza. Noi siamo testimoni del tesoro prezioso della resurrezione, che rende nuovo ciò che è vecchio e che chiama i poveri e i deboli dalla morte alla vita. Rendiamo il mondo una casa, vivendo da fratelli con il Risorto e tra di noi. Mostriamo che l’amore non è un fantasma e che tanti possano riconoscerlo nel nostro amore concreto, vissuto più che affermato, comunicazione concreta della vita che genera vita e sconfigge la morte.

Il cardinal Lercaro scrisse un’invocazione di pace che vuole estendersi letteralmente da noi e da queste vallate fino a tutti i popoli sparsi nelle valli di tutto il mondo. La facciamo nostra in questi tempi di tante tenebre e quindi di tanta sofferenza, ma anche di anelito di pace:

«Maria Santissima benedici e proteggi quanti venerano la Tua immagine sopra questo monte. Da queste tre valli estendi la Tua protezione ad altre valli, sopra altre terre, sul mondo intero. Fa che gli uomini tutti sotto il Tuo manto celeste si sentano fratelli perché tutti figli di Dio, animati da una medesima fede che tutti sprona ad un amore verso Dio e verso il prossimo. Maria Santissima, Tu che hai dato al mondo il Dio della pace, fa’ che i popoli sappiano, col Tuo aiuto, incontrarsi sulla strada della vera pace che è dono di Dio e frutto di giustizia. Amen».

Pianoro, Santuario del Monte delle formiche
14/04/2024
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