ordinazioni sacerdotali

Bologna, Cattedrale

Le opere di Dio sono di solito più grandi e meravigliose di quanto possa comprendere la nostra mente e di quanto possa sperare il nostro piccolo cuore. E’ il pensiero che si impone a tutti noi nell’ora di consolazione e di letizia elargita stasera alla nostra Chiesa, che dal regalo di nuovi presbiteri vede confermata la predilezione del suo Signore per lei e sente rinnovata la promessa della sua futura vitalità.

Per capire un poco questo dono del Padre è giusto che abbiamo a riflettere qualche istante sul mistero del sacerdozio ministeriale.

Unico sacerdote della Nuova Alleanza – noi lo sappiamo – è Gesù, colui che Dio “ha unto con la pienezza dello Spirito Santo e ha mandato a portare il lieto annunzio ai poveri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati” (cf Is 61,1).

Ebbene – cari giovani, che state aspettando con trepidazione e con gioia l’effusione del Paraclito – a voi oggi quest’unico ed eterno Sacerdote dice, con parole che devono restare scolpite nel vostro cuore: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi…Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,9.16).

Voi certo non vi sostituirete a Cristo che è sempre presente in mezzo al suo popolo né dovrete mai sovrapporvi a lui. Al contrario, ne sarete le immagini palpitanti e gli strumenti vivi, consapevoli, personali, perché egli possa continuare a svolgere sulla terra la sua insostituibile missione che salva, rinnova, santifica.

Egli evangelizzerà con la vostra voce; perdonerà i peccati e presiederà alla celebrazione eucaristica per mezzo delle vostre parole e dei vostri gesti; reggerà la famiglia dei credenti attraverso la vostra guida.

A questo altissimo compito darete la totale disponibilità del vostro tempo, senza inseguire progetti estranei e forvianti. Non mimetizzerete mai nel modo di vestire, nel comportamento, negli atteggiamenti troppo mondani la vostra indole di consacrati e di segnati per sempre. Non vi lascerete assimilare a poco a poco a tutti gli altri; sarà invece vostra primaria preoccupazione assimilarvi sempre più a colui che rimane il vostro modello supremo di vita sacerdotale.

Questa speciale connessione con Cristo, capo, pastore e sposo, giunge oggi a voi attraverso la chiamata del vescovo e l’imposizione delle sue mani. Tale rapporto non si esaurisce nell’atto dell’ordinazione: resta a garantire in modo permanente la legittimità e la fruttuosità del vostro ministero.

Perciò sarete sempre attenti all’insegnamento del vescovo (di cui vi farete eco fedele), docili alle sue direttive, aperti alla sua comunione esistenziale. La stessa vostra fraternità presbiterale – che vi sforzerete di alimentare anche attraverso una serena e fattiva amicizia – sarà tanto più autentica e positiva quanto più sarà fondata e caratterizzata dalla vicinanza spirituale di tutti i presbiteri a colui che, con la pienezza del sacramento dell’ordine, ha la massima responsabilità della vita diocesana.

“I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (cf Is 55,8), ci ha detto il Signore nella prima lettura. Sono parole illuminanti e preziose: ve le affido come viatico per la bella e difficile strada che da oggi inizierete a percorrere.

I progetti effettivi del Padre raramente coincidono con i nostri programmi e i nostri sogni. Abbiamo un Dio che di solito ci prende gusto a sorprenderci: le cose che ci arrivano non sono quasi mai come noi le abbiamo immaginate. E questo vale soprattutto per l’esistenza del prete; farete perciò bene a mettervi nelle mani del Pastore sommo senza troppi calcoli.

Può infatti diventare una tentazione insidiosa quella di aggrapparsi troppo alle proprie opzioni e ai propri gusti, invece di crescere nell’adesione a Cristo e nella resa incondizionata al suo disegno. Questa tentazione è superata e vinta, se nella meditazione quotidiana della divina verità a poco a poco identificherete la vostra mentalità con quella di Cristo e del Padre.

Un’ultima raccomandazione: siate fedeli ai tempi e ai modi dell’orazione.

Curiosamente la pagina evangelica che la Provvidenza ci ha proposto è la sola che citi ordinatamente tutte le ore della preghiera del giorno: Lodi (all’alba), Terza (verso le nove), Sesta (verso mezzogiorno), Nona (verso le tre), Vespro (verso le cinque).

A ognuna di queste ore il Signore viene con la sua grazia, viene nella Chiesa a cercare i suoi adoratori, viene con una chiamata particolare e decisiva, viene con un suo proprio dono.

Ogni volta che ci immergiamo in questa splendida preghiera ecclesiale, rinnoviamo l’incontro con il Padrone della vigna, rendiamo più certa e più chiara la nostra vocazione di figli di Dio e di arruolati nel ministero apostolico e cresciamo nella conformità al volere del Padre. Così, giorno dopo giorno, l’assiduità alla “Diurna laus” ci farà entrare sempre più nella divina intimità, e la nostra esistenza diventerà sempre più ricca di senso e più feconda.

18/09/1999
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