Pellegrinaggio diocesano al Santuario di S. Luca
in occasione della Giornata della vita    

1.    «Voi siete il sale della terra … voi siete

la luce del mondo». Carissimi fratelli e sorelle, queste parole del Signore “disturbano” profondamente

chi oggi si accontenta di vivere un’identità debole del proprio

essere cristiani. Disturbano ogni cristiano che ritiene necessaria per poter

dialogare con gli altri la rinuncia alla propria specifica diversità.

       Se il Signore dice che il discepolo è luce,

ciò significa che attorno a lui vi sono le tenebre; e «quale unione

[ci può essere] tra la luce e le tenebre», ci dice l’Apostolo

[2Cor 6,14]. Significa che fuori di Cristo  l’uomo cammina nell’errore.

       Se il Signore dice che il discepolo è sale,

ciò significa che la realtà in cui vive è corrotta e destinata

a perire, se non è vivificata dalla grazia di Cristo.

       Ma due particolarità soprattutto

colpiscono in queste parole del Signore.

       La prima è la portata universale

dell’identità cristiana. Non sale di una regione, ma della terra;

non luce di uno spazio circoscritto, ma del mondo. Nessuno e nulla è estraneo

al sale della parola di Cristo di cui il discepolo è testimone ed ogni

uomo deve essere illuminato dalla luce che è Cristo. Nessuna paura;

nessuna ritirata, nessun volontario rientro nelle catacombe è qui ammesso: «non

può restare nascosta una città posta sul monte».

       Ma la parola del Signore dice ancora

qualcosa di più serio. L’ipotesi di una rinuncia alla propria

identità non è giudicata da Lui in primo luogo in rapporto al

danno che ne verrebbe agli altri. è giudicata come una scelta stolta

in se stessa e per se stessa; «né si accende una lucerna per metterla

sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti

quelli che sono nella casa». La rinuncia alla propria identità è giudicata

una scelta che riduce all’insignificanza totale colui che la compie: «se

il sale perdesse il sapore … A null’altro serve che ad essere

gettato via e calpestato dagli uomini». Calpestato dagli uomini: terribile

previsione! Alla fine chi rinuncia alla sua identità alla ricerca di

un minino comune denominatore, è disprezzato anche da coloro con cui

ha cercato di dialogare in questo modo.

2.    Queste parole del Signore hanno un suono particolare

oggi, 27ma Giornata per la Vita; per noi saliti in pellegrinaggio da Colei

che ci ha generato l’autore della Vita.

       Il confronto, che non raramente assume

il carattere dello scontro, avviene oggi in primo luogo fra una cultura della

vita e una cultura della morte. Mai come oggi e su questo punto, il cristiano è chiamato

ad essere «il sale della terra» e «la luce del mondo».

In che modo lo potrà essere?

       Il cristiano non sarà luce né sale

se la sua coscienza morale non è illuminata circa il valore incommensurabile

e inviolabile di ogni vita umana. La vita umana è un limite invalicabile

anche da parte della sperimentazione scientifica; di fronte ad essa l’unico

atteggiamento giusto è la riverenza, la difesa e la promozione. Per

formarsi una tale coscienza morale è di somma importanza riscoprire

e riaffermare il nesso inscindibile tra vita, libertà e verità.

Sono beni indivisibili: dove e quando è violato l’uno, anche gli

altri o prima o poi finiscono per essere violati.

       Il cristiano non sarà  luce

né sale se la sua coscienza morale non è illuminata circa la

connessione fra matrimonio, amore coniugale e dono della vita. Il matrimonio

e il vero amore coniugale sono l’unico luogo degno di dare origine ad

una nuova persona umana. La persona a causa della sua dignità esige

di essere generata, non prodotta; esige di essere frutto della reciproca donazione

di amore degli sposi, non il risultato di un procedimento tecnico eseguito

in laboratorio. Si generano le persone; si producono le cose.

       Forse l’uomo oggi si trova a dover

compiere scelte che probabilmente decideranno del volto futuro della sua stessa

umanità; mai come oggi l’uomo vede drammaticamente affidata la

sua umanità alla propria libertà.

       Perché questo dramma della nostra

libertà non finisca nella tragedia di una negazione dell’uomo, è necessario

che la comunità cristiana e civile  si impegni in una grande opera

educativa. è illusorio ritenere di poter costruire una cultura della

vita se non si educano i giovani alla visione e al riconoscimento della vera

grandezza della sessualità umana. La banalizzazione della sessualità,

la sua riduzione a mero desiderio, la sua separazione dal dono definitivo di

sé sono tra le principali cause del disprezzo della vita nascente: solo

chi sa amare sa venerare ogni vita umana. In una parola, la luce si accende,

se si afferma il primato della persona, di ogni persona sulle cose.

       Siamo venuti nella casa di Maria. Voglio

terminare dicendo una parola speciale a voi donne.

Voi siete le custodi della verità dell’amore: di quel dono di

sé che istituisce il vero rapporto fra le persone. è per questo

che siete state volute da Dio creatore: perché sia possibile la comunione

interpersonale.

       L’esperienza della maternità vi

pone in un rapporto unico col mistero della vita. è sempre una donna

la prima ad accorgersi che nel mondo è arrivata una nuova persona umana:

a farle spazio dentro di sé; a farla crescere in sé rispettando

la sua alterità. Siete all’origine di ogni rapporto sociale: siatene

sorgente pura.

       Con voi tutte, noi ora volgiamo lo sguardo

a Colei che ci ha donato l’Autore della vita.

 

05/02/2005
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