Omelia Messa per il Mercoledì delle Ceneri

In un mondo con troppa solitudine, segnato dalla pandemia della guerra che semina morte e odio, con tanto individualismo che assorbe tutta l’acqua e rende la terra un deserto, abbiamo proprio bisogno di cambiare per lottare contro il male, perché il deserto fiorisca, gli arsenali diventino granai, i cuori imparino la gioia di amare e di donare vita per conservarla. Ci misuriamo con il dolore assoluto che si manifesta ogni volta che una vita viene tolta violentemente di mezzo. Un dolore che sperimenta crudelmente il limite, perché semplicemente irreparabile. Per sempre. Niente può legittimare la violenza e capiamo le complicità con il male. Spesso sappiamo dirle degli altri. In Quaresima iniziamo noi: il mio peccato.

Di fronte a tanto dolore domani si chiederanno: cosa fecero gli altri? Perché non hanno fermato le mani del fratello contro suo fratello? È la nostra domanda, drammatica, di fronte a tanta sofferenza: cambio per lottare contro il male. Molti pensano con pessimismo: l’uomo non cambierà mai. La Quaresima è un cammino di speranza, di speranza vera, che richiede anche sforzo, che non si arrende al primo problema perché sa che può arrivare alla Pasqua. Non vogliamo immaginare quello che non c’è e rifugiarci in un mondo che non esiste. La Quaresima è cambiare quello che c’è e renderlo come era stato pensato: una casa per le persone e non una trincea, un giardino e non una desolazione, una ricchezza e non un problema. C’è troppa abitudine alla morte, rimossa o nascosta, tanto che si combatte troppo poco per la vita, confondendo questa con vitalismo e prestazione. La vita è sempre fragile, debole, e ha diritto ad essere amata e protetta, sempre. Cambiamo, quindi, iniziando da noi stessi, perché se io cambio, il mondo inizia a cambiare. Può apparire inutile, anche perché la Quaresima non si afferma come gli eventi importanti, quelli che condizionano atteggiamenti e discussioni, che occupano le prime pagine dei giornali, oscurano le tragedie di interi Paesi, condizionano la coscienza ridotta a piccolo schermo. La Quaresima la devi scegliere tu, da solo. Anzi, guai a farlo per farti vedere! Non servirebbe a niente. Renderesti tutto inutile!

Gesù a chi offre l’elemosina, a chi prega, a chi digiuna – che sono le opere concrete, le discipline, l’allenamento dello spirito che ci permettono di percorrere la Quaresima – richiede di farlo senza che la destra sappia quello che fa la sinistra, chiudendosi in camera da soli (soli, che significa anche senza collegamento per connettersi col tuo io!) per restare nel segreto con il Padre, e di profumarsi il volto e lavarsi il capo perché nessuno si accorga che stai digiunando. È esattamente il contrario di quello che invita a fare il mondo, tanto che facciamo quello che gli altri vedono o lo facciamo per farlo vedere, magari mettendolo in mostra o solamente rendendo tutto un sipario, per farci un selfie e mandare le immagini. Per il mondo noi siamo importanti se gli ci altri notano, se conquistiamo a qualsiasi prezzo consenso, sapendo però anche che è volubile, epidermico. Il nostro personale algoritmo finisce per scegliere di fare solo quello che riscuote una certa “audience” e per ritenere inutili quelle cose umili, che non suscitano ammirazione, curiosità, approvazione. Sappiamo, però, come in realtà questo ci renda insicuri, perennemente alla ricerca di conferme, come una prova continua, perché se non hai successo non conti, nessuno ti guarda, non hai considerazione o pensi di non averla. Purtroppo capita spesso che per davvero non ce l’hai più perché gli altri cercano solo ciò che si vede e finiscono per volerti bene solo per quello, non per ciò che sei. Ecco perché Gesù dice che se fai le cose per farti vedere perdi la ricompensa, alla fine non trovi gusto, perdi la gioia, sarai sempre a controllare i giudizi favorevoli, con quello che comporta in termini di ipocrisia, di compromesso, di insicurezza. La ricompensa del cielo è quella che resta, perché si possiede solo ciò che è donato gratuitamente, e ha valore quello che riceviamo non per interesse o obbligo, ma solo per amore. Solo l’amore resta.

