Ordinazione diaconi permanenti

Il Vangelo non può proprio essere ridotto a pasticceria spirituale per un uomo individualista che cerca di stare bene senza amare e donare, che riduce l’amore a parola sdolcinata e priva di forza. “Amate i vostri nemici”. Come può chiederci qualcosa che appare talmente esigente, impossibile da vivere tanto che lo lasciamo un auspicio pure importante, un ideale da ammirare in spirito da eletti e coraggiosi testimoni ma considerati fuori del mondo e poco umani? Gesù non chiede mai qualcosa che gli uomini non possono vivere e il Vangelo non è un inasprimento di prescrizioni per selezionare gli eletti e condannare con maggiore precisione i peccatori. E’ esattamente il contrario: i piccoli comprendono quello che resta invece nascosto agli intelligenti e ai sapienti. Gesù dice “Amate” ma non solo quelli che vi amano, tutti, anche i nemici. Non abbiamo nemici, ma solo un nemico, il male e distinguiamo sempre l’errore dall’errante. Bisogna farci amare per amare ed occorre tanto sentire la forza dell’amore di Dio per la nostra vita. Dobbiamo esercitare l’amore per non essere irretiti dalla logica del male: guardiamo con benignità per non osservare la pagliuzza; liberiamoci dalla trave nel nostro occhio per riconoscere il fratello; vinciamo la paura e l’indifferenza per trovare il prossimo; non giudichiamo perché il giudizio produce tanta inimicizia e diventa condanna; valutiamo gli altri superiori a noi per non cercare solo quello che ci divide e non riconoscere più quello che ci unisce; facciamo agli altri quello che vogliamo sia fatto a noi perché il nostro io diventi davvero grande e troviamo noi stessi, che cosa ci stiamo a fare in questo mondo; non arrendiamoci alle prime difficoltà o alle inevitabili delusioni! Gesù ama e ama per primo perché anche noi amiamo e non aspettiamo prove o sicurezze ma lo facciamo per primi, senza reciprocità. Per farlo abbiamo bisogno del Vangelo, del suo amore. Sì, perché Gesù per primo ci ama fino alla fine, (l’amore vero conosce limiti e misure?), ci cambia con un amore incondizionato e ci aiuta a rendere dolce quello che appare o è amaro. Se capiamo quanto siamo amati da Dio sappiamo vedere il nostro prossimo. Quando l’altro è ancora un nemico che ci vede con inimicizia, noi no, vediamo nel lupo il nostro fratello lupo. Il nemico non ti riconosce, noi sì, perché amiamo. L’amore, che significa tanti sentimenti, tutt’altro che sdolcinati o ingenui, cambia il lupo, lo fa rientrare in sé, lo libera dal male che lo possedeva. Solo così spezziamo l’inquietante catena di inimicizia e solo l’amore può farlo. Gesù ci rende consapevoli della forza dell’amore che è in noi, ce la regala e ci rende consapevoli della vera forza dell’uomo, quella che rivela l’immagine di Dio, nascosta in noi. Chi ascolta Gesù e ama la vita – perché di lotta per la vita si tratta – comprende che non è l’orgoglio il modo di amare se stessi ma solo l’amore per gli altri ci fa amare il nostro io. Spesso abbiamo paura di essere giudicati deboli o siamo condizionati dalla diffidenza che altri possano approfittare o dalla fretta di vedere subito i risultati. L’amore è paziente e perseverante, perché è un seme che produce sempre frutti! Solo che bisogna seminarlo perché cresca! Senza amore finiamo comunque per diventare cattivi, perché l’inimicizia cresce con l’indifferenza, con il non fare niente. O si ama o si finisce complici del male. Noi pensiamo: l’amore vero è per l’altro mondo, perché in questo l’inimicizia è necessaria per difenderci, per non essere sconfitti. In realtà l’inimicizia è sempre contro di noi perché con la misura con cui giudichiamo siamo e saremo giudicati. Se trattiamo male, saremo trattati male! E poi è facile pensare di essere sempre noi le vittime del nemico, mai noi stessi la causa di inimicizia per gli altri, visti come nemici! “L’odio uccide sempre, l’amore non muore mai!”