omelia messa per gli studenti e i docenti delle scuole medie superiori

Bologna, Basilica di San Petronio

L’intera nostra città – nella festa di san Petronio che proprio con questo vostro raduno prende inizio – sollecita l’intercessione del suo Patrono e pone sotto la sua protezione la sua multiforme attività, i suoi problemi, le sue speranze. Ed è molto bello che i primi a esprimere questa fiducia e a elevare questa preghiera siate voi, carissimi ragazzi, che oggi siete qui a implorare luce, vigore, assistenza dall’alto sul nuovo anno di impegno, di studio, di ricerca che avete da poco iniziato.
Siete venuti ad ascoltare la parola del vescovo. Siete venuti cioè ad ascoltare la parola di colui che prolunga la missione di san Petronio, dà voce e attualità alla sua cattedra, lo raffigura e lo rende presente agli occhi dei bolognesi del nostro tempo.

Da me stesso non conto molto: sono anch’io fratello tra i fratelli, pecora come voi nell’ ovile del Signore Gesù. Ma, in virtù dell’ordine sacro che mi ha inserito nella trama della successione episcopale, anch’io, come san Petronio ai suoi giorni, sono tra voi sacerdote, maestro e pastore.
Queste qualifiche non le possiedo come cosa mia: sono riverberi dello splendore di Cristo, che è l’ unico pontefice della Nuova Alleanza; l’unico vero maestro (come ci ha ricordato anche la lettura evangelica); l’unico pastore che al prezzo della sua vita si è acquistato il suo gregge, e continua a guidarlo e pascerlo con la luce della sua dottrina e la grazia dei suoi sacramenti.
Io sono soltanto un “inviato” (così si traduce il termine greco “apostolo”), che cammina per le stesse strade percorse dall’umanità di oggi, preoccupandomi però di restare nella compagnia invisibile di colui che mi manda; vale a dire, del nostro Salvatore crocifisso e risorto, il quale mi impegna ad essere vicario del suo amore tra gli uomini.

La parola di cui sono annunciatore e servo, non proviene da indagini laboriose di intelligenza umana nÈ da personale genialità: è pura testimonianza di una verità che ci è venuta dal cielo; una verità che spesso i sapienti di questo mondo spesso trascurano, ritenendola superata e senza interesse; e i potenti rifiutano e talvolta combattono perchÈ è di ostacolo alle loro mire. Ma per chi cordialmente e con animo semplice l’accoglie, è dono non surrogabile di salvezza e di vita.
Cosa vi dice oggi il successore di san Petronio?
Vi dice che non è mai stato facile essere cristiani veri e coerenti in un mondo ancora largamente dominato dal Maligno, come ci ha avvisato Gesù. Non meravigliatevi delle vostre difficoltà.
Non è facile, ma è bello. PerchÈ è bello sfidare il pecorume dominante di coloro che hanno solo il coraggio di fare quello che fanno tutti e di ripetere le insipienze che ascoltano da tutti.
È bello preferire la verità ai molti scetticismi, la giustizia alle trasgressioni, l’amore vero e disinteressato all’egoismo insaziabile, la forza dello spirito alle varie prepotenze.

Questa è la vita di fede, e nasce dalla scoperta emozionante del Signore Gesù e dall’adesione al suo Vangelo.
La vita di fede non va ostentata davanti agli altri. Ma non va nemmeno nascosta.
Di solito, basta un comportamento non conformista a rivelarla a tutti. Basta essere con semplicità e con fermezza quello che si è per diventare annunziatori di Cristo, anche senza dire molte parole.
Non preoccupatevi troppo di quelli che bestemmiano,. Spesso la bestemmia è il povero rifugio di coloro che, non avendo niente di sensato e di intelligente da dire, vogliono parlare lo stesso. È la scorciatoia degli idioti.
La fede – se vi date da fare perchè in voi sia viva e razionalmente fondata – svilupperà anche il vostro senso critico. Non prendete niente per oro colato, di quel che vi ammanisce la cultura dominante, ma tutto vagliate con la sapienza, la libertà interiore, la spregiudicatezza di chi si fa guidare dalla parola di Dio e si lascia docilmente illuminare dallo Spirito del Signore Risorto.

Però studiate seriamente quanto vi viene proposto. L’ignoranza non è mai un valore da conservare gelosamente, anche se purtroppo ha il vantaggio che non si deve fare nessuna fatica ad acquisirla.
Così vi preparerete bene ai compiti che la vita vi riserverà. Non abbiate fretta di anticipare la condizione adulta: questa vostra splendida età passerà per suo conto anche troppo in fretta.
E’ importante, se volete affrontare senza danno tutti i problemi che voi stessi avete elencato, che non li affrontiate soli. Il Signore vi faccia incontrare le giuste compagnie e le aggregazioni ecclesiali che vi possano più decisamente aiutare.
S. Petronio in questo suo giorno vi esorta appunto a riscoprire la nascosta e bella realtà della Chiesa: di questa Chiesa di Bologna, di cui egli è stato il pastore attento e lo sposo innamorato; e della santa Chiesa Cattolica, che è diffusa in tutte le contrade della terra e, identica a sè e perennemente viva, varca sempre giovane i secoli, mentre tutte le altre istituzioni e le altre forme di aggregazione, anche le più solide e spavalde, arrivano o presto o tardi al tramonto.

E la Chiesa siamo noi. Noi le apparteniamo, anche se non siamo mai vitalmente dentro di lei con la totalità del nostro essere e del nostro agire. Siamo Chiesa per quel tanto di verità, di amore autentico, di slancio verso il bene, che portiamo nel cuore. Mentre le nostre trasgressioni, le nostre incoerenze, le nostre debolezze – quale che sia la responsabilità che uno ha nel corpo ecclesiale – non sono cosa sua. Composta di peccatori, la Chiesa è sempre santa: “ex maculatis immaculata”.
I confini del Regno di Dio, che è mistericamente la Chiesa, passano dunque attraverso i nostri cuori e i nostri comportamenti. Nel nostro universo interiore, c’è sempre qualche zona che non è stata ancora cristianizzata, e non è ancora “ecclesiale”.

Il Grande Giubileo del 2000, cui ci prepariamo, ci faccia soprattutto capire che abbiamo bisogno di “conversione”. Abbiamo cioè bisogno di ampliare, di irrobustire, di intensificare la nostra appartenenza alla “nazione santa”, che è compaginata dallo Spirito del Signore risorto, ed è un “corpo” che ha Cristo per “capo”.
Come si vede, la fortuna stupenda di essere nella Chiesa è essenzialmente qualcosa di dinamico; non può essere un’acquisizione inerte e atrofizzata.
Il battesimo, che abbiamo ricevuto e non dobbiamo mai rinnegare, è un’energia permanente che innerva – deve innervare – ogni nostro giorno, lieto o triste che sia; e nella nostra esistenza deve far lievitare evangelicamente ogni evento, ogni esperienza, ogni emozione, ogni fatica.
Non manchi questa tra le molte grazie che si possono chiedere per il nuovo anno scolastico.

03/10/1998
condividi su