ordinazioni sacerdotali

Bologna, Cattedrale

“Nessuno può servire a due padroni” (cf Lc 16,13). Questa tagliente frase di Gesù – che abbiamo ascoltato – sia, per così dire, l’insegna della vostra vita presbiterale che oggi comincia. Voi con questa ordinazione diventate in senso eminente e pieno “ministri di Dio”; e nessun’altra autorità, nessun’altra attrazione, nessun’ansia di compiacere ad altri che a Dio, occuperà i vostri pensieri, determinerà le vostre azioni, ispirerà le vostre scelte. Voi avrete sempre un solo padrone.
Certo, ogni sacerdote, “preso tra gli uomini, viene costituto per il bene degli uomini” (cf Eb 5,1). Perciò la donazione totalitaria e irrevocabile al Signore del cielo e della terra non deve in nessun momento diventare isolamento, disinteresse o indifferenza verso i fratelli. Siete ordinati per loro, per la loro salvezza e la loro santificazione.

Può darsi che talvolta abbiate ad avvertire qualche contrasto tra la voce di Dio, che oggi vi mette a parte e vi vuole tutti per sè, e quella dell’umanità concreta in cui sarete inseriti, che reclama di essere avvicinata, ascoltata, accompagnata nel suo cammino.
Il Concilio Vaticano II supera e scioglie tale apparente divaricazione in un testo ammirevole. “I presbiteri del Nuovo Testamento, in forza della propria chiamata e della propria ordinazione, sono in un certo modo segregati in seno al popolo di Dio; ma non per rimanere separati da questo stesso popolo o da qualsiasi uomo, bensì per consacrarsi interamente all’opera per la quale il Signore li ha assunti. Da una parte non potrebbero essere ministri di Cristo, se non fossero testimoni e dispensatori di una vita diversa da quella terrena; ma d’altra parte non potrebbero nemmeno servire gli uomini, se si estraniassero dalla loro vita e dal loro ambiente” (“Presbyterorum Ordinis” 3).
Gesù – Unigenito di Dio (cf Gv 3,18) e Primogenito della creazione (cf Col 1,15), adoratore del Padre, redentore degli uomini – vi offre col suo esempio e col suo insegnamento, con la sua stessa costituzione teandrica, l’armonizzazione di ogni compito e di ogni valore.

Cercatelo, amatelo, vivete in Lui, e ogni tensione naturalmente si comporrà.
Egli vi ha scelto tra mille e vi chiama amici, ma proprio per associarvi più intimamente alla sua azione di riscatto e di rinnovazione. Vi mette a parte, ma proprio perchè possiate diventare più efficaci nell’irradiare la verità e la grazia su chi incontrerete.
La connessione con lui sarà il segreto della vostra fedeltà e della vostra fecondità.
Egli vi affida la sua parola. Voi la studierete con passione inestinguibile, soprattutto nella Sacra Scrittura. Ma perchè quella parola non resti libresca ma si trasformi in spirito e vita, l’ascolterete risonare nell’intimo della vostra anima, dove il Maestro interiore, lo Spirito di verità, ve la suggerirà nelle ore di silenzio, di raccoglimento, di preghiera; voi la scoprirete riflessa e attuata nel mistero della Chiesa; voi ne coglierete l’eco soprattutto sulle labbra dei piccoli, degli umili, degli uomini di semplice fede.

Vi affida ancora la Pasqua della sua morte e della sua risurrezione, perché la rendiate presente e attiva nel nostro territorio e nel nostro tempo. In particolare egli vi comunica i suoi poteri divini di perdonare i peccati degli uomini e di consacrare per loro il suo Corpo e il suo Sangue.
Vi affida infine la sua autorità, che egli ha ricevuto dal Padre. Come il Padre ha mandato lui, così lui manda voi. E voi, pur così ancora inesperti, esorterete e guiderete gli uomini, anche i più anziani, i più dotti, i più sperimentati, con una modestia senza pavidità e con una sicurezza senza presunzione, consapevoli di essere titolari di una preminenza e di una dignità che è in voi senza essere vostra..

Il vostro assillo sia la salvezza di tutti. E a proposito di salvezza, vi manterrete sempre nella luce che ci è stata data dall’alto, senza lasciarvi sviare dalle opinioni senza fondamento, che di questi tempi infestano anche la cristianità.
A questo proposito, due sono i capisaldi della sana dottrina, e ci sono stati richiamati da San Paolo nella seconda lettura.
Il primo è rasserenante e ci libera da ogni angoscia: Dio “vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità” (1 Tm 2,4). Nessuno quindi va perduto, se non coloro che deliberatamente si chiudano all’iniziativa misericordiosa del Padre. Il quale, per salvare gli uomini, sa trovare le strade giuste, che spesso sono quelle per noi più imprevedibili e impensate.
Il secondo caposaldo confuta ogni irenismo religioso e ogni relativismo filosofico: “Uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2,5).

Ci si salva dunque soltanto aderendo al Dio vero, non all’una o all’altra delle varie caricature di Dio che proliferano nella confusione del nostro tempo; e tutti sempre, oggettivamente, si salvano in virtù della redenzione operata dall’unico Salvatore.
A conclusione, formulo per voi un auspicio cordiale che è onnicomprensivo di tutti i possibili auguri che riceverete in questi giorni. Siate sempre limpidi e coraggiosi testimoni di Cristo, come egli lo è stato del Padre suo. Possiate dire agli uomini con la vostra vita sacerdotale: “Chi vede me, vede Cristo”; così come egli ha potuto dire di sé con incontestabile verità: “Chi vede me, vede il Padre” (Cf Gv 14,9).

19/09/1998
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