Solo l’amore è essenziale e per questo vogliamo perdere quello che ingombra, appesantisce, rende inutilmente complicati, supponenti, avari, aggressivi, scontenti. Se fai l’elemosina, ma senza amore, senza guardare negli occhi, senza donare un po’ di cuore, non ti porta nulla perché lo fai per te e non per chi ha bisogno, ti stancherai subito di farla, penserai ai confronti o alla ricevuta. La ricompensa del regalo è il regalo stesso, la sola gioia di farlo e di sapere che aiuti. Se preghi, ma senza rivolgerti al Padre che è Dio e farti trovare da Lui senza diaframmi, se lo fai per farti vedere dagli altri, troverai solo te stesso. E nemmeno gli altri! E se digiuni senza capire che ti serve, che lo fai per te e non per la considerazione, che ti serve e non devi imbrogliare nessuno, resterai quello che sei. Al Signore interessa il cuore e la Quaresima è un periodo in cui trovare il cuore, liberarlo da quello che gli fa male. L’apostolo Paolo è molto chiaro: io posso dare tutto in elemosina ma se non hai la carità, cioè l’amore, non serve a nulla.

Ecco quello che possiamo trovare nella Quaresima: l’amore, sentire l’amore di Dio e imparare ad amare il prossimo. Cambio, perché ancora so volere poco bene, lo faccio con misure minime, in modo mediocre, alterno, limitato. La Quaresima serve a curare l’anima che è quello che non si vede, e che ci farà trovare l’amore che poi vedo ovunque e che gli altri troveranno in me. Solo l’amore rivela la bellezza della vita, sempre, anche dove, secondo il mondo, non c’è nulla di importante. Perché l’amore rende tutto straordinariamente importante, unico, personale. C’è bisogno di pace, di artigiani, persone di pace che si contrappongono al male con l’amore, che si commuovono di fronte a tanto dolore.

In Quaresima curiamo la nostra relazione con Dio mediante la preghiera, con il prossimo con l’elemosina, con noi stessi con il digiuno. Cambiamo se ci pensiamo per Dio, per il prossimo, per noi stessi. La preghiera richiede tempo e cuore, per ascoltare la sua Parola che ci fa sentire amati anche se peccatori, come siamo. In questo tempo leggiamo le letture del giorno, prendiamo in mano il Vangelo, cerchiamo un luogo che ci aiuti a stare da soli, a scendere nel segreto del cuore perché impariamo a riconoscere il Signore, a sentirne la mancanza e a curare la relazione.  Partecipiamo a scuole di preghiera, gruppi di preghiera, perché la meditazione ci aiuta nella dimensione spirituale che è la fonte di tutto. Così “impariamo” Dio, diveniamo certi di Lui anche quando non lo riconosciamo. “Questo intimo essere con Dio e quindi l’esperienza della presenza di Dio è ciò che sempre di nuovo ci fa, per così dire, sperimentare la grandezza del cristianesimo e ci aiuta poi anche ad attraversare tutte le piccolezze, tra le quali, certamente, esso deve poi essere vissuto e – giorno per giorno, soffrendo ed amando, nella gioia e nella tristezza – essere realizzato”, diceva Papa Benedetto XVI. Diamo in elemosina, cioè regaliamo amore, tempo, visite, attenzioni, cortesia, saluto.

Regalare è del tutto gratuito, senza piccole convenienze, perché la vera convenienza è perdere, liberi da qualsiasi convenienza che non sia quella del prossimo.  Pratichiamo il digiuno per ritrovare chi siamo per davvero, senza le tante dipendenze che ci comandano e ci condizionano, come le abitudini al giudizio senza amare e quindi capire, al prendersi troppo sul serio, alle parole dure, aggressive verso gli altri, polarizzate. Digiuniamo dai gesti istintivi, dalla ricerca di considerazione che possiede il prossimo, dal tempo perduto all’amore non dato, dal dire “io, io”, e imparare a parlare di noi. Scrive Papa Francesco nel suo messaggio: “Preghiera, elemosina e digiuno non sono tre esercizi indipendenti, ma un unico movimento di apertura, di svuotamento: fuori gli idoli che ci appesantiscono, via gli attaccamenti che ci imprigionano. Alla presenza di Dio diventiamo sorelle e fratelli, sentiamo gli altri con intensità nuova: invece di minacce e di nemici troviamo compagne e compagni di viaggio. È questo il sogno di Dio, la terra promessa verso cui tendiamo, quando usciamo dalla schiavitù”. Aiutiamoci a cambiare. Grazie, Signore, perché possiamo sempre cambiare e hai sempre speranza che possiamo trovare noi stessi trovando te e il prossimo, sempre per amore e con amore.

Cattedrale di San Pietro, Bologna
14/02/2024
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