. L’amore dei cristiani non è mai stare bene solo noi; realizzarsi, credere di trovare un equilibrato benessere senza il rischio dell’amore. Questo Vangelo è una dichiarazione di amore che ci fa vedere noi stessi e il mondo in maniera nuova. Lo facciamo per Lui, perché ce lo chiede Lui, che ci insegna ad essere davvero uomini, non super-uomini o uomini a metà! Amare i nostri nemici è la vera rivoluzione in un mondo che si adatta al male, che finisce per non riconoscerlo, che ne è condizionato e pensa di usarlo come quando rispondiamo al male con il male o per amore della nostra presunta verità seminiamo divisione e inimicizia. Amare i nemici significa anche che tutti –  tutti! – hanno bisogno e sono degni del nostro amore. Il Vangelo, infatti, non chiede solo di non odiare, di controllare le reazioni, ma di amare. Non è offrire un’elemosina, per sentirsi a posto con poco. Diceva Follereau: “Bisogna avere amato molto per capire che non si è amato abbastanza!”. E Gesù ci chiama e ci rende suoi, santi, perché nel nostro servizio siamo specchio del suo amore. Questo è avvenuto per noi tutti e oggi si rivela per Massimo e Enrico. La loro chiamata, insieme alle loro famiglie e alla famiglia che sono le loro comunità, si è rivelata attraverso tanti testimoni, delle vere e proprie ” lanterne”, che li hanno amati e hanno mostrato loro con la vita la via della fede e del servizio. Oggi li accompagniamo perché siano consacrati nel ministero del diaconato. “Volete esercitare il ministero del diaconato con umiltà e carità in aiuto dell’ordine sacerdotale, a servizio del popolo cristiano?.  Sì, lo voglio”. E’ la loro libera volontà ed è accogliere la volontà di Dio. Questa è la santità: essere pieni dell’amore di Gesù che ci vuole santi, cioè “discernere la propria strada e fare emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui”. La loro gioia di oggi è che arrivano ad essere quello che il Padre ha pensato quando li ha creati e sono fedeli al loro stesso essere. Caro Massimo, che una fonte bene informata definisce deciso, che non ama le mezze misure, con cuore grande e caro Enrico, che altre fonti sempre autorevoli descrivono una roccia, timido e saggio, uomo di condivisione e contemplazione, vi chiedo: amate il Vangelo, leggetelo e predicatelo, perché vi farà sentire l’amore di Dio per la vostra vita e vi porterà ad amare tutti, ad iniziare dai poveri. Non c’è un amore senza l’altro. «Senza poveri non sapreste con quale spirito aprire le Scritture; senza Parola non capireste perché e per chi servire i poveri». Loro sono la nostra e la vostra ricchezza, come disse il diacono Lorenzo. Siate servi di questo amore gratuito, senza cercare ricompense e per questo liberi da presunzioni e orgogliose delusioni. Siate miti, disponibili all’imprevisto, pronti per il fratello, amanti e artefici fermissimi della comunione di questa nostra Chiesa che ci è affidata e che dobbiamo difendere dal nostro peccato e dalla tentazione diabolica di chi per la sua verità o convenienza la umilia e la indebolisce. Siate servi e figli di questa comunione che è il corpo di Cristo. Apparecchiate sempre generosamente e con tanta affabilità e cura la mensa dell’altare e preparate con uguale attenzione l’altro altare che sono i poveri. E’ sempre lo stesso servizio, tunicella e grembiule. Vi raccomando gli anziani, nostri padri, che non siano mai umiliati e siano “incartati” dal vostro amore e da quello che saprete suscitare negli altri. Per amore non esitate a sacrificarvi. Fate sentire tutti accolti, a casa, parte della comunità dove non è grande chi comanda, ma chi serve. “Servite senza tornaconto e senza paura di accarezzare la carne dei poveri”. Siate liberi dall’idolatria dell’avere che tanta inimicizia genera e giustifica, perché nell’amore possediamo fin da adesso tutto. Siate riflesso gioioso dell’amore gratuito di Dio per tutti, specie per quei fratelli che non ci riconoscono. Rendeteli fratelli perché questo sono e saremo. Davvero con il salmista anche noi, insieme a voi esclamiamo: “Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie; salva dalla fossa la tua vita, ti corona di grazia e di misericordia”.

24/02/2019
condividi su