ordinazione diaconi permanenti

Bologna, Cattedrale

Il diaconato nel linguaggio ecclesiastico è definito un ordine “sacro”. Che cosa significa e che cosa comporta questa qualifica?
Questa qualifica significa che chi riceve l’ordine del diaconato, mediante l’imposizione delle mani del vescovo, varca la soglia del santuario dell’Emmanuele, il Dio che si fa presente e operoso in mezzo al suo popolo; e dunque si addentra in un mistero grande ed emozionante: il mistero della prossimità, anzi dell’immanenza soprannaturale e salvifica del Signore.
Questa qualifica comporta altresì che da tale incontro con la Divinità, l’uomo sia segnato per sempre e diventi collaboratore speciale e permanente di colui che è il “Santo”; e collaboratore proprio nell’opera di riscatto, di elevazione, di santificazione degli uomini.

Quando la creatura fa un’esperienza ravvicinata del Divino si sbigottisce e, se non è del tutto superficiale e insensibile, è prese fortemente dal senso della sua indegnità e quasi della sua contaminazione.
È ciò che ha provato Isaia, quando si è trovato di fronte al Re dell’universo, a colui che tutto domina con la sua potenza e la sua infinità: “I lembi del suo manto riempivano il tempio” e “della sua gloria è colma tutta la terra” (cf Is 6,1.3).
La voce dell’uomo sorpreso da un tale spettacolo non può che essere un gemito e un grido di smarrimento: “Ohimè! Io sono perduto, perchÈ un uomo dalle labbra impure io sono!” (cf Is 6,5).

È ciò che ha provato anche l’apostolo Pietro che, davanti al prodigio di una pesca sovrabbondante contro tutte le più ragionevoli previsioni, si dimentica perfino di trovarsi nello spazio angusto di una barca ed esclama: “Signore, allontànati da me che sono un peccatore” (Lc 5,8).
Anche voi, carissimi candidati al diaconato, percepite la trascendente grandezza di questo momento; e il vostro animo, che pure è ormai ben temprato dalle varie vicende della vita, certamente non è immune da un certo sgomento e da una certa preoccupazione.
È giusto che sia così; e io anzi mi auguro che conserviate un po’ di timore e di apprensione di fronte al mistero di Dio, anche quando sarete lungamente assuefatti agli atti del ministero diaconale.
Ma nessuna vera paura vi deve oggi turbare. Il dono sacramentale, che oggi vi viene conferito, è per se stesso più efficace nel purificarvi che non il carbone ardente del serafino che ha mondato le labbra del profeta; e, superando la vostra naturale povertà, vi commisura alla sublimità del vostro compito.

E poi non siete soli. Non soltanto le vostre famiglie e le vostre comunità, ma tutta la nostra Chiesa oggi vi sorregge con il suo affetto, vi rasserena e vi incoraggia con la sua gioia, vi accompagna con la sua preghiera.
Il mistero cui oggi vi donate è un mistero di luce; e voi ministri di luce dovrete farvi con l’annuncio del Vangelo, con l’insegnamento ai fedeli della dottrina di Cristo, con il consiglio fraterno e autorevole a quanti sono ancora alla ricerca della verità.
Il mistero cui oggi vi donate è un mistero di vita divina; e voi vi porrete completamente al servizio della vita divina che si comunica agli uomini, mediante gli atti liturgici che vi competono, soprattutto nutrendo i fratelli del Corpo e del Sangue del Signore.

Il mistero cui oggi vi donate è un mistero d’amore; e voi siete mandati a richiamare, a tener desta, a esercitare la legge evangelica della carità, in mezzo al popolo di Dio e in mezzo all’umanità confusa e dolente che incontrerete.
Sono doveri e mansioni che solleciteranno ogni giorno la vostra generosità e il vostro spirito di sacrificio, perchÈ vi si riconosca davvero come “diaconi”, cioè come discepoli premurosi e come immagini autentiche e vive di Cristo, che è venuto non per essere servito ma per servire.
Vi dirò, prendendo a prestito le parole di San Paolo: per grazia di Dio, carissimi, siete quello che siete; e la sua grazia in noi non è stata vana (cf 1 Cor 15,10).

Il Signore Gesù, di cui vorrete essere i testimoni privilegiati e i ministri, è risorto e vi sarà sempre vicino. PurchÈ con la vostra azione diaconale – oltre che con l’intero comportamento nella famiglia, sul lavoro, entro la comunità cristiana – voi predichiate la sua morte redentrice, annunciate la sua risurrezione rinnovatrice di tutto, attendiate con fiducia il suo ritorno.
Se quando verrà il Signore vi troverà svegli e attivi nel ministero, in verità vi dico (è la sua stessa stupefacente promessa): nel Regno dei cieli vi farà mettere a tavola e passerà lui a servirvi. (cf Lc 12,37).

08/02/1998
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