Giornata per la vita

Celebriamo la giornata per la vita. È una giornata, ma perché ogni giorno sia pieno di vita. Per questo riceviamo la luce, che rischiara nelle tenebre, che accende di speranza, fa scoprire l’importanza del prossimo e il sale, che vuole dare sapore, gusto a tutta la vita. Dio è sempre per la vita, contro la morte, perché questa spegne, rende inutile e senza sapore la vita, tanto che la buttiamo.

Il tema proposto quest’anno è contro la cultura della morte, perché il male, autore della morte, produce un modo di pensare, di giudicare, di vedere il mondo, una cultura, insomma, che intossica i cuori e riempie di paure. La morte non è mai una soluzione. Non diciamo questo con distacco, senza capire la vita vera e i sentimenti delle persone. La Chiesa è sempre una madre, che dona la vita e desidera, come ogni madre, una vita bella per i propri figli. E lo sono tutti. Fratelli tutti nostri. La madre ha una comprensione in più della vita dei suoi figli e sente in maniera profonda la loro sofferenza. In questi lunghi e dolorosi mesi della pandemia abbiamo visto la forza e l’insidia del male, che stordisce, rende irrazionali, colpisce le nostre fragilità.

Stiamo vivendo ora la pandemia della guerra, dove la cultura della morte rivela i suoi frutti terribili e devastanti, tanto che sembra impossibile fare qualcosa. La Chiesa non potrà mai abituarsi alla guerra, epifania del male, e combatterà il virus della guerra, quello che la prepara e la cui incubazione si insinua nelle nostre complicità ed è ”più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”. Quante complicità nel farlo crescere! Come per il Covid tutti possiamo e dobbiamo, con consapevolezza e responsabilità, capire che siamo sulla stessa barca e dobbiamo prenderci cura di questo mondo con la nostra vita. Oppure, al contrario, si pensa solo a salvare se stessi, credendo che non succeda niente se coltiviamo la violenza o non facciamo niente per vincerla.

Chiediamoci: come posso io migliorare il mondo intorno a me, liberarlo dal male? Non si tratta solo di ripetere lontani principi etici, ma di stili di vita, di scelte che la rivestano della vera difesa che è l’amore. La morte può solo togliere la vita, non può darla. Solo l’amore la genera, la protegge e l’amore di Dio la rende eterna. Dare la morte è sconfitta della vita, dall’aborto all’eutanasia o al “suicidio assistito”, dal femminicidio di chi pensa che amare sia possedere alle guerre, che non si risolvono certo con la logica delle armi che geometricamente provoca altro riarmo.

Non ci basta condannare la morte e i suoi inganni, ma dobbiamo vivere una vita bella, “schiudendo il mistero dell’origine e della fine” che è quello affascinante contenuto in ogni persona, sempre, e che si schiude solo amandolo, cioè accompagnandolo, proteggendolo dalla sofferenza, non facendo mai mancare la fraternità, la vicinanza.

Non dobbiamo, ad esempio, diffondere le cure palliative mentre si investe così tanto nella cultura della morte? Abbiamo bisogno di vita, capiamo che la vita chiede vita, non solo la mia, ma quella del prossimo, della casa comune, di ogni persona, perché tutte hanno diritto a vivere. Superiamo le indebite polarizzazioni ideologiche per capire come “l’esistenza di ciascuno resta unica e inestimabile in ogni sua fase”.

Superiamo la banalizzazione della vita, la sua caricatura pornografica che la riduce a prestazione, tanto che causa vergogna e fastidio per la fragilità, e che fa cercare una sicurezza impossibile da raggiungere. I cuori e le menti si riempiono di un immaginario di confronti, classifiche, esaltazioni e depressioni, allettamento o seduzioni che deformano la vita vera e illudono di poterla decidere da soli, cancellandone il limite e, quindi, dilatando le aspettative, aumentando il consumo di esperienze e cose.

Se pensiamo che possiamo fare di noi quello che vogliamo, il nostro stesso corpo diventa una cosa secondaria dal punto di vista umano. Ecco, i cristiani possono vivere una vita, debole com’è, più bella perché amata, mostrando come l’amore per Dio e l’amore per l’uomo sono indissolubilmente uniti.

Aiutiamo concretamente questa nostra madre che genera la vita e la custodisce, la protegge da ogni dolore e sofferenza, la accompagna con tenerezza e cura. E lo fa per ognuno, senza distinzioni, perché è sempre e per tutti importante. Siamo chiamati a collaborare con tutti, a spezzare il circolo della violenza, a smontare le trame dell’odio. La pace, senza la quale non c’è vita, inizia combattendo ogni complicità a cominciare dall’odio e dalla violenza, fosse anche solo verbale.

La pace richiede di contrastare la disillusione, la diffidenza, l’idea silenziosa che tanto non cambia nulla e nulla vale la pena, che c’è sempre un motivo per non amare quella persona che incontro, mentre dobbiamo trovare ogni buon motivo umano per cui valga la pena donare qualcosa di noi. Ogni piccolo amore regalato al prossimo, infatti, aiuta la pace, la difesa della vita. E ciò inizia quando vediamo nell’altro, chiunque egli sia e di tutte le età e condizioni, la mia stessa immagine, quella di Dio e quindi anche quella del mio fratello e della mia sorella che incontro qui e incontrerò in cielo.

Ce lo spiega concretamente il profeta Isaia. Se dividi il pane con l’affamato – e condividere il mangiare rende una famiglia straniera una famiglia di casa, uno sconosciuto un amico –  se introduci in casa i miseri, senza tetto, se vesti uno che vedi nudo, come i tanti spogliati dalla solitudine, allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto.

Ecco il segreto di Dio che ci aiuta a vivere bene, così diverso dall’insegnamento stolto dei tanti predicatori dell’individualismo, del “prima io”, tanto che poi resto solo, perché prima vi è il noi e solo così troviamo l’io. La mia ferita si rimargina se curo quella del prossimo, così la nostra luce sorgerà come l’aurora.

Capiamo, cioè, che il nostro giorno, anche quando la stagioni della nostra vita si fanno più autunnali, sorge come un’aurora di un giorno sempre nuovo, perché l’amore anticipa quello senza tramonto. Spesso prendiamo tante medicine e spendiamo tante energie e soldi per rimarginare le nostre ferite.

Quando aiutiamo, come possiamo, la sofferenza di chi incontriamo, noi stiamo meglio. Se amiamo comunque e sempre, quante ferite nascoste trovano guarigione, e noi senso, significato, passione. Non perdiamo il sapore perché non lo spendiamo pieni di paure! La cultura della vita ha bisogno di amore, altrimenti vince quella della morte! Ognuno di noi ha la luce della vita accesa. Non è mai senza significato, anche il lucignolo fumigante!

Signore, Dio della vita, donaci luce per riconoscere ogni persona, sale per diffondere il sapore dell’amore, parola per entrare in relazione, occhi per trasmettere amore, forza per custodire dalle insidie del male. Vincendo così la cultura della morte con quella umana e possibile della vita, quella che viene dal tuo Vangelo perché Tu Gesù sei via, verità e vita.

Bologna, Basilica di San Luca
04/02/2023
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