Omelia nella Solennità dell’Immacolata Concezione

La festa di oggi ci apre alla speranza. Maria, infatti, è la donna dell’avvento, che crede in quello che ancora non c’è ed ha il coraggio della speranza. Non c’è Natale, non succede niente se non smettiamo di aspettare, di restare a guardare senza iniziare mai, vedendo come va a finire ma senza dire di sì. Maria si affida quando ancora tutto sembra impossibile, difficile. E’ beata perché crede che si adempia la parola che ha ascoltato, non perché ha visto. La speranza ha una forza che non si arrende alle prime difficoltà, è lotta, vita che inizia dentro di sé anche se non la vedo e non conosco affatto come sarà. E’ piena di grazia e ha trovato grazia presso Dio. Sente l’amore che le viene annunciato più vero delle sue paure, delle sue interpretazioni, dei suoi limiti che conosce perché davvero umile. E’ la prima figlia adottiva e ricostruisce l’alleanza tra Dio e l’uomo che il male continua a spezzare. Maria è piena di quella grazia espressione gratuita di amore di Dio che, come esclama l’Apostolo, ci ha scelti prima della creazione del mondo “per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo”. Dio ci vuole suoi e ci adotta con un amore definitivamente più forte del peccato.
Spesso quando vediamo i frutti del male, antico e sempre nuovo, ci viene a mancare la speranza. Il male confonde, “turba”, fa pensare che in fondo tutto sia inutile, paralizza con la persuasiva rassegnazione che ci fa credere di stare bene senza fare niente anzi, convincendoci che non si può fare niente. Il male spegne l’entusiasmo e senza entusiasmo la speranza è ridotta a realismo, convenienza, calcolo. Il male accentua le delusioni, inevitabili, tanto da renderci vittimisti e fragili, come se queste giustificassero la resa, invece di invitarci alla resistenza. E’ il male che ci fa sciupare le tante opportunità, rendendoci incapaci di lavorare con gli altri, generando contrapposizioni o gonfiandoci con protagonismi che rendono complicato quello che potrebbe essere semplice, difficile quello che abbiamo tra le mani. E’ il male che ci fa cercare subito la pagliuzza nel fratello, facendoci credere intelligenti, addirittura avveduti, giudicando tutto e tutti (quasi mai noi stessi!) e finendo per vedere solo lo sporco, tanto che il peccato è la verità degli altri. Una delle preghiere che la Liturgia ci fa recitare nella prima settimana dell’avvento, implora: “La venuta del Cristo tuo Figlio ci liberi dal male antico che è in noi e ci conforti con la tua presenza”. L’avvento è l’attesa, disperata per chi ne è vittima, di essere liberi dal male, che è sempre insostenibile, insopportabile, come le sofferenze alle quali non potremo mai abituarci e che la speranza non può accettare come ineluttabili.
“Ti saluto piena di grazia!”. Maria si lascia riempire tutta da quest’amore di Dio che sceglie l’umiltà umana perché finalmente sia piena solo del suo amore. Non si schernisce, non resta prigioniera della rassegnazione, triste o comoda che sia. Questa grazia è la stessa con cui Gesù chiama i peccatori, perché Dio non è venuto a giudicare il mondo ma salvarlo. Maria c’incoraggia a cercare anche noi di “essere senza macchia e irreprensibili” perché pieni di Gesù. Possiamo essere liberi dalla malizia, che cerca sempre un segreto nascosto, che attribuisce intenzioni malvagie, che pensiamo spieghi tutto ed invece rovina ogni incontro! Possiamo essere liberi dal calcolo, per cui tutto ha un prezzo, diamo solo quello che serve per avere, soffochiamo la generosità come se significasse perdere e ci esercitiamo poco a volere bene gratuitamente. Possiamo vivere come puri di cuore. Gli occhi buoni dei puri di cuore permettono di vedere già adesso Dio in tutto e tutti.
Maria, donna dell’avvento, vive questa beatitudine. Nasce qualcosa di nuovo! Nulla è impossibile a Dio. “Com’è possibile?”, domanda il vecchio Nicodemo, segnato dal senso amaro ma vero del proprio peccato e limite, da un cuore impuro. Gesù ci aiuta a credere che lo Spirito soffia dove vuole ed è possibile anche per un uomo vecchio rinascere dall’alto. Possiamo anche noi avere un cuore puro, perché perdonato ed amato. Certo: la storia degli uomini non è immacolata, la mia storia non è immacolata. Puri lo diventiamo per grazia e non per legge, quando ascoltiamo e mettiamo in pratica come Maria l’angelo del Vangelo. Al termine della proclamazione del Vangelo il celebrante diceva sottovoce: “Per evangélica dicta deleántur nostra delícta”, per l’annuncio del Vangelo siano perdonati i nostri peccati. Puro è chi si abbandona all’amore di Gesù e si lascia volere bene da Lui, perché la purezza del Vangelo è diversa da quella dei farisei, è la festa dei peccatori perdonati impossibile per la legge ma non per la grazia. E’ un mistero di amore che contempliamo pieno in Maria, preservata dal male, che si affida e crede nell’adempimento della sua parola.
“Eccomi, avvenga a di me quello che hai detto”. Maria non risponde mandando un altro; non si lamenta sentendosi vittima; non scappa rifugiandosi nelle cose che ha; non cerca rassicurazioni; non aspetta; non contratta ruoli e immagini. La sua umiltà la porta ad affidarsi a Dio, compiendo qualcosa di incredibile e grande, non ad essere mediocremente se stessa. Il Dio del cielo che nasce da lei! Solo facendo così capiamo la grandezza dell’amore di Dio.
Il Signore ci insegni ad accogliere con fiducia il suo avvento nella nostra vita, a dire” eccomi”. Maria, Immacolata, piena di grazia, tutta santa, ci aiuti ad affidarci all’amore di Dio che può generare in un uomo vecchio un cuore perdonato, santo ed immacolato.

08/12/2016
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