Ordinazioni presbiterali

Ci sono scelte, parole e gesti che sono possibili solo per amore. La giustizia addirittura le sconsiglia, tracciando limiti definiti per impedirle. Non è problema di sacrifici, anche generosi, come quelli che Pietro indica dichiarandosi disponibile a una misura di perdono abbondante, ben sette volte, se qualcuno commette colpe contro di lui. Pietro sopporta la colpa subita, è buono, ma ovviamente fino ad un certo punto. E’ vittima, ha ragione lui e quindi ha il diritto di non perdonare. Anzi, la giustizia sembra imporre di dover farlo per non apparire debole, troppo cedevole, incapace. Gesù non chiede una misura esigente di sacrificio, ci libera da questa, così difficile. Gesù vuole misericordia: non sopportazione ma amore, un amore senza misura perché l’amore le supera tutte. Gesù libera Pietro e tutti noi dai sacrifici, con tutti i diritti e le presunzioni che questi portano, e ci coinvolge, invece, nella sua scelta di amore. E’ come quello che accadde a quell’uomo ricco che, cercando di capire cosa fosse necessario per raggiungere la vita eterna, era disposto a qualche sacrificio ma si sentì proporre di vendere tutto quello che aveva, regalarlo ai poveri e seguire quel maestro. Egli rimase col volto scuro e se ne andò triste perché non aveva capito l’amore; il suo cuore era nelle ricchezze e la proposta di Gesù senza aprire il cuore era davvero impossibile. Misericordia voglio e non sacrificio.
Siamo tutti peccatori perdonati. Se non lo dimentichiamo, come il servo del Vangelo, saremo liberi di aiutare tanti e lo faremo “di cuore”, come ci chiede Gesù. E quanto è diverso fare le cose “di cuore” e non per sacrificio! La vera misericordia non nasce mai da una pienezza, ma da una povertà, dai nostri cinque pani, dal poco della nostra vita. Se non siamo misericordiosi perdiamo anche quella che abbiamo ricevuto, non sentiamo cioè l’amore che davvero incredibilmente è più grande del nostro peccato, delle nostre miserie.
Ecco, carissimi Andres, Emilio Giovanni, d’ora in poi Giovan Battista detto Giobba, Fabrizio e Francesco cosa vi indica oggi la Parola di Dio, lampada che guiderà sempre i vostri passi, anche nelle inevitabili ore di oscurità e di difficoltà nel discernimento e nel cammino. Siate ministri di misericordia, di questo amore così sovrabbondante che scioglie dai profondi e resistenti legami del male, che rigenera le persone, che non si arrende, che sa fare nascere un fiore anche nei deserti privi di vita. Vi chiederò di implorare insieme a noi la divina misericordia per il popolo a voi affidato motivo e vi esorterò a dedicarvi assiduamente alla preghiera, perché questa la genera e la fa crescere. Parlate anche voi con Gesù, in quella finestra che solo la vita interiore ci fa scoprire nel nostro cuore. Fatelo come Guareschi descrive don Camillo che parla con il Crocifisso e anche a voi Gesù vi consolerà, raccogliendo le vostre gioie e delusioni, le incertezze e anche presunzioni. Rispondendo all’orgogliosa tristezza e delusione di don Camillo che pensava che nessuno lo ascoltava, Gesù rispondeva: “Non è vero che nessuno ti ascolti! Le tue parole molti non le intendono, ma non importa: l’importante è che il seme della Parola di Dio si deponga nel loro cervello (io aggiungo non le nostre presunte capacità, ma il suo seme!). Un giorno improvvisamente ecco che riudrà risuonarsi all’orecchio quella parola e non sarà più una semplice parola, ma la soluzione di un problema angoscioso, un bagliore di luce nella tenebra, un sorso di acqua fresca nella sete. Parla senza stancarti don Camillo, metti nelle tue parole tutta la tua fede, tutta la tua disperata volontà di bene”. Siate anche voi seminatori larghi della parola con la vostra vita anzitutto e con l’annuncio, opportune et inopportune, del Vangelo.
L’amore è anche scelta. Oggi, sostenuti dalle vostre famiglie, di sangue, di origine e di adozione per il servizio – tutte fanno parte dei vostri affetti più cari e tutte le viviamo come la nostra famiglia – voi scegliete. Spesso ci spaventa qualcosa di definitivo perché ci sembra perdere altre opportunità. E così, ingannati da questo, le perdiamo davvero tutte, perché tutto è nostro se scegliamo l’amore! Il Vangelo ci regala quella perla preziosa per cui avete lasciato la vita di prima e lo avete fatto con gioia – lo so e lo sanno quanti vi sono vicini – e per questo oggi dite “lo voglio”, “con l’aiuto di Dio lo voglio” e vendete tutte le altre perle perché era questa quella che cercavate, la più belle di tutte. A che servirebbe conservare le altre ricchezze se perdiamo quel tesoro nascosto nel campo? Il sacrificio di vendere quello che abbiamo è nella gioia, non nell’obbligo e nella tristezza! Sì, siate sempre ministri gioiosi e pieni di misericordia. L’amore creatore e rigeneratore dello Spirito Santo, quel vento di Pentecoste di amore che trasforma e rende nuovo ciò che è vecchio, quell’alito di vita soffiato da Gesù, scende su di voi ed è il vostro Paraclito, sostegno e forza. Sappiamo come vi dovrete confrontare con il contrario della misericordia e della gioia. Non parlo delle delusioni di speranze mal poste, ma della difficoltà vera, perché l’amore ha un nemico che vuole spegnerlo, renderlo inutile, nasconderne i frutti. Ecco, ricordatevi sempre che lo Spirito è dentro di voi, che l’unzione santa è forza di amore e ci conferma in quella (EG 279) certezza interiore che “Dio può agire in qualsiasi circostanza, anche in mezzo ad apparenti fallimenti, senza pretendere di sapere come, né dove, né quando”. Abbiamo infatti “la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con amore. Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui”
 Oggi insieme capiamo che non dobbiamo avere paura dell’amore, ma della solitudine, non di perdere, ma di conservare, non di regalare, ma di calcolare, non di servire, ma di essere indifferenti, non della gratuità ma della impietosa legge dell’interesse, non della sensibilità, ma dell’indifferenza, non dei ponti ma dei muri, non della semplicità, ma della tortuosità dell’orgoglio e della paura. Ringraziamo perché capiamo tutti con evidenza e gioia la sua chiamata.
La vostra la accompagniamo con tanta riconoscenza e preghiera, la affidiamo a Colui che vi ha voluto qui. E vedere in voi e la gioia, condividerla, perché così è più abbondante per tutti, comprendiamo quanto ognuno di noi è una vocazione, che la capiamo solo aprendogli il cuore, non avendo paura dell’amore, non sciupandola conservandola per noi stessi.
Siate figli, fratelli e padri di questa madre, che se servite sarà sempre vostra, vicina e anche sempre tanto più grande di voi. Figli, perché il prete, come il cristiano, non è mai un orfano che può contare tristemente solo sulla propria considerazione o riconoscimento. Figli di una madre che vi amerà sempre, protetta dal drago che vuole distruggerla e che raccoglierà nel suo otre le lacrime dei poveri, che vuole coprire col suo mantello tanti che non hanno riparo.  Siate fratelli, custodendo questa fraternità che avete scoperto tra di voi e vivendola con quanti il Signore vi ha donato e vi donerà, sempre aperti a rendere dei sconosciuti i vostro prossimo. Siate uniti nella diversità, non così uniti da spegnere la diversità, non così diversi da soffocare l’unità. Si, è vero quello che avete scritto sul vostro graziosissimo invito dove siete uno e quattro, frutto dell’unico altare che è Cristo. “Egli nel suo immenso amore si è fatto ciò che noi siamo per fare di noi ciò che egli è”. Siate padri, capaci di aiutare gli altri, di prendersi carico, di sapere aspettare, di fare fiducia, di non perdere nessuno di quanti vi sono affidati.
Alla conclusione del Congresso Eucaristico che praticamente ha coinciso con il vostro diaconato e di cui tanto ringraziamo Dio, sentiamo come l’Eucarestia vi e ci accompagnerà, è e sarà sempre nutrimento e forza. Siate eucaristici, venerando il pane del suo Corpo, della sua Parola e dei poveri. Da questo altare, sul quale deporrete le offerte del popolo santo per il sacrificio eucaristico, rendetevi sempre conto di ciò che farete, imitate ciò che celebrerete, conformate la vostra vita al mistero della croce di Cristo Signore perché è Lui che vi ha chiamato.
Il Signore vi doni tanto cuore, la capacità di scoprire sempre il suo riflesso, la sua presenza, la sua azione nella vostra vita perché obbedienti alla sua volontà possiate servire con gioia la vigna di Dio, nella certezza che niente andrà perduto. Vi proteggano i nostri santi dal cielo. La Vergine di San Luca, Madre tenerissima, umile innalzata, vi aiuti a cantare con tutta la vostra vita il Magnificat a Dio e a compiere le sue grandi cose con la nostra povera umanità. Amen

16/09/2017
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